GIRLS IN HAWAII | Bees And Butterflies

000193Eccola, finalmente, la mia ‘big thing’ personale.
I nuovi sacerdoti, come li ha definiti Valeria, sono la prova della mia monotematicità musicale degli ultimi 5 mesi.

Grandi sorprese, deragliamenti musicali? Beh, il post precedente era un tentativo di spiazzare chi (del condominio) si aspetta dai miei ‘carichi pesanti’ il solito mood malinconico.

Ma, ahimè, le Api e farfalle cattive sono solo una prima versione di “Bees and Butterflies” (che a me piace comunque molto) surclassata in bellezza dalla versione acustica ufficiale con gli occhi bassi e il solito mood…abbattuto dei miei frammenti.

Non immalinconitevi! L’importante è che, di qualunque opinione siate, non perdiate il milligrammo dell’interesse che vi ha portato qui e che proseguiate nel leggere la Santa Messa.

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ARCADE FIRE | Reflektor

REFLEKTORMa non hai mai scritto un frammento su David Bowie.
Dai, fai un pezzo di David Bowie, dai (Pedro).

Questa la vocina che avrebbe voluto telecomandare i miei frammenti.
Ma i frammenti di qualità sono come il cuore ‘che è uno zingaro e va‘ (questa piaceva un sacco a mia nonna), per cui, eccovi gli ARCADE FIRE (HA!) Continua a leggere

SIGUR ROS | Dauðalogn

Eccolo, è lui, finalmente è tornato il vate delle congiunzioni, silenzio tutti, vediamo se stavolta ci scappa anche qualche contenuto.
Più o meno queste le entusiastiche reazioni al mio primo post dopo tanto tempo, nei miei sogni: questo momento l’ho immaginato mille volte 😉 e – precipitando nella realtà – nelle chiacchiere dei giornali, nei si dice insistiti, nei provini che mediaset ha programmato a raffica,  ho invece vissuto l’altro ‘ritorno’ due miliardi di volte di più dispiacendomi che l’evento Celentano abbia offuscato e vanificato l’effetto del mio calcolato periodo di allontanamento dalle scene. Vabbè, rispettiamo i nonni, perchè senza i nonni non ci sarebbero i nipoti. Continua a leggere

DERIVA | Nowhere Land

Ehm…la volta scorsa non sono stato completamente sincero. Ho lasciato intendere che il mio compleanno fosse imminente (imminentissimo) quando invece non lo era.
Roba forte. Grandi rimorsi.

In queste settimane mi sono quindi affiorati strani pensieri sulla correttezza, tipo le  scale mobili in Inghilterra dove tutti (gli inglesi) restano a lato per far passare chi ha fretta,  l’integrità (bla bla bla…e altre cose che vi risparmierò), e mi sono girato e rigirato nel letto finchè ho deciso di chiarire questa situazione ‘forzaitaliana’ in cui sono stato equivocato a causa di un malinteso e per colpa della stampa malevola.

Ebbene, è oggi.
Peggio, è un altro anniversario del mio 30° compleanno! E non è di quelli facili  perchè – ulteriore aggravante – di quelli multipli di cinque, in cui i già predisposti come me non solo fanno il ‘bilancio’  (che quello si fa ogni anno, of course) ma anche la verifica del piano quinquennale appena terminato per, appunto, verificare, prendere la matita rossa e segnare, segnare, segnare.
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SAVOY | Whalebone

In un post precedente sui Savoy (Rain | Isotope) avevo già minacciato che sarei ritornato a parlarne con un altro frammento.
Ecco quindi “Whalebone”, colonna sonora del film Hawaii Oslo, probabilmente il miglior esempio della teoria dei frammenti, inaugurata con questo blog… oddio, più che una teoria universale è un fatto personale (e perdonate se qui ripeterò cose già lette su ‘perchè frammenti’ ma è necessario per tutto ciò che viene dopo): è un minimo comune denominatore della quasi totalità dei brani che amo, seppure con modi e intensità diverse, e che mi porto appresso per anni; quella piccola porzione di note che producono una reazione ‘chimica’ che fa scattare l’innamoramento, e in virtù di questo, mi porta a considerare e/o rivalutare il resto del pezzo.

Whalebone la potrei ascoltare per ore perchè affascinante e struggente.
Aggiungo anzi che potrei ascoltarne per ore l’inciso, sopportandone per ore le strofe. Continua a leggere

SAVOY | Rain + Isotope

Alzi la mano (Lasci un commento) chi conosce i SAVOY.

Nessuno? E’ un peccato.

Arrivai a loro più di 10 anni fa nel bel mezzo della fase dell’innamoramento sfrenato per “OK computer” quando, cercando sulla rete notizie relative ai Radiohead, mi imbattei nella recensione dell’album “Lackluster me” di questa band sconosciuta che veniva associata a Thom Yorke e soci per la particolare costruzione dei brani, spesso dolenti, pieni di accordi ‘obliqui’ e scelte armoniche inusuali.

Già volevo saperne di più. Continua a leggere