BIC RUNGA – Get Some Sleep

Dio, come sono intristito. Nel corso della settimana sono riuscito qui e là ad ascoltare tutte le canzoni di Sanremo e temo fortemente che per la prima volta in tanti anni non chiamerò gli amici sabato sera per la consueta serata trash sanremese, in cui ascoltiamo le canzoni in religioso silenzio, commentando poi il pezzo, l’esecuzione e il look dei partecipanti mettendo musica e moda sullo stesso piano qualunquistico a 360 gradi, con giudizi a priori e, soprattutto, perdendo decine di occasioni di tenere la bocca chiusa.
Dà sempre un bel po’ di soddisfazione, ammettiamolo, lasciarsi andare alla configurazione mentale da ‘sciampista‘: d’altra parte è sabato anche per i premi Nobel, mica possiamo fare gli intelligentoni per tutta la settimana, giusto?

Comunque, quest’anno credo proprio di no, al festival potrei preferire le videocassette con il meglio della Ruota della Fortuna, perchè guardandolo ancora e riascoltando i pezzi rischierei di mandare in pezzi un assioma che, accompagnandomi da anni, è ormai parte fondamentale della mia formazione musicale. E cioè che la canzone tipo di Sanremo, come ho già avuto modo di prolissare in un mio prezioso scritto di qualche tempo fa (SAVOY | Rain – Isotope, intervento lungo ma, che si sappia, sfrondato più volte perchè potesse essere stampato in un solo volume), è frutto di uno schema che prevede l’istantanea assimilazione della melodia da parte dell’ascoltatore audiovittima perchè se la canti, se la suoni, se la compri.
Con queste premesse la banalità è sempre dietro l’angolo, anzi spesso è proprio lì in fondo alla strada e la vedi a occhio nudo che si muove non come se stessa ma come mille altre, ma lo so io, lo sapete voi (sempre grazie al pistolotto di cui sopra), è ormai cosa nota che il festival sia così. E con questa certezza inamovibile possiamo vivere tranquilli le nostre vite o, opzione sempre in agguato, vedere che il tempo passa e siamo più spettatori che attori della nostra esistenza.
Invece le nostre vite non saranno più le stesse, perchè in questa edizione pare che le canzoni siano state selezionate con l’idea di fare i fighi e svecchiare il festival, preferendo pezzi con una parvenza di serietà o impegno nel testo o con caratteristiche ‘melodiche’ non sfacciatamente sanremesi.

Averlo saputo prima avrei comprato una pagina del Corriere della Sera per esprimere la mia approvazione, stima, entusiasmo, curiosità, meraviglia, stupore.
Ma devo ammettere, con grande slancio e originalità, che si stava meglio quando si stava peggio. Davvero.

Non farò le pagelle delle canzoni, l’algebra non mi è mai piaciuta, e poi dovrei ascoltarle meglio e non credo francamente di meritarmelo.
Ma qualcosa devo dire: c’è finalmente un festival con Lucio Dalla (applauso) e cosa mi tocca sentire dalla sua penna? La storia della prostituta. Non la stessa di AlBano, perchè all’epoca già defunta (è successo prima di ascoltare la sua canzone, non credo AlBano abbia anche questa responsabilità): la sventurata è un’altra di cui dal suo innamorato ci vengono cantate le gesta con rara sensibilità inversa, tanto che Albano al confronto pare Eugenio Montale.
La perla è questa, “Piove ma non ti puoi riparare/c’è un camionista da accontentare“. Quello che avete pensato con malizia, è. La canzone regala altri momenti della stessa levatura, andateveli pure a cercare e, neanche fosse ottobre per le castagne, non tornerete a mani vuote.
Grazie Lucio per averci messo del tuo. Probabilmente la peggior tua cosa mai ascoltata dai tempi di…. (non ricordo una tua cosa che mi sia particolarmente piaciuta)… ma chissà cosa sarebbe stata questa senza il tuo intervento.
Su Angelino Alfano travestito da Gigi d’Alessio e sul vecchio trans travestito da Loredana Bertè non posso essere obbiettivo e do un UNO d’ufficio.
Uno, perchè ZERO non si può dare. In passato (credo fosse sanremo 2003) fui chiamato a far parte della giuria popolare da casa. Alla fine di ogni brano arrivava una telefonata per esprimere il voto. Alla canzone di Gigggi io chiesi se, anche solo per puro piacere personale, si potesse dare ZERO, ma il voto minimo era UNO.
Non mi tirai indietro e gli diedi Uno!
Ecco cosa significa essere attori e non spettatori. Gigi quell’anno non vinse e so che un pochino del merito ce l’ho anch’io.
(Mi rendo conto, argomento personale molto interessante, quindi imperdibile. Qui, stimo così a bruciapelo, il 50% di voi avrà già cliccato su Wikipedia [era veramente il 2003?] oppure su un sito porno [di video del 2003]).

Grande delusione quindi, da cui – se devo – salvo Nina Zilli che non ha un pezzo all’altezza delle mie aspettative (la canzone ha degli evidenti rimandi a Mina ma anche alla sua bellissima “L’uomo che amava le donne”) ma comunque interessante e piacevole, Arisa perchè non so perchè ma mi piace l’idea che si riscatti dalle canzoncine da segretaria anni 60 (la canzone, pur nella sua vetusta classicità, ha delle qualità), Francesco Renga solo perchè una volta ero un fan dei Timoria (la canzone però non è scontata, potrei rivedere il giudizio) e i Matia Bazar per il benedetto ritorno di Silvia Mezzanotte alla guida del mezzo, nonchè per il della canzone rispetto per gli stilemi sanremesi che tanto mi sono mancati quest’anno e che la loro canzone fotocopia versione 2012 soddisfa appieno.

Ma allora è così difficile scrivere una canzone pop che sia bella e leggera allo stesso tempo? E’ veramente così difficile? Sembra di sì.

E allora mi è tornata in mente Bic Runga e la sua Get some Sleep, che tanto ascoltai qualche anno fa.
Di lei si sa poco o nulla da noi, tanto che solo oggi ho scoperto che un paio di mesi fa è uscito il suo nuovo album Belle, ma qualche anno destò molta attenzione internazionale grazie all’album Beautiful Collision (raccolta incantevole).

Come mi capita spesso, ebbi la fortuna di inciampare sulla recensione dell’album di questa sconosciuta, definito con termini così positivi e con una tale trasporto del recensore, che non vedevo l’ora di ascoltarlo.

Bic Runga è neozelandese e questo non c’entra assolutamente nulla con la sua musica, eccetto forse il fatto che è sul filone dei conterranei Crowded House (che pare si siano sciolti dopo aver ascoltato il massacro di un loro hit monumentale Don’t dream it’s over a opera di Antonello Venditti) di cui la nostra ha aperto anche gli ultimi concerti prima del loro ritiro dalle scene.
Quello che c’entra invece è che la Bic le canzoni se le scrive da sola. E sono bei pezzi, in bilico tra il pop e il rock d’autore.

Il frammento che ho scelto coincide con il mio imprinting con l’artista, il primo brano ascoltato.

La canzone è da subito intrigante, con una bella strofa che termina in sospensione (“Get some sleeeep”) e che prepara il terreno all’inciso. Che arriva, con un quieto crescendo e già qui soddisfa non solo tutte le mie aspettative ma, suppongo, anche quelle dei miei vicini di casa.
Ed è anche bello lungo l’inciso, formato addirittura da tre parti distinte, tutte e tre belle, soprattutto l’ultima (che finisce in waiting for the taxi to come).

Ci pensate? La giovane neozelandese spende tre buone idee musicali per un solo ritornello. E’ impazzita? Uno spreco! Noi a Sanremo con lo stesso sacco di roba ci avremmo fatto almeno sei canzoni diverse.
In Italia queste compressioni le ricordo dai Blu Vertigo e oggi con Morgan, però con un risultato complessivo molto diverso; certo pieno di cultura musicale, eclettismo ed eccentricità, ma meno fruibile a chi cerca la canzone rotonda , che dia soddisfazione e chiuda il cerchio iniziato con la strofa (nei BluVertigo, che ho sempre ascoltato con interesse, ho spesso notato questa tendenza a riempire di idee i ritornelli, tanto che non riuscivi a gustarti appieno una cosa che già la canzone era andata da un’altra parte, come la saponetta che sfugge dalle mani. Un po’ troppo anche per me, confesso).

Molto bene. Bella strofa, ritornello in tre tempi in continua crescita di curiosità. La canzone è completa delle parti fondamentali e quello che si sente funziona benissimo, accompagnato da una bella chitarra che sporca il pezzo giusto quanto basta per spostare il baricentro sul rock d’autore.

E invece non è ancora tutto. Il vero ritornello non l’abbiamo ancora sentito, perchè verrà rivelato solo al secondo passaggio (“This is going out to everyone” punto di ascolto 00:28), infilandosi dopo il terzo tempo del primo finto ritornello (che a questo punto cosa diventa? Un bridge? Un pre-ritornello? La trama di Inception o un qualunque film di Kiewslowsky?) con un risultato che vi sembrerà, leggendolo qui, incomprensibile quindi aulico e inascoltabile.
In realtà è solo colpa mia e dellaMiaProsaFrettolosaConfusionariaApprossimativa aggravata dalla ansia di consapevolezza (roba di un minuto fa) che con tutta la premessa fiume su Sanremo, più lunga del frammento stesso, PubblicareQuestoPezzoLunedìSarebbeStatoGiàVecchio, quindi lo dovrò finire entro stasera.

Invece il risultato di questa ulteriore sorpresa su Get Some Sleep (vedi il frammento che raccoglie tutti i 4 tempi di cui canto qui le lodi) non è un minestrone che, forte della mera quantità di ideine buttate dentro, non solo non finisce mai ma neanche sa dove andare (vedi quasi tutto Sanremo 2012), anzi! E’ questo il bello, il bellissimo valore di questo brano: è lieve, delicato, leggero e leggiadro come quei sassi piatti lanciati di taglio in mare, che toccano appena l’acqua solo per prendere lo slancio per un altro piccolo balzo. E l’ultimo balzo è sempre troppo poco, ne vorresti di più.

Il testo è privo di qualsiasi ulteriore rivelazione sul senso della vita o sui segreti di Fatima (se ne esistono ancora altri), quindi anche voi – come me – potrete ancora aspirare a essere belle persone anche senza impararlo a memoria, ma è permeato dalla stessa vincente leggerezza della canzone (e della voce elegante della Bic).
“Aspettavamo l’arrivo del taxi e tu impeccabile nel tuo vestito di seconda mano”
a ogni ascolto mi evoca l’immagine Audrey Hepburn, ma quella che mi piace di più è quando canta “Le strofe erano quiete ma sorprendenti e aspettavamo l’arrivo del ritornello”.

Questo è il punto a cui volevo arrivare. Un percorso in cui l’avvio sia già entusiasmante e alimenti la curiosità per ciò che verrà dopo, al compimento del progetto quando canteremo a squarciagola il ritornello chiusi in auto a 130 all’ora in autostrada (sì, lo fai anche tu, e probabilmente più degli altri e da tamarro, con The final countdown).

E’ il segreto di Get Some Sleep, il segreto della canzone pop perfetta.
E perchè no, io voglio pensarla anche come una regola di base che vorrei seguire, una bussola per dirigere i miei sforzi quotidiani verso la direzione giusta, facendo di più quello che mi piace, facendolo da attore e non da spettatore, e attendendo gli eventi con fiducia e curiosità.

Pazienza se non avrò l’estasi che mi provoca Get Some Sleep e, in ogni caso, non credo neanche che rischierò di superare i limiti di velocità consentiti per il raggiungimento della piena felicità. Non mi aspetto questo, non è realistico, ma se questa facile regoletta almeno servisse a individuare meglio la direzione della via dello star bene non sarebbe una gran cosa? (Dio, quanto new age sono oggi… mi disapprovo).

5stelle

Il frammento

Il link al video

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8 risposte a “BIC RUNGA – Get Some Sleep

  1. Allora, dopo aver riletto il post di Alex (la prima volta è stata all’alba di venerdì mattina, dopodiché per due giorni e mezzo non ho avuto quasi il tempo di respirare, figuriamoci di scrivere qualcosa in proposito) ed il successivo scambio di commenti con Valeria, nonché aver riascoltato la canzone di Bic Runga (veramente un nome con il quale le sarà difficile raggiungere il grande pubblico,
    nonostante sia davvero molto carina e musicalmente dotata) passo a dire anche io la mia (lo so che non vedevate l’ora…): sul festival di Sanremo venerdì mattina avrei sottoscritto in pieno la tesi di Alex; al primo ascolto nessuna delle canzoni mi era sembrata degna di nota, probabilmente proprio perché non costruite per arrivare “immediatamente”, cercando invece di fare i fighi (come dice lui),
    ma proprio per questo devo ammettere che dopo i duetti di venerdì sera e il successivo ascolto nella serata finale di sabato di almeno una parte di esse, qualcuna alla fine mi è piaciuta parecchio e sono un paio di giorni che mi ritrovo a canticchiare alternativamente l’inciso del brano di Noemi (che non so perché, ma quando lo sento me lo immagino costantemente cantato da Vasco e questo in
    realtà non sarebbe nemmeno un motivo per rendermelo simpatico – il brano, intendo) e a gridare a squarciagola “se la tua bellezza è…” di Renga (anche io lo conosco e lo amo fin dai primissimi album dei Timoria che invero avevano senso come gruppo solo fino a quando lui è stato il loro frontman), quindi forse alla fine, nonostante tutte le polemiche celentanesche di contorno (di cui avrei fatto volentieri a meno) e l’imbarazzante coppia Alfano + sosia di James Brown, il mio giudizio su questa edizione festivaliera è positivo (oltre ai due pezzi di cui sopra, anche quelli di Arisa, Nina Zilli e persino Dolcenera, specie in duetto con Curreri degli Stadio, meritavano).
    Chiusa a questo punto la parentesi sanremese, giungo al nocciolo della questione, ovvero il pezzo della neozelandese: è vero che il brano è molto lieve e musicalmente molto vario, ma sinceramente non riesco a classificarlo nemmeno io come propotipo della canzone pop perfetta e non mi avrebbe mai ispirato tutte le meditazioni new age che ha suscitato in Alex. Però ha innegabilmente un enorme
    pregio: essere stato il frammento che ha stimolato in Alex questo splendido post. Perché per quanto mi riguarda, le parole “Un percorso in cui l’avvio sia già entusiasmante e alimenti la curiosità per ciò che verrà dopo, al compimento del progetto” sono l’ottima sintesi di quanto ho appena letto. Partire dal commento di Sanremo 2012 (con gli ormai garantiti “passaggi da maestro dell’umorismo come
    lo intendo io” – cito Valeria perché non avrei saputo dirla meglio) per introdurre il brano di una (almeno per me sconosciuta) cantante neozelandese (ma dove lo trovi il tempo per l’ascolto di tutta questa musica? Perché se tanto mi da tanto, ci sarà anche parecchia roba che alla fine non ti è piaciuta per niente…) e terminare con riflessioni su come andrebbe affrontata la vita è veramente una mossa da gran fighi che mi è piaciuta un sacco (più delle canzoni di Sanremo e di quella di Bic Runga messe insieme).
    Quindi, dopo aver sottoscritto tutte e quattro le piccole aggiunte di Valeria (prima di arrivare lì avrei risposto allo stesso modo circa una bella canzone di Dalla), penso che uscirò a farmi un giro in macchina sulla tangenziale; ho proprio bisogno di sfrecciare a 130 all’ora urlando “it’s the final countdown…” o magari anche solo “se la tua bellezza è…”.

    P.S.: Forse questa volta sono riuscito a scrivere un commento più lungo del tuo post? So già che non è così, ma sicuramente ho stabilito il nuovo record mondiale di parentesi in un commento ad un post!

    • Marco, Dolcenera ha cantato con Max Gazzè, Curreri ha accompagnato Noemi. Mai visto “niente” come quest’anno a Sanremo, ma ho visto Dolcenera nella serata dei duetti 🙂
      Se Alessandro e sua moglie avessero organizzato la serata Sanremo a casa loro, mi sarei scalmanata solo una volta: per dire… ma quanto bella è Dolcenera??? La musica prima di tutto!

    • Sanremo: proprio d’accordo con te! la serata di venerdì (per me, sempre la più interessante per scoprire lati inediti dei pezzi) mi ha convinto che francesco renga sia comunque da considerare: il pezzo è a tratti tortuoso e – a mio parere – non risolto completamente nell’inciso, ma è indubbiamente una bella prova, forse la più convincente del suo percorso da solista.
      Ma soprattutto Dolcenera è balzata in vetta alle mie preferenze dopo aver ascoltato la versione con Max Gazzè. il ritornello della canzone necessitava di più incisività (sarà per questo che lo chiamano inciso?) che la sola voce di lei non bastava. il controcando di gazzè, perfetto, mi ha entusiasmato (obbiettivamente però, non sono stato influenzato da lei e dal suo vestito) e l’applausometro installato in salotto si è surriscaldato.
      Nina Zilli e Dolcenera, questa la mia classifica personale. Il fatto che abbia vinto Emma mi fa solo venir voglia di girarle la mia rata mensile del mutuo, così magari la sua canzone potrà avere un minimo di credibilità.

      Insomma, la neozelandese non ti ha convinto appieno. Peccato, anche se potrei aver esagerato con le 5stelle (ma quattro sì, però), è comunque un pezzo (e un album) che conosco da anni (dal 2003, pensa te) e che regge bene il passare del tempo.
      Sulle altre belle cose che scrivi, che dire, sono sinceramente sopreso: non solo non si è profeti in patria ma in questo caso neppure verso se stessi (che, parlando italiano, si chiama ‘autocritica’). Infatti mi dispiaceva aver giocato la carta della Bic di fretta per via dell’esuberanza della parte Sanremese e un po’ mi sono arrovellato dopo la pubblicazione, ma è solo la conferma di un lungo elenco di successi, perchè tra passato e presente, in quanto a seghe mentali, difficilmente sono arrivato fuori dal podio.
      Poco male, anzi benissimo direi: la settimana non poteva iniziare meglio e questa insperata approvazione forse mi convincerà a credere di più in quello che faccio (così sabato sera invece di preparare ai miei ospiti 3 secondi di carne – per sicurezza statistica – e servirne solo uno, mi fiderò di farne solo uno – due va’ – CHE VERRA’ BENE).

      E devo concordare anche sull’ultima parte. il tuo commento è veramente un bel pezzo che si merita di essere considerato un vero e proprio POST.
      Ma non cederò alle lusinghe e sarò sincero: con buona pace di chi ci legge, che penserà che sia la solita storia maschile delle misure – e probabilmente lo è – si consideri che il mio post è più lungo del tuo. 😉

  2. Premesso che oggi dovrei giustificarmi, perchè sono molto scarica e forse anche confusa …. o no? 🙂
    E in più sono così fuori dal mondo che non sapevo neanche che questa settimana ci sarebbe stato il Festival di Sanremo, e quando l’altro giorno sul sito del Corriere ho visto le foto di Gianni Morandi e di Beles e di tutto il baraccone credevo stessero facendo una carrellata sull’anno scorso per introdurre l’edizione 2012…
    A sentire Alessandro, pare che non mi stia perdendo nulla, perchè anche dopo aver avuto conferma che SI’ VALERIA E’ INIZIATO SANREMO non ho guardato niente.
    Sono convinta che se trovassi una motivazione per accendere il benedetto apparecchio, alla fin fine non sarei così delusa come Alessandro, perchè notoriamente io sono quella di bocca buona (e non lo dico con tono di scusa, lo dico e basta). Ma fino a ieri sera la motivazione non l’ho trovata.
    Trovo comunque che la “prova” a cui si sia sottoposto Alessandro non gli abbia fatto per niente male anzi, gli ha dato la possibilità di affilarsi le unghie e di dare qualcuna delle sue impagabili artigliate.
    E quindi… bellissima la digressione su Sanremo e bellissima l’anticipazione della canzone pop perfetta. Ma se questa è la canzone pop perfetta, allora questa è l’ennesima prova che la mia astronave è atterrata sul pianeta sbagliato.
    No, non mi piace.. non posso dire che non mi piace per niente (voglio dire, da uno a dieci non le darei uno come invece darei a Angelino Alfano D’Alessio ancor prima che apra bocca) ma al momento è tra il 5 e il 6. E vorrei sapere perchè devo sentirmi in colpa!
    Per cui non concepisco che tutta la bellissima riflessione suggerita da Alessandro, la regola di vita su cui improntare il tempo che ci rimane, debba essere suggerita da QUESTA CANZONE. QUESTA CANZONE (o il modo in cui è stata costruita) deve convincermi a vivere la mia vita con curiosità, da attrice e non da spettatrice?
    Mi ha talmente convinto che finirò il mio intervento dicendo che mi consola il pensiero che la vita finisce.

    • Hai scritto “bellissimo” troppe volte. Troppo Vincenzo Mollica-style.
      Ti devo credere? (sulle cose buone, intendo, l’esecuzione della Bic mi sembra supersincera).
      Soprattutto non posso credere che una ‘ola’ sia diretta al sermone new age, sicuro com’ero che mi avresti fatto a fettine (non prima di aver lasciato un proiettile nella mia cassetta della posta) almeno quanto vorrei farlo io, che non sono contento per nulla di niente (e continuo a ritoccare il pezzo per vedere se sta in piedi (‘somma)).

      Che dire. Intanto CHE NON HAI ANCORA ASCOLTATO TUTTA LA CANZONE MA SOLO IL FRAMMENTO, poi che….maledetta fretta, mi spiace di aver lasciato Bic Runga e la sua canzone perfetta (ma lieve, impalpabile, discreta e UMILE, ricordiamolo questo, non è certo Starway to Heaven [o, ancora meglio, I cigni di Balaka]) annaspare nel mio articolo sciampista di periferia-jeans-attillati-tacco-dodici, improvvisato e troppo sbilanciato sulla kermesse nazional popolare.

      L’ultima tua riflessione sul resto dello show mi fa ridere, ma siccome so che sei seria quando lo dici, riderò lo stesso per lo stile sempre ai vertici, ma prima corro a vestirmi per l’occasione (di nero).

    • No no Alessandro, la canzone l’ho ascoltata due volte ieri, ma tu sai da cosa ero reduce e quindi il mio spirito non era predisposto alla positività (e quando mai lo è stato, sta dicendo uno dei quindici notai nella mia testa).
      Ho detto “bellissimo” tre volte, e questo numero mi rende assolutamente una dilettante in confronto al nostro Vincenzone Mollica.
      La critica all’edizione Sanremo 2012 in effetti non è bellissima, bensì superlativa. Ci sono almeno quattro passaggi da maestro dell’umorismo come lo intendo io, e se poi qualcuno (o tanti) non lo apprezzano…. m’importa una bella sega.
      La presentazione della canzone funzionava eccome, e infatti probabilmente la mia delusione sul brano è stata ingigantita dal fatto che mi avevi talmente convinta che le aspettative erano alte, e noi sappiamo quanto questo sia pericoloso.
      E pure il sermone New Age funziona alla grande, sono io che non funziono in queste cose, anzi … che non ci credo più (se mai ci ho creduto, aggiunge un’altro dei notai).
      Il post sta in piedi, forse sì sbilanciato più su Sanremo che su Bic Runga (ma che nome ha?!?) e magari gli avrebbe giovato di più se la canzone fosse stata un esempio di quella che tu intendevi come canzone sanremese del passato che funzionava, per portare acqua al mulino della tua tesi sull’edizione di quest’anno. Ma del senno di poi sono piene le fosse, e come mi hai ricordato tu di recente: facciamo! Osiamo! Siamo attori o spettatori? 🙂

      p.s.: ti voglio molto bene e il nero ti dona

    • Piccole aggiunte (voglia di lavorare ZERO :-)):
      – Bic Runga è proprio carina
      – Ti ringrazio per avermi ricordato che esiste “L’uomo che amava le donne” (il notaio aggiunge: che poi non le amava MICA), bellissima canzone che non ascolto da un’era glaciale e che verrà prontamente recuperata
      – Silvia Mezzanotte … sigh… che finalmente è tornata alla guida del mezzo… arisigh
      – Canzone di Lucio Dalla bella: 4 marzo 1943

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