GREEN DAY | Holiday

Se ti muore la gatta che ti ha tenuto più compagnia di qualsiasi essere umano negli ultimi 13 anni, disperarsi è fuori luogo perché era solo un animale.

Se il lavoro invece di essere, almeno a tratti, un appagante sistema di guadagnarti la pagnotta è da troppo tempo una sanguisuga che ti prosciuga del tuo tempo e delle tue energie, lamentarsi non è consentito perché “almeno tu un lavoro ce l’hai”.

Se la salute non è più quella di una volta e a 39 anni mangi più pastiglie che caramelle, preoccuparsi non vale perché c’è chi sta peggio.

Se crescere due figli in questi  tempi di crisi mondiale, siccità incombente, fine del mondo imminente qualche volta ti toglie il sonno… bisogna pensare a chi i figli non li ha e li vorrebbe, e poi non potevi pensarci prima?

Se sei famosa per essere una conversatrice stimolante, ma qualche volta non hai voglia di schermaglie verbali ma solo di un po’ di tenerezza allora sei complicata, però se sei su di giri e di umore scherzoso allora sei una rompicoglioni.

Se non riesci a raccontare la trama del film “Welcome” senza commuoverti, è solo perchè sei troppo emotiva.

Se qualche volta non ne puoi più di tutti questi giudizi ma, come un personaggio del libro che ho finito oggi, pensi “Certo che ti cadono le braccia a furia di sbraitare per avere ragione” perché non ce n’è proprio più, e allo stesso tempo, tragicamente, sai che quei giudizi non sono sbagliati… allora l’unica soluzione è lasciar sbraitare chi di energia ne ha ancora (o ne aveva?) e che non si vergogna di dire “Bianco” oppure “Nero” perché il Signore gli ha fatto il dono di guardare le cose da una prospettiva sola (o perlomeno da una prospettiva alla volta).

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SUZANNE VEGA | In Liverpool

A Liverpool la domenica non succede nulla.
“Niente traffico, luci pallide. Nessun suono in questa parte della città… except for… ”

“Il ragazzo sul campanile, è pazzo, si sta gettando dalla torre.
E come un gobbo [di Notre Dame] in paradiso,
Ha prima suonato le campane per mezz’ora,

Come se gli mancasse qualcosa o qualcuno
Che sa che non potrà avere

E se non è così per lui, lo è certo per me.

Pochi giorni fa, rispondendo a un commento in questo blog, scrissi qualcosa che mi riportò alla memoria questa canzone che non ascoltavo da tempo, in cui il testo riportato qui in apertura mi ha sempre intrigato non poco; una serie di immagini surreali – e un bel po’ tragiche – messe in piedi ad arte per arrivare a dire semplicemente questo: “io sto male perchè non ci sei più“.

Questo è l’inciso di “In Liverpool”, un gioiello dei primi anni 90 di Suzanne Vega scritto nel ricordo di una sua relazione con un ragazzo (di Liverpool, importante precisarlo) e, sempre nell’ottica di mantenere i piedi per terra e scrivere opinioni obiettive e misurate, per me è un pezzo di musica di eleganza mostruosa, nonchè sterminata. Punto. Continua a leggere

UNBELIEVABLE TRUTH | A Name

Grande scoperta! Il fratello minore di un depresso, facilmente sarà…depresso. Brutta e brutta cosa. Ereditaria.
Come lo so? HA! (risata – singola – di superiorità).

<Potrei>
[In questo blocco di testo, compresa questa frase,
potrei usare troppe volte la parola “potrei”.]

Potrei dire che lo so perchè ho studiato con i neuroscienziati della McGill University (gli stessi dell’articolo sui superpoteri delle canzoni di Adele che fanno piangere Tyson e le compagne del corso di ricamo) oppure perchè attento osservatore, colgo ogni sfumatura della società in cui vivo oppure ancora per l’ultimo saggio letto sull’argomento (regalato poi a un bimbo mio vicino di casa sempre solo perchè potesse usarlo come compagno sull’altalena).

Potrei. Anzi, magari potrei potessi.
Invece sono io, sempre uguale a me stesso,  grande sfoggio della superficialità più sbruffona esibita come conoscenza approfondita mentre, come gli anziani, registrato un unico piccolo particolare – magari casuale – nella galassia di un argomento, lo promuovo assioma e forte di questo, come Mosè do le tavole.

Il piccolo particolare a sostegno della tesi di questa puntata è l’intero del frammento, ovvero la canzone “A Name” degli Unbelievable Truth. Anzi il suo autore. Continua a leggere

Come mai Adele fa piangere

Segnalatomi da un amico (oiraM – nome in codice – che ringrazio) adepto di SoloFrammenti , riporto un estratto da un articolo del Post, a sua volta ripreso dal Wall Street Journal, in cui viene analizzata Someone Like You di Adele per le già note proprietà coadiuvanti  all’apertura delle dighe del pianto.

«….Quando la musica esce dall’andamento previsto  il nostro sistema nervoso, già molto coinvolto, si allerta; aumenta il battito cardiaco e cominciamo a sudare.

La musica che suscita forti emozioni, secondo uno studio condotto da un team di neuroscienziati alla McGill University, rilascia dopamine nell’area del cervello con cui percepiamo il piacere, un po’ come il cibo, le droghe o il sesso. Siamo quindi portati a ripetere l’esperienza: più emozioni ci suscita una canzone, siano queste felici o tristi, più desideriamo ascoltarla. Per questo Someone Like You è una canzone così popolare.….» Continua a leggere

BIC RUNGA – Get Some Sleep

Dio, come sono intristito. Nel corso della settimana sono riuscito qui e là ad ascoltare tutte le canzoni di Sanremo e temo fortemente che per la prima volta in tanti anni non chiamerò gli amici sabato sera per la consueta serata trash sanremese, in cui ascoltiamo le canzoni in religioso silenzio, commentando poi il pezzo, l’esecuzione e il look dei partecipanti mettendo musica e moda sullo stesso piano qualunquistico a 360 gradi, con giudizi a priori e, soprattutto, perdendo decine di occasioni di tenere la bocca chiusa.
Dà sempre un bel po’ di soddisfazione, ammettiamolo, lasciarsi andare alla configurazione mentale da ‘sciampista‘: d’altra parte è sabato anche per i premi Nobel, mica possiamo fare gli intelligentoni per tutta la settimana, giusto?

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SIA [FURLER] | Breathe Me

L’intensità e il tema dell’ultimo intervento della mia coinquilina Valeria hanno avuto notevoli conseguenze sulla pianificazione annuale dei miei post. Quindi, ahimè, ahivoi, ahieverybody, l’annunciata dissertazione sulle Bananarama, preludio al monumentale saggio su Britney Spears con grafici A COLORI dimostranti la relazione e il valore, inversamente proporzionali, tra il peso DI LEI e della DI LEI MUSICA nel panorama internazionale bla bla bla e altro ancora…..non saranno pubblicati che a febbraio 2013 per far posto a un frammento più adeguato al mood attuale.

Ecco che la scelta è caduta allora su Breathe me di SIA.
L’analogia con il tema funereo non è tanto nel testo del brano quanto al mio imprinting con esso, strettamente legato a una serie Tv particolare (potrei dire d’elite), che ho seguito in solitudine ma con grande interesse, il cui tema principale è la morte, sia quella vera che quella evocata nella non vita dei protagonisti. Si tratta di Six Feet Under, dal titolo strano ma molto eloquente (si tratta della profondità a cui viene interrata una bara) che già ci dà un bell’indizio sul peso del prodotto.

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JEFF HEALEY BAND | While My Guitar Gently Weeps

Sapete? Sono un tipo strano.
Se sono triste ascolto musica triste, invece quando sono felice (ma anche quando sono ‘medio’) ascolto musica…triste.
Ed è un peccato, perchè sono anni che ho il cd single di Barbie Girl, comprato appositamente per non trovarmi impreparato in caso volessi ascoltare qualcosa di divertente. Ma quel giorno (quello di Barbie Girl, intendo) per fortuna non arriverà mai. Sto quindi pensando di venderlo. Il cd è nuovo, ancora incellofanato, credo anche valga anche un sacco di soldi (la musica di qualità si rivaluta nel tempo), diventerò ricco e ancora più felice.

E proprio in previsione di questo momento di felicità, ecco la mia proposta a 360°, per i tristi che vogliono la musica triste e per i felici che vogliono la musica (quanto mi piace questa parola oggi!) triste . Per molti. Per tutti.

Si tratta di un brano di qualche tempo fa che, manco a dirlo, al primo ascolto mi stese completamente. “Che gran fighi questi, chitarra e arrangiamento bellissimi, ma è soprattutto al canzone che è fantastica”. Continua a leggere

SIXPENCE NONE THE RICHER | It Came Upon the Midnight Clear

“C’è una sola canzone che negli ultimi  anni è riuscita a competere con i classici anni 50 delle canzoni di Natale che ascolto”….
Questa in origine sarebbe dovuta essere l’apertura dell’articolo, pochi minuti prima che il colpo di fulmine per Smith&Burrows con la splendida As the Snoflakes Fall mi convincesse a mollare l’articolo e tirare il pacco alla prescelta per dedicarmi alla nuova arrivata.

Ma come avrei fatto ad aspettare un altro anno? Eccomi quindi a poche ore di distanza con un’altra Christmas tune che mi accompagna ormai da circa 7-8 anni.
Si tratta di It came upon the Midnight Clear dei Sixpence none the richer.

Chi sono ?
Beh (boh), oltre a questa canzone io li ricordavo (con un certo disappunto) solo per una furba cover senza personalità di un bel pezzo anni90 ma, guarda un po’ il caso, proprio ieri a casa di amici per un brunch con annessa maratona Pictionary (tutte cose che non vi interessano, ma i miei amici saranno contenti di sapere che  gli voglio bene e che mi sono divertito tantissimo), eravamo tutti in dubbio su di chi fosse una canzone – Kiss me – ascoltata alla radio.

Naturalmente non ci siamo distratti dal Pictionary e abbiamo poi vissuto le nostre vite com’erano (in)degne di essere vissute, ma oggi,  dopo una breve ricerca per dire almeno una parola sul gruppo, che cosa ti trovo? Ma che cosa ti trovo? Che i Sixpence, oltre a un pezzo fondamentale della colonna sonora dei miei Natali, hanno anche composto Kiss me, una canzoncina carina e simpatica. La stessa della radio (non erano nè Nathalie Imbruglia nè Lene Marlin, quindi).
Carina. ottimo jingle per una pubblicità. Nessuno è caduto dalla sedia, comunque.

Per il resto, oltre a ben cinque album – almeno 50 canzoni!! – che se volessi potrei comprare ma non voglio, di questa band non so niente.
Li adoro unicamente per questo brano e li ringrazio di essere esistiti (riconosco qui un po’ snobismo e pregiudizio), ma non chiedetemi altro su di loro. Adesso non lo voglio sapere, forse chissà, un giorno approfondirò (tanto snobismo e pregiudizio). Continua a leggere

SMITH&BURROWS | As the Snoflakes Fall

Si era già capito. Sono prevenuto e sospettoso quando si tratta di canzoni di Natale: le rielaborazioni compracasa – comprabarca – fai contenta la casa discografica dei furbetti di turno non fanno che alimentare il mio disprezzo. Ma ogni anno faccio qualche tentativo, in genere disastroso, e alla fine ascolto solo “Merry Christmas” (non sono sicuro del titolo) con QUELLE canzoni cantate da Dean Martin, Nat King Cole e altri grandissimi. Tutte versioni d’annata, la più giovane avrà 45 anni, ma che classe! Oltre a queste c’è poco nella mia lista dei preferiti, con alcune eccezioni (oltre ai Natali Piccolini, naturalmente). Una è la canzone di cui volevo scrivere oggi, e l’avevo già decisa da un po’, ma nell’intenzione di spendere una riga per una new entry che mi aveva folgorato proprio in questi giorni  sono andato a riascoltarmi il pezzo…… e non ce l’ho fatta a lasciarlo a una sola riga, per cui gli dedico l’intero post. E mi impegno a scrivere anche l’altro e pubblicarlo in tutta fretta (AGGIORNAMENTO: il frammento lo pubblicherò già oggi o domani mattina). Continua a leggere