RADIOHEAD | Nice Dream

Quante volte avrò citato i Radiohead in questi mesi? Una, due, tre, cinque ?
Naturalmente parlo di ‘milioni’ ed è facile che sia la cifra giusta – arrotondata per difetto – contando quanto li ho finora tirati in ballo per le similitudini con la canzone recensita, la voce di Thom Yorke, le mie passioni di ieri, la costruzione complessa dei loro brani e bla bla bla bla.

Tutto già detto in mille modi, nel tentativo di sembrare ogni volta unico e originale, ma soprattutto di mascherare la vera unicità – nel senso “solo uno e sempre quello” –  stava nel contenuto, questo: i Radiohead sono stati per molto tempo nel mio cuore;  una passione tanto forte quanto inattesa (ebbene sì, ero una groupie, e allora?), slegata dalla musica che ascoltavo quando mi avvicinai a loro per la prima volta.

Flashback: back to 1995
Prima volta che non è stata “Creep“, gigantesco hit che li ha rivelati negli States (il passaparola iniziò nelle radio dei college) prima ancora che in Inghilterra capissero la forza di questa band, ma un album intero comprato a scatola chiusa dopo aver letto un trafiletto sulle news di un mensile musicale che, ricordo ancora, diceva così: “i Radiohead con il nuovo album “The Bends” in uscita questo mese, sanno già di avere tra le mani un gran disco”. Potere delle parole, o di cupido e delle sue frecce di marketing.
Ebbene, non passò molto prima che avessi tra le mani il nuovo cd, convinto anch’io di avere in mano un gran disco, ancora incellofanato.

In questi mesi ho pensato spesso di scrivere qualcosa su Yorke e soci, perchè di frammenti di canzoni loro ne sono strapieno.

E perchè non l’ho fatto?

Tanto per citare la mia coinquilina di blog secondo la quale “è già stato detto e scritto tutto, e meglio di quanto possa fare io“, cosa avrei potuto aggiungere che fosse vagamente interessante sulle tante pietre miliari da loro regalateci negli anni?
Poco (in qualità), o più probabilmente “molto” (in quantità): avrei potuto raccontare che il cantante mi colpì perchè quasi identico a un mio amico, oggi discretamente noto come scrittore e sceneggiatore e trapiantato a Roma, anch’egli persona interessante e parecchio particolare (non usa il pigiama, ma il camicione da notte). E che anche se ci siamo immensamente persi di vista, sono convinto, da forte sostenitore che la lontananza non spegne la fiamma [..dell’amicizia, l’altra fiamma sì, per forza] che, qualora ci ritrovassimo, tutto tra noi sarebbe immutato.

Ecco, cose così potrei dire. Non abbastanza, vero?

Concordo in pieno, considerato poi quanto sia sterminato il panorama di recensori che hanno fatto le pulci a ogni punto e virgola musicale,  solo a pensarci mi metto soggezione.
Aggiungo anche la grave e inconfutabile verità che, pur amandoli, sento di non averli mai compresi appieno. Anzi a volte mi sono rifiutato di capirne i testi, spaventato da un oscuro nonsense che sono sicuro invece mascheri scenari apocalittici e ‘malati’. Ecco spiegato il mio silenzio radioheadiano, solo un pizzico di paura di mostrarmi pubblicamente come l’ultimo della classe pure nella materia preferita.

Poi le cose cambiano, oppure non cambiano affatto ma uno un po’ ci prova, azzarda, ha un blog, scrive.

E com’è che non è, ieri, nella colonna sonora di una serie TV che sto seguendo con esagerato divertimento nonchè ammirazione per gli sceneggiatori (How I met your Mother. Mi raccomando, evitate quella doppiata in italiano che è una inguardabile bestemmia televisiva, se potete faticate con l’originale+sottotitoli e sarete ripagati) c’era…..Nice dream.
Si tratta di un brano del secondo album, precedente all’esplosione dolente di OK Computer, in cui i nostri sono – immagino – teneri giovani neanche trentenni che ancora – come si dovrebbe fare sempre – guardano al futuro con una certa curiosità e positività.
Un pezzo veramente ‘poco battuto’ dagli adepti (troppo lineare e mansueta? troppo melodica? chissà…) quindi per me più accessibile e meno ‘spaventoso totem’ rispetto agli altri.

Si proceda, quindi.

Nice Dream è una canzoncina piccola ma deliziosa (quasi una cosa scritta e cantata per ingannare il tempo in attesa che uno del gruppo, rimasto con l’anellino in mano, riuscisse ad aprire la lattina di fanta).
E’ stato il brano su cui ho cominciato ad apprezzare tutto l’album a ritroso e credo possa facilmente piacere a tutti tanti perchè  è una canzone lieve e, seppure atipica – specie guardando le evoluzioni future e conseguenti derive della band – si mostra subito fresca, accessibile e, aggiungo quasi incredulo, spensierata e solare!
Dico questo perchè nel testo ci sono due parole pericolose e inaccettabili (“happy” e “sunshine” che, a causa della forte carica positiva, sarano in futuro bandite dalla band. Una vera rarità sonora, quindi.

Nice dream ha inoltre la colpa grave di essere spacciatrice di gai accordi in maggiore  (disseminati qua e là, ce ne sono almeno tre “uno di fila all’altro”, l’equivalente di una strage di positività), zero dissonanze e – brutte e brutte cose per i radiohead che dal futuro  si riascolteranno – accordi malandrini che promettono obliquità e baratro (e tristezza, e spiazzamento, e altre cose derelitte) e invece si sistemano e, orrore, si raddrizzano.
Tutto bene, nessun morto, anzi un tripudio di felicità inaspettata e non richiesta. Uno schiaffo sonoro, una leggiadria tanto violenta che a confronto, anche alcune canzoni dello zecchino d’oro mostrano derive metalcore più evidenti [si scherza, ma nel testo della Peppina che nel caffè usa il tritolo e le penne di pulcino, qualcosa borderline c’è di sicuro].

Ma allora cos’è questa canzoncina, come l’hanno potuta scrivere? E’ uno dei primi componimenti quando Thom Yorke faceva – ipotizzo – il rappresentante di ciprie e mascara? L’hanno scritta tutti insieme con gli occhiali rosa, distesi su un prato di margheritine?
C’è una spiegazione. Anzi ce ne sono due.

La prima: il testo sembra descrivere un’esistenza perfetta ed esemplare e felice, parrebbe quasi la storia di Flanders, il vicino di casa dei Simpson, quello che saluta sempre dicendo “buongiorno buongiornino”.
Non mi convince. Mi fa alzare il sopracciglio tanto è il sospetto che anche di fronte a  frasi innocue tipo “mi trattavano come un fratello” o “avevo il mio giardino, il sole, ero felice” di sicuro tra poco ci scapperà il morto. In realtà, non capisco bene il resto della storia [vedi? sempre l’ultimo della classe, sei così limitato!!], qualcosa di meno lieto succede ma sembra un banale contrattempo quotidiano, almeno fino a quando “il mare ci fulminerà tutti“. HA!
Radiohead.

La seconda: la canzoncina scorre, appunto, lieve mentre noi, abbronzati e fisico scolpito, ci immaginiamo correre al ralenty a piedi nudi in un prato di margherite. Il sole, la brezza, la quiete, la felicità. Felicità nostra, anzi ‘di tutti’ (potrei continuare, ma credo di avere dipinto adeguatamente l’estasi totale che le notine e la chitarrina sulla spiaggia promettono).
Dopo due strofe e due ritornelli sognanti, quando hai così tanti elementi per credere che tutto sarà paradisiaco fino alla fine….  la fine arriva.

E quell’altro, che nel frattempo si è bevuto la fanta, torna portando con sè prolunga e ciabatta multipresa. Eccolo il bridge che spazza via in un  nanosecondo il nostro sogno eden, e lo fa con un ‘muro’ di chitarre a dir poco attaccabrighe.
E’ solo un assaggio di cattiveria, un piccolo shock che dura poco, ma l’incantesimo è spezzato e benchè la pace – dal punto di vista prettamente sonoro – si riaffacci tentando di nuovo di mettere mano al ralenty, in realtà ora più che un semplice ritorno alle corse sul prato di margherite siamo ahimè immersi nella quiete dopo la tempesta….atomica. Margherite radioattive. Semplificando, il risultato sarà: “non m’ama”.
Eh già. Radiohead.

Ho tentato di approfondire e cercare il significato di Nice Dream nel posto giusto, quello sempre a portata di mano dove tutti i premi Nobel si esprimono senza sosta, e alcuni di loro hanno anche azzardato che nel testo ci siano espliciti (espliciti? ma quando mai…) riferimenti politici.

Ma, perchè saperne di più? E’ necessario conoscere sempre tutto? Approfondire, sviscerare mi farà sentire meglio?
Conosco un sacco di persone che non sanno e non immaginano e non vogliono capire, e di questi 8 su 10 pensano che ‘depressione’ voglia dire avere male a un ginocchio. Poi conosco l’altro sacco di persone che invece ha sempre le antenne tese a captare, scoprire, leggere. Facendo il confronto, non credo che il secondo sacco se la spassi come dovrebbe. Non ci riescono quasi mai.

E io, che non vorrei rovinarmi il film una volta saputo che il tema centrale era ‘la finanziaria‘, ‘stop alle accise sulla benzina‘ oppure ‘detassiamo gli stipendi dei lavoratori dipendenti‘ (nice dream, appunto), da buon ultimo della classe non voglio sapere, non voglio capire, spengo il cervello (oh, era già spento, chi sarà stato?) e mi godo il ralenty, la corsa verso il sole, il fisico scolpito, le margherite. Non ditemi altro, la canzone mi piace così com’è, giù le mani!

Ma come? Nice Dream, e sono triste. Lo stesso. Perchè?
Radiohead.
Giusto. Appunto. I conti tornano, finalmente.

5stelle

Il frammento

Il link al brano completo

22 risposte a “RADIOHEAD | Nice Dream

  1. Sono capitata in questo giorno francamente orrendo su questo post cercando interpretazioni di Nice Dream.che brivido, questo mondo che non c’è più. Ma grazia a dio internet non dimentica. Grazie Alex per questo vecchio e nuovissimo post. Dove posso seguirti oggi, nel 2023? Dimmi che un posto c’è, perché sento che è il giorno giusto per una cosa bella. Tu mi trovi alla mail alicecavicchioli@gmail.com
    Fatti vivo.

  2. Ma come? Nice Dream, e sono triste. Lo stesso. Perchè?
    Radiohead.
    Giusto. Appunto. I conti tornano, finalmente.
    hai detto tutto

  3. Ma come? Nice Dream, e sono triste. Lo stesso. Perchè?
    Radiohead.
    Giusto. Appunto. I conti tornano, finalmente.

    direi che hai detto tutto.

  4. Pingback: GIRLS IN HAWAII | Bees And Butterflies II | Solo Frammenti

  5. Ciao, lasciatemi dire che l’idea dei frammenti mi piace proprio.
    Ah….quanti frammenti sparsi ho anch’io nella mia discografia e nella mia testa.
    A proposito di Radiohead (band tra le mie due preferite che a seconda dei giorni sono primi o secondi) voglio segnalare un frammento a me caro proprio dell’album The bends e dall’omonima canzone, dal minuto 2.50 a quello 3.30 circa.
    Poi tutta How to disappear completely, ma questa è un’altra storia, è sangue che scorre nelle mie vene.
    Ciao, occhio che vi seguo.

    • ….ANCH’IO E’ QUELLA LA PARTE CHE PREFERISCO! di “the bends” (sono andato a riascoltarmela per esserne sicuro).
      Per il resto avrai forse letto (probabilmente su questo post, ma forse anche in altri, continuo a ripertermi perchè il dolore è troppo forte) che sono da un bel po’ arrabbiato con loro, perchè diventati da quasi 10 anni così musicalmente involuti da farmeli immaginare a comporre e suonare sempre tutti con la faccia all’angolo, come in castigo.
      ma queste sono ‘derive’ personali, come i frammenti, anche questi assolutamente soggettivi.

      Grazie per essere passato da noi.
      a.

    • Credo che per molti quello sia un frammento importante, è un po’ paraculo ma è fatto di un bene che non si puo’ amare, ti fa sentire come se potessi spaccare il mondo.
      Per quanto riguarda l’involuzione dei Radiohead io non l’afferro.
      Calcolando che fino ad Amnesiac erano perfetti (Pablo a parte), ritengo Hail to the thief un buon disco solo molto caotico e poco omogeneo, In Rainbows un ottimo disco e pure omogeneo e l’ultimo The king of limbs un qualcosa di lasciato a metà ma non per questo non meritevole di attenzione.
      Puoi pensare che magari sono un fan-atico in realtà non è cosi’, i gruppi che amo se trovo che sbagliano li massacro (vedi voce The cure).

  6. Allora, questo pomeriggio in ufficio non avevo moltissimo da fare (e in verità ancor meno voglia di farlo), di conseguenza ne ho approfittato per ascoltare per intero (credo per la seconda volta in vita mia) “The Bends” e “OK Computer”.

    Questa volta, infatti, oltre a sperticarmi nelle solite strameritatissime lodi al tuo post (che nonostante tutto riesci ad essere insoddisfatto di quanto hai scritto…), avrei voluto esprimere un giudizio musicale “motivato” e visto che, contrariamente a te, conosco assolutamente poco o nulla della materia in questione, non avendo mai avuto (in verità senza nessun motivo particolare) un gran feeling con Thom Yorke e company, ho pensato che l’unico modo per poter dire qualcosa di sensato fosse quello di iniziare ascoltando.

    Ebbene, purtroppo l’ascolto non ha sortito gli effetti sperati in quanto, oltre a non suggerirmi nulla di particolarmente “intelligente” da dire riguardo la musica dei Radiohead, mi ha fatto invece arrovellare su una domanda che spero non suoni blasfema in un commento a questo post e cioè: “la musica che fanno questi tizi, mi piace oppure no?”.

    Solitamente io sono un tipo abbastanza sicuro delle sue scelte e spesso e volentieri riesco ad esprimere rapidamente un mio giudizio sulle cose, quantomeno relativamente al mio gradimento nei loro confronti: insomma, per farla breve, di solito so se una cosa mi piace oppure no, ma devo ammettere che in questo caso non l’ho ancora ben capito, specialmente per quanto riguarda “OK Computer”.
    Infatti, mentre “The Bends” è un album che trovo stilisticamente “omogeneo” e tutto sommato decisamente “gradevole” (sperando che il termine non superlativo non suoni offensivo, in quanto non vuole affatto esserlo), e specialmente l’accoppiata Nice Dream – Just mi aggrada parecchio, nel caso di “OK Computer” devo ammettere che il susseguirsi dei brani mi spiazza un (bel) po’. Alcuni (specialmente quelli da te indicati in un precedente commento: Exit Music, Karma Police, No Surprises, Lucky) mi coinvolgono, altri mi risultano quasi fastidiosi (Fitter Happier, Climbing Up the Walls). Il pensiero che mi si è affacciato alla mente è sostanzialmente questo: probabilmente sono io che non capisco. Un po’ la stessa cosa che mi capita a volte di fronte a certe opere di arte contemporanea: troppo lontane dai miei schemi di pensiero (tutto sommato, da bravo ingegnere, piuttosto lineari, per non dire banali).

    Quindi, almeno per il momento, giudizio sospeso sui Radiohead in generale (ma mi riprometto di approfondire ascoltando anche gli altri loro lavori perché questa cosa di non riuscire a decidere devo dire che mi irrita non poco), mentre, sul brano e sul frammento in questione, 4 stelle.

    • Leggendo le tue impressioni su The Bends e vista la tua indecisione sul successore, io credo invece che tu ormai ci sia “dentro”.

      Infatti ritrovo un po’ il mio percorso: the bends bello, a tratti molto, ma in definitiva una specie di preludio al capolavoro “OK Computer”.
      Capolavoro annunciato dall’ultima traccia “Street Spirit”, vero cambio di registro del gruppo, secondo me.

      Su OK computer dico che probabilmente ci sei già dentro, perchè all’epoca lo regalai, registrai, cantai, tradussi a milioni di persone diversissime tra loro. E, molto stranamente, fu quasi un plebiscito di cui fui felice e, appunto, molto sorpreso.

      Mi auguro che facciate amicizia, OK Computer è l’album giusto. Da ascoltare prima degli altri, che richiedono dedizione (Amnesiac), alcuni MOLTA dedizione (Kid A).

      Riguardo all’arte contemporanea, anche qui mi tocca darti ragione.
      Molte cose le trovo – nel migliore dei casi – incomprensibili, – nel peggiore – delle boiate pazzesche.
      Ricordo due (ma potrei fare almeno venti esempi, e rovinarmi il fine settimana dall’arrabbiatura) installazioni di artisti contemporanei viste al MART di Rovereto qualche tempo fa:
      1) lastra di vetro rotta con martello. mille pezzi. quante finestre ho a casa mia? Dieci: sono potenzialmente 10 volte più bravo, diventerò ricco.
      2) proiezione di “La donna che visse due volte” di Hitchcock (film meraviglioso) alla velocità di un fotogramma al secondo. Ha un senso tutto questo? Forse per un restauratore di pellicole che deve controllare la qualità del lavoro svolto.

      Certe cose non le capirò mai.
      Per fortuna?

      Buon fine settimana
      a.

    • Beh, vedo che come al solito siamo in sintonia (le due opere che citi, con buona pace degli artisti che le hanno create, le giudico anche io due boiate pazzesche)…
      E quindi dovrò fidarmi anche del giudizio relativo ad OK Computer, darmi tempo e sperare che ulteriori ascolti mi aiutino ad apprezzare appieno il capolavoro; comunque ti farò sapere 🙂

      Buon fine settimana e buona Pasqua anche a te e famiglia!

  7. Giuro che ho provato a smetirti sul fatto dei 3 accordi in maggiore tutti in fila. Ma non ce l’ho fatta.
    Rimango dell’idea che il più bell’album, anche se ingiustamente sottovalutato, sia Hail to the thief. Purtroppo tutti gli altri album (non gli ultimi due!) seguono a distanza troppo ravvicinata.
    Grazie per il post e la storia della fanta non era male 🙂

    • Non è il mio preferito ma molte delle canzoni di “hail” le ascolto volentieri. Sono rimasto praticamente di sasso dopo aver letto che è un album (l’unico) che la band ha quasi rinnegato.
      Da parte mia, invece, posso dire che da tempo sto risparmiando per comprare su ebay un kit-elettrochoc usato nella speranza di dimenticare di aver ascoltato l’ultimo “the king of limbs” (ma anche quello prima).
      Grazie per la visita.

  8. Dopo la tua visita sono passata anch’io qui, e ho trovato questo post. Avendo un biglietto per un loro concerto a luglio l’ho trovato in un certo senso benaugurale. Un modo per prepararmi all’evento in maniera diversa dal solito.

  9. Meraviglioso pezzo. Apprezzato “dopo”, in realtà. Inizialmente lo ascoltavo con piacere perché mi “rilassava” prima dell’attacco di Just (che rimane tutt’ora la mia preferita… è stato il mio nick in rete per molto tempo).
    E, sì: non ho mai tentato di capirla. Una bella pausa? Un trip? la quiete prima della tempesta? Un sogno, appunto. Non va interpretato.
    E gli accordi in maggiore, sì, non sono così comuni nei Radiohead ma quando ci sono a mio avviso rimangono sempre. Nice Dream la associo sempre, dentro di me, a No Surprises (e ched’è? hanno fatto la canzone di Natale? mi dissi quando la ascoltai la prima volta).
    Inoltre, dopo che “the sea would electrocute us all”, parte l’inciso “disturbato”: qualcosa che ci informa che, forse, il sogno non sta andando così bene. O semplicemente ci stiamo girando e rigirando prima di svegliarci.
    Poi si ritorna al tranquillo tema iniziale, che va a morire finché non ci svegliamo davvero. (E parte Just :)).

    Alla tua lista ne aggiungerei decine, ma non avrebbe senso… è il mio gusto particolare.

    • d’accordo su tutto, anche sulle decine di titoli lasciati fuori dalla mia frettolosa lista.
      E soprattutto su No Surprises (tu “Canzone di Natale”, io “Ninna nanna”), incredibile gioco di equilibrio compositivo e grandissima prova in fase di arrangiamento, per cui una melodia potenzialmente ‘sciocca’ (non è il termine giusto, ma credo capirai cosa intendo) non cade nel baratro ma con esso ci gioca. E vince lei.

  10. Ta taaaaaaaaa…. et voilà Les Radiohead!
    Quando leggo le tue cose, vorrei rimangiarmi la frase che tu citi in questo post, perchè in effetti le cose che dici tu non sono ancora state dette. Solo che poi, quando tocca a me, mi tocca ricredermi nuovamente e allora, per non dare vita ad un infinito balletto di smentite e contro smentite, tengo valida la regola con la tua splendida eccezione.
    Ma che bel post! Una bella risata di cuore (la linguetta della lattina di Fanta), una nuova citazione da sfoggiare (sentirsi l’ultimo della classe sulla materia preferita), e in generale una piacevolissima lettura su una canzone che però (il però c’è sempre) secondo me non merita tanta grazia. Sarà che io mi ricordo ancora seduta sulla poltrona del cinema fulminata da Exit music (Romeo+Juliet di Luhrmann) e quello per me rimarrà l’imprinting con i Radiohead, mai superato neanche da Lucky per citarne un’altra di meravigliosa. Questa Nice dream non mi convince, e non mi avrebbe convinto neanche se non avessi saputo che tutto lo zucchero impiegato era solo un vile trucco per rendere il finale ancora più amaro. Come dici tu, la spiegazione c’è e si chiama Radiohead (sti stronzi).

    • mah, non so. Avrei voluto dedicare ai miei paladini un post più ispirato.
      E’ che in principio volevo pubblicarlo venerdì tra-due-giorni, ma sono dovuto andar di fretta perchè …proprio quel giorno alle 15 avevo un impegno (lo stesso, ogni anno, è una mia passione) [HA!]

      Con la storiella sulla linguetta della fanta, ammetto, mi sono fatto ridere da solo, ma ho l’impressione di avervi fatto pranzare in quelle trattoriacce dove si paga poco e si mangiano quantità mostruose di cibi mediocri.

      Spero ci sia un bioritmo anche per la scrittura: se è così, arriveranno anche le risalite, le rinascite, gli slanci.
      Oppure tra vent’anni questo post sarà rivalutato, come i film di Pierino e ogni cosa anni ’70, oggi considerata una figata imperdibile anche dai più schizzinosi.

      Amen

  11. La bella recensione mi ha fatto andare a curiosare una band a me sconosciuta. No non rientrerà tra le mie band preferite, anche se il tuo post ha stimolato la curiosità (sto ascoltando Let Down), si vede che i suoni minimalisti non mi acchiappano. Ciao 🙂

    • Oh, che occasione!
      Se dovessi consigliare a qualcuno (senza conoscere gusti o tendenze) dei brani da ascoltare e decidere “se sì o se no” sui Radiohead, opterei in primis su scelte “soft” quindi darei questi titoli:
      – Street Spirit
      – Lucky
      – Exit music
      – No surprises
      – Karma police

      …poi ce ne sono altre mille più cattive e weird e interessanti (2+2=5, Airbag, paranoid android) ma a questo punto, probabilmente, o sei già dentro o sei fuori.
      Grazie per la visita
      a.

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