SAVOY | Rain + Isotope

Alzi la mano (Lasci un commento) chi conosce i SAVOY.

Nessuno? E’ un peccato.

Arrivai a loro più di 10 anni fa nel bel mezzo della fase dell’innamoramento sfrenato per “OK computer” quando, cercando sulla rete notizie relative ai Radiohead, mi imbattei nella recensione dell’album “Lackluster me” di questa band sconosciuta che veniva associata a Thom Yorke e soci per la particolare costruzione dei brani, spesso dolenti, pieni di accordi ‘obliqui’ e scelte armoniche inusuali.

Già volevo saperne di più.

Perchè è questo che cerco, la sorpresa: non mi piace sapere dove ‘andrà a parare’ una canzone già dopo le prime note. Quale sforzo avrà mai fatto l’autore, se io riesco già a cantare la melodia di un brano che non ho mai ascoltato?

Esempio principe di questo fastidio è “la canzone sanremese doc”, pochi accordi, senza guizzi nè sorprese (esempio banale: data la sequenza iniziale DO, LA sarà un’eresia non concludere il giro con FA e SOOOL) spesso vittima di una semplificazione applicata in modo ‘meccanico’ che la renderà non orecchiabile bensì prevedibile.

Intendiamoci:  l’utilizzo di armonie risapute non porta solo risultati mediocri, – “One” degli U2, classicissima negli accordi, è un pezzo ancora siderale dopo 20 anni –  se si ha la cura di  alzare il livello di scrittura sul cantato, evitando le banalità e i “risaputismi” legati agli accordi tradizionali.

Invece cosa succede con i SAVOY, (ma anche Radiohead, XTC e molti altri)?

Tante cose, che in soldoni posso essere ridotte a due moduli base:

Obliquo A: la direzione del brano viene suggerita, in modo che se ne aspetti il compimento.
Ma inutilmente perchè loro (infami), mentre la voce fa qua e là equilibrismi per creare piccole o grandi dissonanze, ZAC! Ti infilano un accordo ‘fuori norma’ che ti spiazza [che fighi].
Questa categoria non porta necessariamente a canzoni ‘difficili’, perchè le poche ‘carotine’ disseminate qua e là per l’ascoltatore smaliziato non influiscono su quello ‘medio’ (la cui vita scorrerà tale e quale prima e dopo, carotina o no).
Con brani Obliquo A, si scalano anche le classifiche.

Obliquo B: costruita su una o più sequenze di accordi particolari, la canzone è una specie di sedia a tre gambe, in costante equilibrio instabile [che grandissimi fighi].
Oltre che sorprendenti, sono brani un bel po’ tristi e schivi che ‘tengono distante’ l’ascoltatore tanto quanto massiccio è l’utilizzo di “obliquità” (che si scalino le classifiche con queste composizioni alla “Kieślowski” è una quasi utopia, riuscita in pochissimi casi, tra cui “Pyramid song” e “Paranoid android”, per citare sempre i soliti Radiohead).

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Premessa lunghissima (naufraga così il mio progetto di diffondere l’articolo per SMS).
Per chi sarà arrivato fin qua, doppia ricompensa: due brani marchiati Savoy, rappresentativi dei moduli A e B.

– “RAIN”: modulo “Obliquo A”.
E’ la prima cosa dei Savoy che ho ascoltato e….ZOT! colpo di fulmine.
La canzone è bella ed evocativa, caratterizzata da un inciso brevissimo (infatti è la strofa che fa da pezzo forte). Il testo è impalpabile, funzionale, d’altronde parla di pioggia che cade….un tema che già a pensarlo sei sulle sabbie mobili della banalità. E infatti qui troviamo momenti di massima ispirazione quali “Che cos’è la pioggia? La pioggià è…la pioggia” che, presi da soli, sono piuttosto indifendibili. Ma è sopportabile, in fin dei conti non sono poesie ma canzoni, e un bel brano può essere tale anche con un testo non fondamentale.

Il frammento del colpo di fulmine:

– la strofa [punto di ascolto 0:14], quando la voce va dove non ti aspetti, fa due note, (“Endlessly……”, “Thru the trees”) tic tac, e delicata ritorna, sospesa.

– il ponte: carotina alla fine (“that’s understoooood”)

Link al brano completo:


Voto: 4 stelle

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– “ISOTOPE”: modulo “Obliquo B”.

Probabilmente una delle canzoni più angoscianti che ricordi: di sicuro, un ottimo vassoio per servire una siringa di stricnina.
La musica, beh, l’ascolterete, è veramente spettrale (tenete le luci accese), desolante, ma è perfetto corredo ad un tema di quelli che ti fanno venire pensieri di morte anche se non è il tuo compleanno: le conseguenze tragiche di un “day after qualcosa”, anzi un mucchio di cose di cui l’uomo è responsabile, che porteranno al deterioramento del pianeta..

In tema di “obliquismo” ogni cosa (e sottolineo “ogni”) che succede in questi tre minuti è come non te l’aspetti.
Non ho memoria di altri esempi allo stesso livello di sorpresa armonica (da noi forse Elio e le storie tese, ma in contesti diversi, certo meno soffocanti) quindi, cosa dire ancora: è una perla.
Chissà che vi piaccia, che susciti in voi almeno un’emozione.

Il video, molto cinematografico, per non farsi mancar nulla è insieme incomprensibile e allucinante e ricorda molto “Street spirit” di un gruppo che solo in questo post ho citato ben tre volte.

Il frammento del colpo di fulmine

Difficilissimo scegliere: dalla prima nota (una campana a morto) all’ultima (la stessa campana) è uno squarcio costante, una perdita progressiva di speranza che raggiunge il culmine nel grido finale (“Maybe one day / Maybe someday / Soon”) prima dell’involuzione che annuncia la fine (non solo del brano, temo). Effetto devastante e bellissimo.

Qui trovate il testo,  una chance in più per piangere tutte le vostre lacrime.

E se ancora non provate niente, allora siete già morti.

Link al brano completo


Voto: 5 stelle, of course (ma se volete mantenere un’esistenza vagamente felice, è opportuno ascoltarla non troppo spesso).

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Dei Savoy in seguito scoprii altre cose: che in ogni album – li ho tutti – c’è sempre qualcosa che ‘mi porterò appresso per anni’, ma anche canzoni imperfette, troppo uguali nei suoni, strutturalmente acerbe, non finite (e, facilmente, dopo questa messa cantata seguirà anche la crocifissione, a cui presto o tardi dedicherò un post).
Ma soprattutto appresi con sorpresa che musiche, testi e voce della band sono di  “the king” Paul Waaktaar, per me uno dei più sottovalutati autori della musica ‘non solo pop’ dei nostri tempi.

La rivelazione chiudeva anche il cerchio su altre cose, ovvero che il codice ‘passepartout’ del frammento che arriva dritto al cuore fa parte del DNA della composizione e prescinde da chi la esegue….ma questo è materiale per un’altra storia, un altro post.

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18 risposte a “SAVOY | Rain + Isotope

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  2. E’ passato un anno dall’ultimo commento, ma devo dire la mia per ALZARE LA MANO!

    E’ il gruppo del GENIO deglia A-Ha, come potevo perdermeli? Ho “Lackluster Me”, e purtroppo non lo ascolto spesso quanto vorrei, probabilmente proprio perché spiazzante e cervellotico da seguire. Ma che sia roba di un livello manco paragonabile a quello che si sente in giro, non c’è nessunissimo dubbio.

    Grande post, perché certe cose vanno diffuse!

    • mi tocca darti ragione, anche perchè il cd l’ho riascoltato quasi per intero proprio ieri, dopo una vita (l’avevo perso dopo un trasloco), e – pur imperfetto – ha così tante idee in direzioni diverse che è un peccato che lo si conosca in così pochi.
      Rain è la mia preferita in assoluto, ma il verso di Lackluster me è ancora, dopo anni, terribilmente bello!

      Ti ringrazio per la visita (e per aver letto tutto, so che non è facile 😉 ) e ….a presto!

    • Non volevo suggerire che “Lackluster me” sia il più bello: è che ho quello e quello ascolto, e siccome la cosa non avviene così spesso (ed è un vero peccato), non ho mai avvertito un particolare impulso a cercare altro.

      Certo, dopo aver scoperto “Isotope” grazie a questo post, temo proprio che almeno l’omonimo lo dovrò provare. Perché io, come si sarà notato se hai letto quello che scrivo sul mio spazio quando parlo di musica, sono molto legato al concetto di ALBUM, e difficilissimamente ascolto canzoni estemporanee.

    • avevo capito, ma comunque Lackluster me e mountains of time sono i più belli in assoluto. gli altri, mmmhhh, MOLTO discontinui e con TROPPO, VERAMENTE TROPPO spazio dedicato alle composizioncine e alla vocina di Lauren [le motivazioni le trovi tutte sul post di Whalebone”] che annacqua le qualità del lavoro di “the king”. (a proposito, non sono ancora andato a leggermi il testo di daylight’s wasting, ma lo farò di sicuro). 😉

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  5. Beh,e’ la 1° volta in piu’ di 10 anni che vedo e leggo qualcuno commentare qualcosa (in un Blog Italiano) sui Savoy !!!!
    That’s Incredible,personalmente ho anche il loro 1° cd (molto bello),anche se per capirlo meglio l’ho dovuto riascoltare una 2° volta ca.12 anni fa … ricordo che lo presi alla Virgin di Milano (trovato in notevole sconto e notevolmente stupefatto,non mi sembrava vero) e comunque gia’ sapevo che stile musicale avrei sentito (una sorta di Grunge,almeno era definito cosi’ all’epoca in qualche rivista musicale).
    Altra chicca appena trovata in questo ESEMPLARE blog.

    • Ti ringrazio, felice di averti sorpreso con i racconti sui savoy. Personalmente ritengo lackluster me e mountains of time (2′ e 3′ album) i loro migliori, assieme ad alcune canzoni magistrali sparse qui e là nei successivi lavori, molto meno interessanti.
      A presto.
      A.

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  8. Conosco bene Pal Waaktaar-Savoy e consorte (co-autrice dei brani anche se il genio è lui) e mi sono piaciute molto le recensione di queste due canzoni fatte da Alessandro, soprattutto perchè fatte da una persona totalmente estranea alla storia precendente/contemporanea del “genio” quale membro della band norvegesi degli A-ha.
    Bravo!

  9. Lo faccio? Lo faccio. ALZO LA MANO!
    ecco, adesso che mi sono gonfiata il petto (figurativamente!!! che credevate?!!?) sfoggiando la mia previa conoscenza dei Savoy, ammetto che non ce l’avrei mai fatta senza di LUI. Ebbene sì, li conoscevo già da mo’, ma solo perchè Alex ormai anni or sono mi ha regalato il cd in un riuscitissimo tentativo di non portare la classica bottiglia alla padrona di casa bensì un più colto omaggio.
    Dal che se ne deduce che 1. Alex è sempre un passo avanti 2. dovrei invitarlo a cena più spesso 🙂

  10. Accidenti, non ho il sonoro in ufficio, devo aspettare stasera per ascoltarli i Savoy.
    Senti, dopo Valeria faccio outing anch’io: mai sentiti nominare prima di oggi ma mi accingo ad ascoltarli con la migliore disposizione d’animo.

    Ma comunque vada, la mia anima già ti applaude in piedi: SEI PRONTO PER IL MUCCHIO SELVAGGIO.

    Stefi

  11. Ho ascoltato nuovamente Rain. Mi piace anche quella. Quindi raccomando a tutti: non fermatevi al primo ascolto.
    Leggete e ascoltate, ascoltate e leggete: la conoscenza ci renderà liberi

  12. Alessandro! Sei vivo! E in ottima forma sembrerebbe… Mi trattengo dall’enumerare i tanti passaggi indimenticabili del tuo post per una forma di pudore verso chi (ma chi??) ci leggerà, ma comincio già ad immalinconirmi (con in sottofondo Isotope of course) per quando mi pianterai in asso con questo blog e andrai a scrivere per riviste e siti al tuo livello di preparazione musicale. Come già ti avevo chiesto (e a questo punto ti imploro): fammi scrivere di ricette e depilazione ti prego. Non credo faccia bene alla mia autostima confrontarmi con te su questo terreno 🙂
    Commentando i frammenti: Rain … mmmm… devo riascoltarla, ma se fosse per me non scalerebbe mai le classifiche, pur appartenendo al modulo “Obliquo A”. Mentre Isotope, cavoli!, mi piace da morire (ci fu mai locuzione più adatta)? Quindi io voto per il modulo “Obliquo B” e, giuro sulla testa dei miei figli, senza secondi fini e cioè per fare la gran figa. Lo sono talmente poco che confesso di non aver mai sentito nominare i Savoy fino ad oggi (ma i Radiohead ce li ho, ce li ho!).

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