Assecondando lo scherzoso umore novembrino, vi facciamo oggi una bella sorpresa: apriamo le porte di casa ad un nuovo amico e lo spediamo subito sul balcone per farsi vedere da tutti voi.
Non sapendo bene come sdebitarci per la sua costanza nel seguirci, la puntualità e la qualità nel commentarci nonchè la generosità nel rabboccarci sempre il serbatoio dell’autostima “a gratiss”, non abbiamo saputo pensare a niente di meglio per ripagare i suoi meriti conquistati sul campo che …cedergli un appezzamento del campo stesso.
Sperando di non aver scatenato anche in questo caso una mostruosa ansia da prestazione, e curiosi come Il curioso George di vedere cosa abbia preparato per noi, non ci resta che annunciarvi: ladies and gentlemen…. JOHNSON GREEVAX!!
Sapete, è tutt’altro che facile!
Insomma, sarà tutta la fatica che ho fatto per conquistarmi quest’occasione (sempre lì a blandire quei due ripetendo nei commenti ai loro post quanto sono bravi e quanto sono belli i loro frammenti), sarà quella storia dei Maya (che se fosse vera, potrebbe voler dire avere solo più questa occasione per impressionare in maniera indelebile il pubblico di SoloFrammenti prima che il mondo chiuda definitivamente bottega), ma sta di fatto che mi sono fatto un po’ prendere dall’ansia da prestazione.
In particolar modo è stato molto difficile decidere su quale cantante/brano/frammento puntare la mia attenzione. Inizialmente c’era l’idea di scegliere un altro pezzo dei Midlake tratto dal loro secondo album, The Trials of Van Occupanther (grande album!), ma poi mi sono detto che in questo modo sarebbe stato spontaneo e immediato un confronto con il post di Alex e sinceramente non mi sembrava una grande idea esordire facendo fare brutta figura al padrone di casa (o peggio ancora facendone una io). Quindi, seguendo un po’ una sensazione legata all’ascolto dell’album di cui sopra, mi è venuto da pensare ai Fleetwood Mac (una delle mie band preferite di cui, se i Maya si sono sbagliati e se Valeria e Alex non mi cacceranno a pedate dopo questa prima esperienza, sicuramente vi parlerò prima o poi in un altro post), ma in questo caso c’era la controindicazione che i pezzi degni di nota risalivano agli anni ’70-’80 e forse sarebbe stato opportuno scegliere qualcosa di un po’ più recente. Vi risparmio i dettagli su tutte le altre idee che mi sono passate per la testa in questi giorni, per provare ad arrivare al punto, ovvero la mia scelta definitiva: Ane Brun.
In un’altra vita, su un altro blog, ho avuto modo di dire che uno degli aspetti che maggiormente mi colpisce in una donna è la sua voce ed ovviamente questo vale doppiamente se si tratta di una cantante. In quella stessa sede, in un altro post, parlai anche di un sito di musica che si chiamava The SixtyOne. Ebbene, proprio su quel sito mi capitò di ascoltare per la prima volta un brano di Ane Brun che si intitolava “To Let Myself Go” e ne rimasi quasi ipnotizzato al punto che per diverse settimane lo ascoltai quotidianamente più volte al giorno. Poi, come spesso capita con questo genere di infatuazioni, arrivò altra musica e Ane Brun venne accantonata. Però il suo ricordo era lì da qualche parte e in questi giorni è saltato di nuovo fuori e mi sono detto che c’erano parecchi punti a suo favore per un post su SoloFrammenti:
1) Gran voce
2) Molto brava ma non famosa (almeno qui in Italia)
3) Norvegese (questo soprattutto nella scala “meriti” di Alex)
4) Gran voce (l’ho gia detto?)
Ok, forse non erano proprio così tanti i punti a suo favore, però sentivo di essere sulla buona strada e così sono andato ad approfondire la sua discografia (6 album in studio, 2 live, 1 EP e vari singoli) ritrovandomi ad ascoltare un piccolo tesoro: bellissimo il primo album del 2003 “Spending Time with Morgan” (Morgan era il nome della sua chitarra) e altrettanto bello, sebbene molto diverso, il più recente (2011) “It All Starts with One” su cui mi sono concentrato. A questo punto era necessario identificare il pezzo giusto, però anche qui i ho dovuto faticare non poco: meglio le atmosfere rarefatte di “These Days” (oh, questa ad Alex piacerebbe moltissimo…) o la verve trascinante di “Do You Remember” (con questa mi conquisto l’apprezzamento di Valeria di sicuro…)?
E poi ho capito: io non sono Valeria e non sono Alex; se sono qui non è per far colpo su di loro (che tanto mi vogliono bene lo stesso), ma per portare qualcosa di mio e di diverso; e così ecco “One”, un tango cantato da una norvegese (!!!) e per la precisione il frammento che inizia al minuto 1:43 del quale mi piacciono molto anche le parole:
First everything is quiet
A breath of air from lips and tongue
Then the sound makes the world wild
One, two, three more
We can do more
Much more, let’s do more
Much more, let’s say more
We are more
che mi sembrano anche una definizione perfetta per SoloFrammenti.
Dicevo che “One” mi rappresenta più degli altri due brani che ho citato (e che trovo comunque bellissimi) perché al primo ascolto è stato quello che mi ha colpito di più facendomi immediatamente pensare a “I’ve Seen That Face Before”, la versione di Grace Jones dello splendido “Libertango” di Astor Piazzolla (ormai purtroppo “rovinato” dall'(ab)uso in uno spot pubblicitario di un famoso brandy italiano), brano di punta della colonna solora di “Frantic” di Roman Polanski, che è da ormai oltre una ventina di anni uno dei miei pezzi preferiti in assoluto (mi basta l’ascolto di poche note e subito scatta il ricordo di un viaggio a Parigi fatto a 18 anni e credo che non sia necessario aggiungere altro per spiegarvi il perché di questa “passione”).
Per quanto riguarda il video, quello “ufficiale” che viene riportato è relativo ad una versione accorciata del brano (la versione “integrale” tratta dell’album dura 3:18, mentre il video proposto ne dura solo 2:19 e il frammento in questione si trova al minuto 0:48) ed ha la particolarità di collegarsi ad altri tre video di brani tratti dallo stesso album per costruire una sorta di mini-film. In particolare se siete interessati alla visione completa di questa opera, l’ordine corretto dei video è: “Words” (prologo), “One” (atto 1), “Do You Remember” (atto 2) e “Worship” (finale). Anche da questo punto di vista trovo molto interessante e meritevole di citazione il lavoro fatto nel creare i 4 video collegati.
A questo punto ancora due parole su Ane Brun: norvegese di nascita, ma cresciuta artisticamente in Svezia, cantautrice, interprete e produttrice discografica, è stata scelta lo scorso anno da un signore che si chiama Peter Gabriel per re-interpretare, nel suo ultimo lavoro “New Blood”, uno dei suoi più grandi successi, ovvero il duetto “Don’t Give Up” che in origine lo vedeva in coppia con Kate Bush (e personalmente trovo che la Brun sia vocalmente molto più dotata della Bush).
E per chiudere vorrei citare ancora un pezzo del testo di “One”:
It all starts somewhere
It all starts with one
augurandomi di cuore che questi versi di Ane Brun risultino essere una “profezia” più attendibile di quella dei Maya.
Accidenti, colto dall’ansia quasi dimenticavo una delle cose più importanti, ovvero la mia valutazione del frammento: 4 stelle.
Il frammento
Il link al brano completo
Pingback: Playlist #008 | La versione di Johnson
Pingback: PURESSENCE | Sharpen Up The Knifes | Solo Frammenti
Pingback: JANIS JOPLIN | Work me Lord | Solo Frammenti
Benvenuto, finalmente!
Sempre per la serie ‘darsi un tono’ dirò che ascolto e scrivo dall’aeroporto, in attesa della chiamata per il mio volo.
Il brano è di quelli non facili. Lo dico perché, ascoltato di corsa stamattina, avevo deciso che non mi piaceva. Mi respingeva, Però c’era qualcosa di ‘interessante’ dentro, da qualche parte.
Così mi sono preso il tempo per riascoltare e capire meglio. È infatti è invece MOLTO bello, vario, drammatico e cinematografico. Diciamo che è una di quelle canzoni impossibili da mettere in sottofondo, troppo ingombranti per lasciare spazio alla conversazione.
Se devo dirne una che non mi ha ancora convinto è sulla voce. Sicuramente bella (ci mancherebbe) ma – e qui è anche il brano – credo tendente un po’ troppo al ‘cantato drammatico’ (mi viene in mente roxanne di moulin rouge [uno dei miei top 10 movies], che dopo un po’ temo mi farebbe venire voglia di dichiarare guerra a un passante qualsiasi. Ma su questo vale più la battuta che il resto, anzi sono pronto a tornare sui miei passi (e in questo senso sono tanto curioso di sentire il mitico album ‘della chitarra’).
tutti gli hints che hai sparso nel post (album, canzoni, la cosa di grace jones che – così a memoria -proprio non ricordo e mi pare sia gravissimo…) non li ho seguiti ancora ma lo farò al più presto.
Bravo, bravo bravo! che la ricerca di ‘musica nuova che ci piaccia’ sia così ‘urgente’ da scovare in posti strani artisti sconosciuti ha il mio plauso assoluto. E allora non è vero che lo si faceva solo a vent’anni (cosa che dicono tutti i noiosi: è vero solo se ora sei vecchio) anche se allora il tempo libero non era così prezioso come ora e in mezzo ci poteva stare tutto….anche questo è vero, condividete tutti, no? E aprirebbe altri discorsi ben più complessi ma, per fortuna non solo mia ma dell’umanità intera, il mio volo ora parte.
[stile wabi sabi: non rileggo e posto subito]
Intanto ancora grazie.
Sul brano e sull’interpretazione della Brun devo darti ragione: molto “drammatizzato” ed effettivamente concordo in pieno sul rimando a “Roxanne” di Moulin Rouge (anche per me un grandissimo film), però ti posso dire che nello stesso album ci sono pezzi di tutt’altro genere (sicuramente più congeniali alle tue corde) come appunto “These Days”. Per quanto riguarda il primo album, quello della chitarra, a me ricorda molto lo stile di Suzanne Vega (e quindi mi è piaciuto molto).
Spero che tutti gli altri suggerimenti siano uno spunto per curiosare qua e la alla scoperta di qualche cosa di interessante e per quanto riguarda la ricerca di “musica nuova che piaccia” devo dire che per me è un’esigenza molto più adesso che non a vent’anni, anche se spesso più che cercare artisti in posti strani (anche se ogni tanto capita) finisco con il ripescare roba “vecchia” (specialmente anni ’60-’70-’80) che mi ero perso all’epoca (e parlo anche di mostri sacri come Dylan che per me è una scoperta abbastanza “recente”).
Buon viaggio e a presto.
Anche These days mi piace 🙂
Molto bene, ne ero quasi sicuro 😉
Cari, che bello assistere al vostro idillio 🙂
Io non ho ancora ascoltato altre canzoni della fascinosa norvegese, mi sto invece concentrando molto su questo brano e devo dire che mi piace sempre di più… Trovo che l’interpreatazione “drammatica” come l’ha definita Alex sia più che appropriata … insomma, stiamo o non stiamo ascoltando un tango? E cmq l’impennata di pathos la dà più che altro la seconda voce (sempre lei immagino)… siete d’accordo?
L’unica cosa sulla quale non sono d’accordo con Johnson è la parte da frammentare … per me sicuramente la strofa più che il ritornello.
Baci a tutti e due
🙂
Anche io credo che il canto “drammatizzato” si adatti bene al genere musicale (il tango) e concordo sul fatto che la seconda voce (anche secondo me è sempre lei) crei un bel “crescendo” nel brano. Sul frammento resto dell’opinione iniziale, ma mi fa molto piacere che il brano ti piaccia sempre di più.
A questo punto aspetto un commento su “Do You Remember” che secondo me dovrebbe proprio piacerti (poi magari mi sbaglio…). Fra le altre cose su YouTube ne trovi una versione live nella quale compaiono anche le “First Aid Kit” di cui avevo parlato altrove…
Beh Marco, che dire … sei entrato con il botto! Se fossi mio figlio non potrei essere più orgogliosa di te per aver centrato tutti quelli che io considero i punti essenziali di un post in questo blog: ottima scrittura, nessuna forma di risparmio sull’ironia, preparazione musicale e intuizione sul brano. Bravo bravissimo, anche se non hai postato “Do you remember” che andrò ad ascoltarmi in autonomia, anzi … non solo bravo ma pure furbo, per provare a farmi uscire dall’apatia (musicale).
Bello questo brano, quattro stelle anche per me, mi permetto solo di aggiungere un particolare che pare esserti sfuggito: Ane Brun ha proprio una gran voce 😉
p.s.: anche io adoro la versione di Libertango fatta da Grace Jones
pp.ss.: It all starts somewhere, it all starts with one … una chiusa di classe come non ne leggevo da tempo.
Che il Signore ti mantenga in questa forma … non potrei farti un augurio più sincero.
Grazie mille per le belle parole e per l’augurio finale 🙂
Sono molto contento che ti siano piaciuti: il post, il frammento e soprattutto la voce di Ane Brun!
Spero che anche “Do You Remember” risulti di tuo gradimento: come ho detto, secondo me tutto l’album è molto bello e merita l’ascolto.
E ovviamente non posso non essere felice del fatto che anche a te piaccia la versione di Libertango di Grace Jones.