THE RESCUES | Can’t Stand the Rain

RescuesDopo lo splendido frammento che Valeria ha pubblicato un paio di settimane fa, ho cercato a lungo un brano che potesse rappresentare una proposta “all’altezza”. Il fatto è che, volendo, ci sarebbero un milione di pezzi da commentare e sviscerare, pezzi legati a momenti particolari della mia vita o anche solo sentiti per caso alla radio in una giornata qualunque, grandi classici della storia del rock e del pop o piccole misconosciute perle che avrebbero meritato maggiore fortuna. Però quello che non riuscivo a trovare era qualcosa che avesse un bell’effetto su di me “qui ed ora”, che rispecchiasse il mio umore di questo periodo, qualcosa che mi facesse scorrere un brivido lungo la schiena, mi desse un po’ di pelle d’oca sull’avambraccio, e in sostanza mi facesse venire voglia, appena terminato di ascoltarlo, di rimetterlo da capo e risentirlo due, tre, quattro volte… Continua a leggere

KENNY ROGERS AND THE FIRST EDITION | Just dropped in

Il grande LebowskiVoi non avete idea, non potete avercela. Non potete sapere quante cose ho scritto, e poi cancellato, riscritto e cancellato di nuovo.

Parti da qua, no parti da là, dilungati su  questo, no non farlo, buttala sul personale, no rimani sul generico… insomma, come diceva Cioran “A furia di cambiare atteggiamento nei confronti del sole, non so più da che parte prenderlo”. Sostituiamo la parola sole con qualsiasi altra, il risultato non cambierà (proprietà invariantiva?).

Sono indecisa, sono confusa, sono annoiata e, dopo i risultati delle recentissime elezioni, sono pure parecchio spaventata e però uffa la vita continua, il gas deve essere usato solo per cucinare e riscaldare la casa, le otto ore vanno fatte, i figli vanno cresciuti e bla bla bla bla, bisogna tenersi su (su Valeria su) e  allora vai con un gran dispiego di strategie, alcune complicate e perlopiù inefficaci, altre terra terra e guai a non avercele.

Tra quelle terra terra io personalmente applico e consiglio: andare in palestra (è difficile angosciarsi per lo spread quando salire o scendere le scale procura fitte lancinanti a glutei e gambe), leggere libri ben scritti (e con leggere intendo leggere e non fissare le pagine pensando all’inspiegabile legge elettorale italiana), guardare bei films e ascoltare bella musica.

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PURESSENCE | Sharpen Up The Knifes

puressenceOddio, già febbraio? “Cara, il tempo vola” cantava il cristiano a squarciagola a fine anni settanta.
E noi qui a fare promesse – e, anacronistici che siamo, neanche a tentare di rimangiarcele – di pubblicare, di non lasciare un vuoto nell’italia bloggatrice.
Sempre i soliti, non ci si può mai fidare degli italiani [questi gli ipotetici commenti dei 3 stranieri che  inspiegabilmente visitano il nostro blog].
E invece no. Eccomi qua. E come nelle serie televisive rimaste con pochi soldi, che a metà stagione ci infilano un episodio amarcord con un minuto di attori sul set e 44 di puntate vecchie, ecco che mi cimenterò su un imperdibile e brillante  resoconto musicale sulla mia colonna sonora delle passate feste di Natale quando, giusto perchè c’è un Dio [ma non più un Papa] ebbi un po’ più di tempo libero per ascoltare album e artisti che avevo lì, in sospeso, da settimane. Continua a leggere

EelST | Christmas with the Yours

xmasChe, per chi non lo sapesse, EelST sta per Elio e le Storie Tese (noti anche come gli Elii), ovvero i futuri vincitori del Festival di Sanremo 2013 (beh, mal che vada, la mia “profezia” farà la stessa fine di quella dei Maya).

Questo pezzo, che in realtà è cantato in gran parte da Graziano Romani (all’epoca dell’uscita del brano indicato come “il cantante misterioso”, mentre gli Elii si presentavano come “il complesso misterioso”), venne pubblicato come singolo per beneficenza nel 1995 e successivamente inserito nella raccolta del 1998 “Peerla“. Dunque non certo un pezzo “fresco fresco”, che però ho scelto perché da allora, e a tutt’oggi, è il brano che più di ogni altro ho fatto ascoltare alle persone con cui ho festeggiato il Natale.

Ma prima di arrivare a questo, facciamo un piccolo passo indietro. Continua a leggere

JANIS JOPLIN | Work me Lord

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La fecondità natalizia di Alex mi ha costretta a rivedere l’incipit del mio post almeno tre volte, per cui sto giro o pubblico o dò una martellata in testa all’uomo e lo mando a sognare renne e strenne per un po’ (senza contare che mi tocca pure incassare le battute sulla rapidità di Malick in confronto alla mia, e non riuscire neanche ad offendermi bensì …. a riderne!).

Riallacciandomi a quanto detto da Johnson nel suo post su Ane Brun,  anche per me la voce del / la cantante fa decisamente la differenza nei  meccanismi che regolano il mio personale gradimento di un brano e quindi, pur essendo stato molto gratificante  proporre qualcosa di nuovo o perlomeno non usurato dagli ascolti nelle ultime due occasioni, questa volta rispolvero un classico dei classici per parlarvi di una delle voci femminili che amo di più in assoluto:  Janis Joplin, la sacerdotessa del blues, con la sua stupenda Work me Lord. Continua a leggere

LANA DEL REY | Gods And Monsters

lana del reySì, OK, e allora?
D’accordo, avevo già detto tutto (e tanto) [vedi qui]  su Lana Del Rey qualche mese fa….ma se tra i campanellini di Natale vengo a sorpresa colpito da un fulmine non natalizio cosa devo fare? Restare lì con la tastiera in mano e non diffondere qualche riga anche dopo aver sentito Gods And Monsters? Meglio controllarsi e trattenersi oppure una volta tanto dire le cose proprio nel momento in cui le si pensa?

Mio parere, la seconda.

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TRACEY THORN – Tinsel and Lights

tinselandlights“You said I’m so cold I can’t remember my name, and I said the same”

Un giorno ti svegli, e tutto diventa più difficile: finestre appannate, la vista pure, anche con gli occhiali, il parabrezza dell’auto da sbrinare che ti fa perdere i cinque minuti che già non avevi perchè in ritardo di dieci.
I più acuti si chiederanno il motivo di questa mia idiosincrasia per le superfici vetrate.
Io odio l’inverno.
Semplice, banale, lineare: nemmeno la soddisfazione di essere tra quelli che odiano l’estate – tanto dura poco – o la mezza stagione che, com’è noto, “non c’è più”.

Ecco, sono già in configurazione Natale, o meglio pre-configurazione: quel passaggio obbligato che è l’aggravante alla mia avversione per il freddo e che ha il suo picco nella settimana di metà dicembre, quella in cui – colpa mia – non sono ancora in modalità “Natale” quando invece fuori è tutto un gregge che corre di qua e di là a comprare “qualcosa“, mentre vorrei solo poter avere un microfono gigante per urlare amplificata la mia disapprovazione “…ma dove cacchio andate???”.

E invece, vuoi che sono sempre in anticipo sui tempi – un microfono così grande ancora non esiste – vuoi che poi anch’io entro nell’ordine di idee che ci sono (alcune) cose ben peggiori, finisce che poi mi riascolto le musichedinatalechemipiacciono… e alla fine un po’ mi ammorbidisco e tutto riprende a scorrere. Continua a leggere

ANE BRUN | One

Assecondando lo scherzoso umore novembrino, vi facciamo oggi una bella sorpresa: apriamo le porte di casa ad un nuovo amico e lo spediamo subito sul balcone per farsi vedere da tutti  voi.
Non sapendo bene come sdebitarci per la sua costanza nel seguirci, la puntualità e la qualità nel commentarci nonchè la generosità nel rabboccarci sempre il serbatoio dell’autostima “a gratiss”, non abbiamo saputo pensare a niente di meglio per  ripagare i suoi meriti conquistati sul campo che …cedergli un appezzamento del campo stesso.
Sperando di non aver scatenato anche in questo caso una mostruosa ansia da prestazione, e curiosi come Il curioso George di vedere cosa abbia preparato per noi, non ci resta che annunciarvi: ladies and gentlemen…. JOHNSON GREEVAX!!

Sapete, è tutt’altro che facile!

Insomma, sarà tutta la fatica che ho fatto per conquistarmi quest’occasione (sempre lì a blandire quei due ripetendo nei commenti ai loro post quanto sono bravi e quanto sono belli i loro frammenti), sarà quella storia dei Maya (che se fosse vera, potrebbe voler dire avere solo più questa occasione per impressionare in maniera indelebile il pubblico di SoloFrammenti prima che il mondo chiuda definitivamente bottega), ma sta di fatto che mi sono fatto un po’ prendere dall’ansia da prestazione. Continua a leggere

ALT-J | Breezeblocks

Alex è  forse rimasto dispiaciuto dal fatto che io la scorsa settimana non sia impazzita per i Sigur Ros, ma il mio cuore già allora non era più disponibile.  Non me lo aspettavo nemmeno io, ma il miracolo del colpo di fulmine si è ripetuto di nuovo e io sto vivendo da un po’ in una dimensione privata, tutta concentrata  “dentro”,  in contemplazione di questo nuovo oggetto d’amore: Breezeblocks degli Alt-J.

Mi sono dovuta fare molta forza, quasi violenza, per pubblicare questa canzone, come un Gollum qualsiasi geloso del suo Tessoro, volevo tenerlo per me, tutto per me, solo per me. Poi il raziocinio benedetto mi ha ricordato che non sono una talent scout, che non ho scoperto niente, che niente è mio e che probabilmente, come spesso accade, sono arrivata dopo la polvere, e che la mia standing ovation e il mio applauso spella mani arriva a spettacolo finito, luci della ribalta spente e  i tecnici delle luci a guardarmi stupiti pensando “ma dov’era questa quando tutti ne stavano già parlando?”. Eeeeh boh, chi lo sa… probabilmente a qualche festa finale di un corso estivo, o in cartolibreria a ritirare testi scolastici, o in fila ad un distributore di benzina durante i week end con lo sconto (possibile, anzi … probabilissimo).

Ma se è vero che gli ultimi saranno i primi, eccomi qua … pronta a saltare la fila.

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SIGUR ROS | Dauðalogn

Eccolo, è lui, finalmente è tornato il vate delle congiunzioni, silenzio tutti, vediamo se stavolta ci scappa anche qualche contenuto.
Più o meno queste le entusiastiche reazioni al mio primo post dopo tanto tempo, nei miei sogni: questo momento l’ho immaginato mille volte 😉 e – precipitando nella realtà – nelle chiacchiere dei giornali, nei si dice insistiti, nei provini che mediaset ha programmato a raffica,  ho invece vissuto l’altro ‘ritorno’ due miliardi di volte di più dispiacendomi che l’evento Celentano abbia offuscato e vanificato l’effetto del mio calcolato periodo di allontanamento dalle scene. Vabbè, rispettiamo i nonni, perchè senza i nonni non ci sarebbero i nipoti. Continua a leggere