BIC RUNGA – Get Some Sleep

Dio, come sono intristito. Nel corso della settimana sono riuscito qui e là ad ascoltare tutte le canzoni di Sanremo e temo fortemente che per la prima volta in tanti anni non chiamerò gli amici sabato sera per la consueta serata trash sanremese, in cui ascoltiamo le canzoni in religioso silenzio, commentando poi il pezzo, l’esecuzione e il look dei partecipanti mettendo musica e moda sullo stesso piano qualunquistico a 360 gradi, con giudizi a priori e, soprattutto, perdendo decine di occasioni di tenere la bocca chiusa.
Dà sempre un bel po’ di soddisfazione, ammettiamolo, lasciarsi andare alla configurazione mentale da ‘sciampista‘: d’altra parte è sabato anche per i premi Nobel, mica possiamo fare gli intelligentoni per tutta la settimana, giusto?

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MATIA BAZAR | Cavallo bianco

Vi ricordate quando Ale ha scritto il suo post su Jeff Healey e la sua rivisitazione di “While my guitar gently weeps”? E vi ricordate come io dissi che il ritornello mi rimandava a “C’è tutto un mondo attorno” dei Matia Bazar? Scommetto che non rimembrate, ma non importa. Me lo ricordo io però, e tanto basta per questa cosa che voglio fare: quando suggerii il parallelo, Ale disse “Beh, dipende di quali Matia Bazar stiamo parlando”. INFATTI. Dipende proprio da quello.

Perché ovviamente per me i Matia Bazar sono quelli dal 1975 al 1989, quelli con la Ruggiero per intenderci. E non solo con lei: diciamo che per me i Matia Bazar sono QUELLI LA’ (la Ruggiero appunto, Aldo Stellita, Riccardo Marrale, Giancarlo Golzi e un po’ di alternanza alle tastiere… infatti questi membri non li ricordo mai, a parte quello attuale, che poi è anche quello degli inizi inizi Piero Cassano nonché probabilmente il meno meritevole di occupare 15 bit della mia memoria affaticata).

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SIA [FURLER] | Breathe Me

L’intensità e il tema dell’ultimo intervento della mia coinquilina Valeria hanno avuto notevoli conseguenze sulla pianificazione annuale dei miei post. Quindi, ahimè, ahivoi, ahieverybody, l’annunciata dissertazione sulle Bananarama, preludio al monumentale saggio su Britney Spears con grafici A COLORI dimostranti la relazione e il valore, inversamente proporzionali, tra il peso DI LEI e della DI LEI MUSICA nel panorama internazionale bla bla bla e altro ancora…..non saranno pubblicati che a febbraio 2013 per far posto a un frammento più adeguato al mood attuale.

Ecco che la scelta è caduta allora su Breathe me di SIA.
L’analogia con il tema funereo non è tanto nel testo del brano quanto al mio imprinting con esso, strettamente legato a una serie Tv particolare (potrei dire d’elite), che ho seguito in solitudine ma con grande interesse, il cui tema principale è la morte, sia quella vera che quella evocata nella non vita dei protagonisti. Si tratta di Six Feet Under, dal titolo strano ma molto eloquente (si tratta della profondità a cui viene interrata una bara) che già ci dà un bell’indizio sul peso del prodotto.

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DEPECHE MODE | Photographic

Per gennaio avevo promesso strazio e cordoglio, e invece, da quell’insopportabile DONNA che sono, cambio improvvisamente idea ma  la spiegazione di questo voltafaccia convincerà anche i più esigenti: perché si!

Date in premessa tutte le spiegazioni del caso, passo ad introdurre il gruppo: i Depeche Mode, che non è che abbiano poi bisogno di chissà che presentazioni…. TUTTI li hanno sentiti nominare e TUTTI conoscono almeno una loro canzone (facilmente ben più di una).  Decenni di attività, successi, eccessi e tragedie e la capacità di venirne fuori sempre con onore ne fanno una band inossidabile senza per questo avere mai assunto lo status di  “vecchi dinosauri”, anzi… agli esordi innovatori  alfieri dell’elettro-pop, negli anni hanno tenuto duro (con gli obbligatori aggiustamenti che derivano dall’esperienza e dall’evoluzione dei gusti) confermandosi, in un certo panorama musicale, come un gruppo che ci ha visto giusto quasi sempre.

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SIXPENCE NONE THE RICHER | It Came Upon the Midnight Clear

“C’è una sola canzone che negli ultimi  anni è riuscita a competere con i classici anni 50 delle canzoni di Natale che ascolto”….
Questa in origine sarebbe dovuta essere l’apertura dell’articolo, pochi minuti prima che il colpo di fulmine per Smith&Burrows con la splendida As the Snoflakes Fall mi convincesse a mollare l’articolo e tirare il pacco alla prescelta per dedicarmi alla nuova arrivata.

Ma come avrei fatto ad aspettare un altro anno? Eccomi quindi a poche ore di distanza con un’altra Christmas tune che mi accompagna ormai da circa 7-8 anni.
Si tratta di It came upon the Midnight Clear dei Sixpence none the richer.

Chi sono ?
Beh (boh), oltre a questa canzone io li ricordavo (con un certo disappunto) solo per una furba cover senza personalità di un bel pezzo anni90 ma, guarda un po’ il caso, proprio ieri a casa di amici per un brunch con annessa maratona Pictionary (tutte cose che non vi interessano, ma i miei amici saranno contenti di sapere che  gli voglio bene e che mi sono divertito tantissimo), eravamo tutti in dubbio su di chi fosse una canzone – Kiss me – ascoltata alla radio.

Naturalmente non ci siamo distratti dal Pictionary e abbiamo poi vissuto le nostre vite com’erano (in)degne di essere vissute, ma oggi,  dopo una breve ricerca per dire almeno una parola sul gruppo, che cosa ti trovo? Ma che cosa ti trovo? Che i Sixpence, oltre a un pezzo fondamentale della colonna sonora dei miei Natali, hanno anche composto Kiss me, una canzoncina carina e simpatica. La stessa della radio (non erano nè Nathalie Imbruglia nè Lene Marlin, quindi).
Carina. ottimo jingle per una pubblicità. Nessuno è caduto dalla sedia, comunque.

Per il resto, oltre a ben cinque album – almeno 50 canzoni!! – che se volessi potrei comprare ma non voglio, di questa band non so niente.
Li adoro unicamente per questo brano e li ringrazio di essere esistiti (riconosco qui un po’ snobismo e pregiudizio), ma non chiedetemi altro su di loro. Adesso non lo voglio sapere, forse chissà, un giorno approfondirò (tanto snobismo e pregiudizio). Continua a leggere

SMITH&BURROWS | As the Snoflakes Fall

Si era già capito. Sono prevenuto e sospettoso quando si tratta di canzoni di Natale: le rielaborazioni compracasa – comprabarca – fai contenta la casa discografica dei furbetti di turno non fanno che alimentare il mio disprezzo. Ma ogni anno faccio qualche tentativo, in genere disastroso, e alla fine ascolto solo “Merry Christmas” (non sono sicuro del titolo) con QUELLE canzoni cantate da Dean Martin, Nat King Cole e altri grandissimi. Tutte versioni d’annata, la più giovane avrà 45 anni, ma che classe! Oltre a queste c’è poco nella mia lista dei preferiti, con alcune eccezioni (oltre ai Natali Piccolini, naturalmente). Una è la canzone di cui volevo scrivere oggi, e l’avevo già decisa da un po’, ma nell’intenzione di spendere una riga per una new entry che mi aveva folgorato proprio in questi giorni  sono andato a riascoltarmi il pezzo…… e non ce l’ho fatta a lasciarlo a una sola riga, per cui gli dedico l’intero post. E mi impegno a scrivere anche l’altro e pubblicarlo in tutta fretta (AGGIORNAMENTO: il frammento lo pubblicherò già oggi o domani mattina). Continua a leggere

NATALI PICCOLINI | Volevo dirti

Natale è alle porte. Evviva. Yuhuuuuu!
Ma yuhuu o no (e direi no), è un momento con cui tutti dobbiamo fare i conti, il percorso obbligato da cui si dovrà per forza passare, le cui insidie sono circa quelle che a Monopoli  promette il passaggio per le zone di Parco della Vittoria.
Ne usciremo vivi, sì, ma non indenni. Mai!

Per vincere la mia cronica idiosincrasia verso il Natale, e più precisamente verso il periodo immediatamente precedente, quello in cui tutti si dichiarano più buoni (ma come? Brutti ipocriti, e cosa combinate gli altri 11 mesi! Io buono lo sono tutto l’anno!!!), qualche tempo fa tentai un percorso di avvicinamento, riappacificazione,  sfruttando la mia passione per la musica.
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A-HA | Butterfly (The Last Hurrah)

In questo post spezzerò una lancia per gli A-Ha creando un ponte (lungo? no,  più lungo) tra loro e altre due band, oserei dire, leggendarie.

Mi farete a pezzi ma, fiero e spigliato io, come e più della ‘ragazza che limona sola’  (altra leggenda gli Elii, e minaccio di parlare del ponte tra loro e i Vianella in futuro, in caso ne avessi ancora uno), affronterò la prova che, ben conscio delle evidenti difficoltà a cui andavo incontro, avevo in un primo tempo pensato di intitolare “Il Ginepraio”.

Ebbene: gli A-Ha sono tra le band più sottovalutate di sempre.
Lo penso da qualche centinaio di mesi ma lo dico colpevolmente solo ora che almeno siamo in due, avendo saputo di una dichiarazione simile di “the Edge”, più conosciuto come Sua Maestà Imperiale, divino Maestro pizzicatore di corde, degli U2. Continua a leggere

GIORGIA | Se telefonando

Sono stato più volte sul punto di pubblicare il frammento di questa canzone, prima che la sigla finale dello show Il più grande spettacolo dopo il weekend la riportasse alla luce.
Poco male, sono stato ‘battuto’ da Fiorello, mi poteva andar peggio (Carlo Conti).

Per me Se telefonando è sempre stata un mito e un mistero insieme, anzi proprio un vero esempio di frammento: infatti, pur considerandola uno dei momenti musicali italiani più affascinanti di sempre, solo l’inciso è fissato indelebilmente nella mia testa da anni e – sono sincero – a ogni ascolto ancora mi meraviglia e mi lascia i brividi, mentre la strofa, ascoltata anch’essa mille e mille volte,  non saprei cantarla, nè testo nè parole. Sarà perchè è cantato solo una sola volta all’inizio mentre il nucleo della canzone è il ritornello ripetuto, ma proprio non me la ricordo. Mai! (un bel problema il mio, converrete). Continua a leggere

So young + Sadie | Suede

Questo è il post che prova che la curiosità non è sempre una cosa cattiva (curiosity not always kills the cat).

Vi ricordate quando Alessandro ha postato We are the pigs? Quella canzone non mi ha detto un granchè, e tuttora la penso così.

Però sul post dei Suede c’è stato un interessante scambio di opinioni che mi ha spinto a domandarmi:  possibile che si sbaglino loro? Non è che a non voler approfondire mi perdo qualcosa? E così (curiosità positiva) mi sono messa ad ascoltare e leggere qua e là  di questo gruppo, e con quegli insperati colpi di fortuna che (Dio ti ringrazio) ogni tanto capitano mi sono imbattuta non in una bensì in DUE canzoni dei Suede che mi hanno stesa. A causa del tempo tiranno chissà se riuscirò ancora a  “ravanare” nel portagioie di questo gruppo per cercare un altro anellino che calzi il mio dito però già così mi sento “amata dagli dei”. Continua a leggere