ALICE IN CHAINS | Rotten apple

Primo dicembre 2011…. Per coloro i quali si aspettano che da oggi sarà tutto un pubblicare di Bianco Natale e Santa Claus Super Sledge faccio presenti due cose:

1) Con rigore teutonico io apro le danze natalizie sempre e dopo ancora il giorno dell’Immacolata (8 dicembre). Prima di quella data, gli addobbi prematuri che ornano i nostri centri commerciali vengono da me ostentatamente ignorati e intimamente deprecati;

2) Non potete aspettarvi che poche ore nel nuovo mese mi siano bastate per lasciarmi alle spalle novembre, il mese che da sempre per me (e per tutti immagino) è lo spazio temporale in cui si ricordano i defunti. Troppa sfiga? Io non la penso così: è positivo e necessario guardare avanti, avere nuovi stimoli, non farsi mettere all’angolo dai rimpianti ma trovo altrettanto bello e doveroso ritagliarsi dei momenti per ricordare coloro i quali non ci sono più ma che hanno contribuito anch’essi a modellare il nostro mondo e il nostro modo di essere.

Tutto il pistolotto di cui sopra per spiegare (o giustificare?) il presente frammento: Rotten apple degli Alice in chains. Continua a leggere

GIORGIA | Se telefonando

Sono stato più volte sul punto di pubblicare il frammento di questa canzone, prima che la sigla finale dello show Il più grande spettacolo dopo il weekend la riportasse alla luce.
Poco male, sono stato ‘battuto’ da Fiorello, mi poteva andar peggio (Carlo Conti).

Per me Se telefonando è sempre stata un mito e un mistero insieme, anzi proprio un vero esempio di frammento: infatti, pur considerandola uno dei momenti musicali italiani più affascinanti di sempre, solo l’inciso è fissato indelebilmente nella mia testa da anni e – sono sincero – a ogni ascolto ancora mi meraviglia e mi lascia i brividi, mentre la strofa, ascoltata anch’essa mille e mille volte,  non saprei cantarla, nè testo nè parole. Sarà perchè è cantato solo una sola volta all’inizio mentre il nucleo della canzone è il ritornello ripetuto, ma proprio non me la ricordo. Mai! (un bel problema il mio, converrete). Continua a leggere

So young + Sadie | Suede

Questo è il post che prova che la curiosità non è sempre una cosa cattiva (curiosity not always kills the cat).

Vi ricordate quando Alessandro ha postato We are the pigs? Quella canzone non mi ha detto un granchè, e tuttora la penso così.

Però sul post dei Suede c’è stato un interessante scambio di opinioni che mi ha spinto a domandarmi:  possibile che si sbaglino loro? Non è che a non voler approfondire mi perdo qualcosa? E così (curiosità positiva) mi sono messa ad ascoltare e leggere qua e là  di questo gruppo, e con quegli insperati colpi di fortuna che (Dio ti ringrazio) ogni tanto capitano mi sono imbattuta non in una bensì in DUE canzoni dei Suede che mi hanno stesa. A causa del tempo tiranno chissà se riuscirò ancora a  “ravanare” nel portagioie di questo gruppo per cercare un altro anellino che calzi il mio dito però già così mi sento “amata dagli dei”. Continua a leggere

SAVOY | Whalebone

In un post precedente sui Savoy (Rain | Isotope) avevo già minacciato che sarei ritornato a parlarne con un altro frammento.
Ecco quindi “Whalebone”, colonna sonora del film Hawaii Oslo, probabilmente il miglior esempio della teoria dei frammenti, inaugurata con questo blog… oddio, più che una teoria universale è un fatto personale (e perdonate se qui ripeterò cose già lette su ‘perchè frammenti’ ma è necessario per tutto ciò che viene dopo): è un minimo comune denominatore della quasi totalità dei brani che amo, seppure con modi e intensità diverse, e che mi porto appresso per anni; quella piccola porzione di note che producono una reazione ‘chimica’ che fa scattare l’innamoramento, e in virtù di questo, mi porta a considerare e/o rivalutare il resto del pezzo.

Whalebone la potrei ascoltare per ore perchè affascinante e struggente.
Aggiungo anzi che potrei ascoltarne per ore l’inciso, sopportandone per ore le strofe. Continua a leggere

In punta di piedi | Nathalie

Questa è una recensione ‘boomerang’ (però, Nathalie, ti voglio bene).

Lancio del boomerang
Capita a volte che alcune sensazioni siano così forti da imprimere nella mente anche altre informazioni connesse  (dove eravamo, cosa stavamo facendo, il momento esatto della ‘rivelazione).
Emozionante, delicata e appassionata, “In punta di piedi” mi si è da subito insinuata sottopelle, risvegliando il mio interesse su Nathalie e eliminando tutte le riserve che avevo su di lei.
E, sì, le emozioni forti ci segnano: ricordo esattamente dov’ero, cosa facevo e come mi sono sentito salire la pelle d’oca al primo ascolto.

Posso osare a dire…capolavoro? NO? Capolavoro!
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The outsiders | R.E.M.

Vi racconto come è nato questo post.

Venerdì, e forse ho già detto tutto. VENERDI’.  Va be’, mi spiego meglio:  non dirò che per me il venerdì è il giorno più brutto della settimana (quello di solito è il giovedì, roba che il lunedì in confronto è il “dì di festa”) però io, come tanti altri, il venerdì sono MOLTO stanca. Ecco, venerdì scorso ero MOLTO MOLTO stanca, stanca di quella stanchezza che non deriva da grandi sforzi fisici (questo per dire che capisco chi si fa veramente il “culo” e neanche mi sogno di aprire il confronto, mi arrendo in partenza), intendo quel tipo di spossatezza che ti fa sentire  persino la fatica “di mandare sangue al cuore” e invece devi restare dove sei e fare quello che devi. Ecco, io venerdì quando sono uscita dal lavoro e sono salita in macchina ero messa così. Mi ero dimenticata che la mattina avevo finalmente cambiato  il cd nel lettore della macchina dopo settimane di Adele. E così, quando ho avviato la macchina, è partita The outsiders dei  R.E.M.,  dall’album Around the sun. Continua a leggere

Heart in a cage | The Strokes

Che fatica stavolta scegliere una canzone… L’ultima selezionata da Alessandro si è rivelata essere la colonna sonora perfetta di questi ultimi giorni, ha invaso ogni spazio libero tra un neurone e l’altro e non accenna a smammare. L’unica cosa che sembra accettare e permettere è una continua associazione di idee destinate a trascinarmi in un vortice di tristezza pure laine 100%. Che poi gli Smiths,almeno, la notte scorsa hanno sognato che qualcuno li amava, io ho sognato che mi pioveva acqua dal tetto (ma che cazzo!).

Scopertami a canticchiare l’Adagio di Albinoni, con un poderoso colpo di reni (ma anche no) provo a forzare la mente in un’altra direzione, in un estremo tentativo di auto-dimostrazione che “volere è potere”  (che forse è anche vero, ma il volere non è quello che “bisognerebbe” volere ma quello che si vuole e basta…. ma questo è un altro discorso).

Dicevo del colpo di reni:  dopo aver letto i risultati dell’ultima ricerca di mercato commissionata alla ns. società di sondaggi, abbiamo individuato un segmento vacante tra gli aficionados del blog. Allora: la terza età è garantita dal fatto che una volta ho mostrato il blog a mia madre. L’infanzia e la pre-adolescenza risultano coperte dai figli dell’autrice. La fascia adulta è ben rappresentata dai due autori stessi, quindi dobbiamo puntare tutta l’artiglieria sui giovani, ed  ecco che calo l’asso: The Strokes! (spero che qualcuno non si aspettasse i Modà, perché anche alla ruffianaggine c’è un limite, perlomeno alla mia). Continua a leggere

THE SMITHS | Last Night I Dreamt that Somebody Loved Me

“Questa notte ho sognato che qualcuno mi amava. Ma è solo un altro falso allarme”
Già può bastare, vero?
Questi sono The Smiths. E se “Isotope” dei Savoy è il sindaco del paese dalle canzoni strazianti,   per “Last night…” è solo questione di tempo, certo lo diventerà alla fine del mandato.

Mi rendo conto: i brani che amo concorrono tutti per il premio di canzone più triste del sistema solare e, non essendo io propriamente uno che si ‘spassa’ la vita tra viaggi e cocktail – quindi senza bisogno di botte di normalità – comprendo il perchè della seconda domanda che spesso mi viene posta quando ascolto ‘le mie cose in casa’ (la prima è “potresti abbassare?” un trabocchetto che significa “dovresti spegnere” e non ammette che una sola risposta) che è questa:  perchè intristirsi per forza?
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The union of the snake | Duran Duran

Nostalgia canaglia? Non ci crederete ma … no, o meglio: non solo.

E’ vero, lo ammetto, anch’io sono stata una duraniana sfegatata, ma lo sono stata (attenuante: la giovane età) nel più diffuso e sciocco dei modi: ero INNAMORATA di Joh Taylor (l’unica in tutto il mondo davvero), e anche gli altri mi piacevano tanto. Le loro canzoni le ascoltavo, ma avrebbero potuto cantare anche Quel mazzolin di fiori e sarebbe stata la stessa cosa. Poi la cotta è passata (John, inspiegabilmente, non si è mai accorto di me) e loro sono finiti nel dimenticatoio.

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Lupin III “La fisarmonica” | Castellina Pasi

Esiste forse una sigla di cartoni animati più imprevedibile, coraggiosa e spregiudicata di questa?
Diciamolo tutti in coro: NO!

Tanto di cappello a chi allora decise di scegliere questa canzone, darla in pasto a un pubblico che mai avrebbe potuto apprezzarla, sfidando il fallimento e la derisione perpetua.

Si narra inoltre che l’opzione scartata fosse nientepopodimeno che un inedito dei “Cavalieri del Re” di Riccardo Zara, marchio di fabbrica ai tempi molto considerato (Bignami per chi non ha mai vissuto la giovinezza: fondatore del gruppo, è anche l’autore di leggendarie sigle di sapore spesso ‘medievale’,  Lady Oscar su tutte, …). La canzone di Zara non fu mai utilizzata neanche per le serie successive di Lupin III e restò nel cassetto per anni, ma ora – lieto  fine – gode di nuova vita su YouTube. Continua a leggere