FABRIZIO DE ANDRE’ | Preghiera in gennaio

Ho rimandato, ho temporeggiato ma alla fine ho dovuto affrontare questa canzone che mi aspetta da molto: Preghiera in gennaio  di Fabrizio De Andrè.

Affrontando essa mi cimento in una doppia sfida: parlare di Fabrizio De Andrè e della Grande Mietitrice.

Fabrizio De Andrè è il primo cantante italiano che pubblico in questo blog, e direi che va bene così. Ascolto molti artisti italiani e con il tempo arriveranno anche loro. Ma per De Andrè nutro una venerazione che ha poco a che fare con la musica, e molto a che vedere con la sua capacità di scrittura. Per chi lo conosce, inutile tentare di aggiungere qualcosa su di lui, hanno detto tutto. Per chi non lo conosce, solo un consiglio: non indugiate oltre, cominciate con l’antologia “In direzione ostinata e contraria”, che vi terrà magnificamente occupati per un bel po’, e ASCOLTATE. Dopo aver ascoltato STUPITEVI MA CREDETECI… è esistita una persona che riusciva ad affrontare certi concetti e certe storie come lo ha fatto lui: mai una forzatura e mai una parola sbagliata. Qualche risata (amara) è assicurata, personalmente il sentimento che mi pervade più spesso quando ascolto De Andrè è la commozione: La guerra di Piero, La ballata dell’eroe, Inverno, Ho visto Nina volare sono alcune tra le mie preferite.

Ma la preferita tra le preferite è Preghiera in gennaio, scritta in memoria dell’amico Tenco morto suicida a gennaio del 1967. Non è una canzone che parla per ellissi e allusioni, quello che deve venire detto è detto, le parole morte e suicidio compaiono. Quindi grande coraggio (fu scritta 45 anni fa), e grande provocazione, nel dipingere un Dio pietoso verso i peggiori peccatori.

La voce inconfondibile di De Andrè sovrasta ogni cosa ma quando, dopo numerosi ascolti, riuscirete a staccare la vostra attenzione da uno dei testi più dolenti che siano mai stati scritti, potrete rendervi conto che la parte musicale non è un semplice pretesto:  una chitarra, un organo credo, poi un violino e altri strumenti che non riconosco contribuiscono a rafforzare l’atmosfera della canzone, a tutti gli effetti una preghiera non solo nel titolo.

Ormai l’ho ascoltata tante volte, e non è mai successo che alla fine della canzone non piangessi.  I motivi sono tanti: il pensiero della morte ovviamente, il pensiero della MIA morte, la commozione per il dolore di chi ha dovuto salutare un amico, la commozione per il dolore insostenibile di chi ha scelto di morire. Ad un certo punto De Andrè parla del coraggio di chi fa certe scelte, e questo è sicuramente un punto che avrà generato e sempre genererà inesauribili discussioni: ci vuole più coraggio a morire o a vivere? Io sinceramente non sono sicura: credo che per andare avanti quotidianamente ci voglia molta ostinazione e molta speranza. E quando non c’è la speranza, forse può aiutare anche la paura: dell’ignoto e del momento fatidico (non so se vi siete mai soffermati con forza sull’immagine di voi che vi uccidete… io sì, e posso dire che a volte il solo pensarci mi ha tenuta in vita). Per cui sì, io credo che per morire ci voglia coraggio. E dietro al coraggio un dolore insostenibile, così forte che l’idea che “dopo” non lo sentiremo più ci fa superare la paura più ancestrale.

La parte che preferisco, e che rappresenta il frammento, è l’ultima strofa, per l’esattezza le ultime parole dell’ultima strofa: Dio di misericordia, vedrai sarai contento.

Quanto amore in sei parole: il saluto di un amico ad un amico, senza rancore,  e questa idea favolosa che il suicida, come è stato un dono in vita per chi l’ha conosciuto, così lo sarà in morte addirittura per Dio.

Esemplare, straziante, straziata (come sempre dopo questa canzone).

Il Frammento:

Il link al brano completo

18 risposte a “FABRIZIO DE ANDRE’ | Preghiera in gennaio

  1. Emozionante e struggente al tempo stesso. De André, in questa canzone, esorta il buon Dio ad accogliere in paradiso anche le anime peccatrici come chi (proprio come Luigi Tenco, a cui la stessa canzone è stata dedicata), sceglie il suicidio nel tentativo di liberarsi dall’efferatezza degli uomini e del mondo stesso.De André chiede pietà a Dio supplicandolo di aprire il ‘portone’ alle anime più peccaminose (Signori benpensanti, spero non vi dispiaccia se in cielo in mezzo ai Santi, Dio con le sue braccia, soffocherà il singhiozzo di quelle labbra smorte che all’odio e all’ignoranza preferirono la morte’.) De André, come molte altre sue canzoni, tratta il tema della morte (La canzone di Marinella, la ballata dell’eroe, La ballata del Miché, Ho visto Nina volare), Talvolta morte e amore nelle sue canzoni sono connesse (Delitto di Paese, La ballata dell’amore cieco). Ma anche tematiche politiche e religiose, nonostante fosse indiscusso il suo agnosticismo. Parlo da grande estimatrice di questo grande artista purtroppo venuto a mancare troppo presto, aveva tanto da dire ancora. Invito tutti, come l’autrice del blog, ad orientare la vostra lettura verso ‘In direzione ostinata e contraria’ ma anche verso il libro scritto da Walter Pistarini (Il libro del mondo), che vi aiuterà a trovare il più vicino significato alle sue canzoni. Frase toccante della canzone: ‘L’INFERNO ESISTE SOLO PER CHI NE HA PAURA’ Grande De André, sei sempre con me.

  2. Oggi si è spento un ragazzo di 17 anni per”sua scelta” e ho cercato conforto nella musica..non conosco questo blog, ma conoscevo questa canzone che mi ha portato qui. Il dolore che si prova è immenso, sia per arrivare a compiere un gesto del genere che per continuare a vivere, penso ai genitori, ai fratelli e agli amici, con il peso sul cuore di non aver dato abbastanza, di non aver ascoltato, di non essere stati di conforto ad un ragazzo così giovane probabilmente solo ed impaurito. Le ragioni del suo gesto resteranno per sempre oscure e io spero con tutto il cuore che ora sia davvero in pace con il buon Dio e che questi sia in grado di dare conforto a tutti coloro che sono ancora qui a soffrire! De Andrè a una capacità speciale di spiegare la drammaticità di questo gesto.

  3. Alex e Valeria, non facciamo facile ironia sulle Bananarama, per favore, ché con Cruel Summer ci ho un legame affettivo.
    Di De Andrè conosco poco anch’io ma ora me la ascolto bene questa Preghiera. Grazie.
    Stefi

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  5. Una volta una donna molto in gamba ha sostenuto che “siccome tutto è già stato detto e scritto” era meglio far finta di niente e non dare ascolto a chi le consigliava di scrivere…

    Per fortuna ogni tanto anche le donne molto in gamba si sbagliano, ma essendo molto in gamba sanno ammettere di averlo fatto e sanno come farsi perdonare: danno retta ai consigli e scrivono!

    Comunque le donne molto in gamba, quando si sbagliano, si sbagliano di poco e quindi è vero che “QUASI tutto è già stato detto e scritto”. Ne consegue che, anziché proseguire cercando di dirti quanto mi sia piaciuto il tuo post, non posso fare a meno di sottoscrivere in pieno il commento di Alex che riesce ad esprimere molto bene ciò che penso circa la tua recensione.

    Per chiudere, però, voglio vantarmi delle mie capacità predittive: in data 20 dicembre, a commento del tuo post sugli Arctic Monkeys avevo scritto fra le altre cose: “…allora chissà che diamante tirerai fuori a fine gennaio!” …

    …ecco, appunto…

    • Marco, ardo di curiosità: ma chi è questa donna molto in gamba di cui dici meraviglie?!?!?!
      Ah ah ah… scusa, non ho resistito. Veramente tu e Ale oggi vi siete alleati per farmi arrossire, e io devo svaccare sennò mi vergogno.
      Però… grazie davvero, grazie grazie grazie.

  6. Alla fine non ho resistito: dovevo promuovere la versione che per me è una la chiave (peraltro recentissima: l’album è uscito poco prima di Natale) per entrare nell’universo di De Andrè.

    Ecco il link alla versione riarrangiata da Geoff Westley e suonata dalla London Symphony Orchestra. E chissà che i puristi chiudano un occhio.

    • Questa è proprio quella a cui facevo riferimento. Secondo me di fronte a tanto valore, anche i puristi, non possono che apprezzare l’altissimo livello raggiunto.

  7. WOW! Questa volta non scherzi!!!
    Argomento spinoso per me quello dei cantautori italiani. De Andrè lo conosco poco, abbastanza per avere il massimo rispetto per le opere, ma anche per dispiacermi della scintilla che, nonostante i tentativi, non riusciva a ‘scoccare’.
    Colpa mia, solo per colpa mia che ‘non ci arrivo’.

    Mi sono quindi accostato a “Preghiera in Gennaio” con il timore che, per via delle regole ferree del nostro blog, poi avrei dovuto commentare senza usare la diplomazia.
    La canzone proprio non la conoscevo e onestamente non mi ha sorpreso, perchè rientra nel modulo in cui colloco le canzoni di De Andrè ascoltate finora.
    Ma ero già confortato perchè là dentro c’era qualcosa che in fondo mi piaceva, nascosto dall’arrangiamento ‘di quel tipo là’ che – il punto è sempre quello – è un ostacolo, mi respinge, non mi fa venir voglia di proseguire.
    Ma, incuriosito dal commento di assolocorale, ho ascoltato allora la versione della philarmonica di Londra, di cui non avevo nessuna notizia dell’esistenza: qui si che quasi ho pianto! Mi ha coinvolto tantissimo, come mai finora era accaduto con i pezzi del genovese.
    Sono ora curioso di ascoltare il resto del disco, di rivalutare (anzi di valutare) senza pregiudizi un pezzo imprescindibile della musica italiana che nessuno si sogna di tralasciare o sminuire (e ci sarà un motivo, no?).
    Diventerò quindi una persona migliore! Grazie grazie grazie.

    Quanto alla tua recensione… si vede che erano proprio cose che erano in attesa, aspettavano di essere dette, no?, e da quanto tempo erano lì in attesa ?
    Sono colpito, tantissimo e al cuore: ogni riga è densa di emozioni vive, autentiche e personali.
    Mi è piaciuto, mi è piaciuto tantissimo (TAN-TIS-SI-MO), più di ogni altra cosa che abbiamo scritto qui.
    E come mi capita di rado, quando intuisco un’aura di perfezione in qualcosa che ho visto/letto, resto così, (quasi) senza parole.
    Bravissima! (anche perchè scriverai anche il prossimo post. E chi si mette in competizione con questo? [a causa tua ho stracciato la mia già pronta dissertazione sulle Bananarama])

    5stelle

    • E’ vero, aspettavano di essere dette. E adesso sono dappertutto, dentro di me e intorno a me. Per cui recupera la tua dissertazione sulle Bananarama, ci sarà bisogno di loro (come se io ti credessi quando dici di aver scritto su di loro)!
      Accetto i tuoi complimenti, che mi commuovono molto, ma in questo stato d’animo era difficile che non accadesse.
      Ovviamente non è perfetto, ma una cosa posso dirla: l’ho preparato in un’ora e mezza tutto compreso, e quando una cosa esce così fluida forse vuol dire che fa proprio parte di te, e se tu piaci a qualcuno, anche un pezzo di te piace.
      Anch’io ascolterò la versione della filarmonica di Londra, ma se ha quasi fatto piangere te, io per sopravvivenza dovrò rimandare l’ascolto di un po’.

  8. Mi sembra un ottimo inizio per avviare una lettura sui cantautori italiani. Devo confidarti che non conosco molto De Andre, ma ho avuto modo di ascoltarlo di recente nelle versioni riarrangiate dalla Philamonica di Londra, e Preghiera in gennaio è proprio il brano che apre la raccolta. È una canzone amara e carica di tristezza sul destino umano. Ma è molto bella e nella sua nuova versione raggiunge un livello altissimo.

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