A Liverpool la domenica non succede nulla.
“Niente traffico, luci pallide. Nessun suono in questa parte della città… except for… ”
“Il ragazzo sul campanile, è pazzo, si sta gettando dalla torre.
E come un gobbo [di Notre Dame] in paradiso,
Ha prima suonato le campane per mezz’ora,
Come se gli mancasse qualcosa o qualcuno
Che sa che non potrà avere
E se non è così per lui, lo è certo per me.”
Pochi giorni fa, rispondendo a un commento in questo blog, scrissi qualcosa che mi riportò alla memoria questa canzone che non ascoltavo da tempo, in cui il testo riportato qui in apertura mi ha sempre intrigato non poco; una serie di immagini surreali – e un bel po’ tragiche – messe in piedi ad arte per arrivare a dire semplicemente questo: “io sto male perchè non ci sei più“.
Questo è l’inciso di “In Liverpool”, un gioiello dei primi anni 90 di Suzanne Vega scritto nel ricordo di una sua relazione con un ragazzo (di Liverpool, importante precisarlo) e, sempre nell’ottica di mantenere i piedi per terra e scrivere opinioni obiettive e misurate, per me è un pezzo di musica di eleganza mostruosa, nonchè sterminata. Punto.
Ma come si possono scrivere cose così ispirate e contemporaneamente rimanere persone ‘terribilmente normali’?
Perchè, e qui mi tocca confessare di credere nella fisiognomica, è così che lei mi appare: sempre un po’ con l’aria di quella che, rincorrendo il cagnolino, si trova sul palco di un teatro pieno di gente e, paralizzata e mano davanti alla bocca, dice “Oddio!”.
Non che io e la Suzanne ci si conosca, nessuna frequentazione nemmeno su Facebook o Twitter, ma credo che tra una ‘fulminata’ come Lady Gaga e un messia musicale tipo Patty Smith lei sia lì nel mezzo, sperduta e disorientata, stretta alla sua chitarra.
Che normale.
Tanto normale che nel tempo libero tra una strofa non finita di una canzone e l’accordo che sta cercando ma ‘non le viene’, potresti trovarla in fila dietro di te ‘dalle donnette‘ (questo il nome di una leggendaria merceria nel centro della mia città), a cercare un bottone uguale a quelli del suo golf da casa grigio topo; anche lì sperduta e stretta alla sua chitarra, che ascolta tra imbarazzo e ammirazione gli scambi tra te e la commessa sulla scelta del completino intimo da tigre piuttosto che quello da pantera.
Che normale la Suzie.
Qualcuno, figlio di notaio, potrebbe avere da ridire su queste mie osservazioni in quanto spesso basate sul vuoto pneumatico, sul ‘nulla certo’ (beh, proprio sul nulla no, diciamo che stavolta le prove schiaccianti a sostegno della mia ‘tesi della merceria’ sono i video dove lei suona mesta la chitarra fissando l’angolo in alto della stanza). Critiche che certo hanno un fondamento, ma se scrivessi solo di cose che so, certo non avrei aperto un blog, ma comprato un tovagliolo.
Tornando a Susanne Vega e al frammento di oggi, mi rammarico che questa non sia diventata un classico come “One” di Bono & C., perchè, caspita, è pura arte dalla prima all’ultima nota e all’ultima parola.
Ne sono ancora ammirato oggi, dopo anni, e scrivo queste righe in piedi su uno sgabello per poter fare la standing ovation ‘da più in alto’.
Il nome della Suzie mi era noto più per assonanza con i nemici di Goldrake che per altro, ma il destino volle che inciampassi casualmente in questa canzone quando a una “mostra del disco” (ne fanno ancora?) scambiai due cd usati con altri due ‘a sorpresa’. Uno di questi era “99.9F”, di questa Suzanne Vega che io allora conoscevo solo per “Luka”, canzone di cui, probabilmente ora accusato di blasfemia ma chissenefrega, non mi è mai importato granchè nè della versione originale e tanto meno di quella italiota a opera di Paola Turci.
Nonostante Luka, che me l’aveva messa un po’ in antipatia, con questo brano è stato subito un colpo di fulmine.
Del resto, mi chiedo, se non si è fatti di legno come si fa a non rimanere incantati da tanta bellezza?
E’ vero, è tutto soggettivo e infatti io scrivo di me, pubblicamente, ma voi potete fare altrettanto, giusto?
Per esempio potreste:
– soggettivamente fermare la lettura del mio delirio settimanale e andare qui a fare i cinefili snob…
– soggettivamente scrivere un commento in cui dite la vostra opinione e, probabilmente, che “sì è una bella canzone ma resterà sempre seconda a quella dei puffi” (nella prima versione con i baffi). [Siete delle capre!]
– oppure, timidi e riservati, scrivere in piccolo tutte queste cosine e altri grandi segreti nel vostro diario con il lucchetto che nascondete sotto al letto. [che poi… ha ancora un senso al giorno d’oggi?… se penso a questa storia di tenere un diario, che verrà letto solo dopo la mia morte, mi vengono i brividi]
Continuo a divagare (e sono anche attaccabrighe oggi), ma torniamo sul pezzo.
Di questa canzone mi piace tutto, tutto, tutto, anche il silenzio prima della prima nota e dopo l’ultima.
Il frammento trainante è il ritornello, aperto, arioso, magico ed evocativo.
Qui la canzone si solleva, inizia la corsa e mi trasmette una sensazione di, come dire… circolarità (mi immagino sempre un ipotetico video in cui la telecamera si muove in cerchio attorno alla cantante in una specie di vortice/vertigine. Non ho ancora capito il perchè di questa visione, ma è una cosa positiva che di solito rispecchia il mio particolare trasporto – mi succede anche per altri brani – e, comunque, credo che presto saranno disponibili farmaci – pastiglie, mi auguro – per trattare questa singolare patologia videomusicale).
Dicevo… del ritornello, che è di una leggiadria impareggiabile: si tratta di un modulo, con tendenza a ‘lasciarci in sospeso’, che viene ripetuto tre volte prima di ritornare con i piedi per terra (“…Have now, and if he isn’t I certainly am” [punto di ascolto 00:24]) e con la giusta profusione di appoggiature riequilibratrici del film lacrimale.
Questa è la parte ‘killer’ del pezzo ed è la mia preferita, il mio 10 e lode odierno…ma cosa potrei dire di meno per la strofa, il bridge, i suoni, se non che sono anch’essi tessere imprescindibili di un puzzle che porta a compimento una canzone incantevole?
Perchè, inutile che ci giri attorno, mi piace senza riserve e per questo (e altri mille motivi che vi risparmio) la considero magnifica, anzi perfetta! Che sia la sua migliore?
L’album “99.9F” ha ricevuto critiche molto diverse,con in più il disorientamento dei fan della prima ora che non riconoscevano più la loro cantastorie (aveva cominciato a utilizzare i synth, orrore!) dei tempi di “Solitude Standing” , ancora oggi considerato l’apice nella sua produzione musicale.
Io stavolta non so e, giusto per lasciarvi interdetti, non dirò.
L’album-mito non l’ho mai ascoltato per intero, mentre questo, in rotazione questa settimana nel tragitto casa-ufficio-ufficio-casa, non mi crea tuffi al cuore oltre a “In Liverpool”.
Ma anche questa volta mi prendo la responsabilità delle mie azioni e dei miei frammenti.
Vi saprò dire se non ci piaceremo mai o se quest’album è un silent-grower che sulle prime ti pare una musica placebo e un giorno ti accorgi che sei già suo da un sacco di tempo….
Io per il momento sono suo solo di “In Liverpool“.
5stelle
Il frammento
Il link al brano completo
L’11 giugno sarà a Parigi, a La Cigale. I prezzi non sono proprio convenienti, ma perlomeno, tra Lady Gaga e Madonna che impazzano in tutto il mondo con le loro esibizioni, un concerto di una “donna normale” prima o poi ci vuole!
Ciao sono Christian,il Tuo Blog l’ho trovato oggi per caso e sfogliandolo in questa pagina,mi ritrovo uno dei brani piu’ intensi di Nadine Vega (si’ e’ il suo 2° nome).
Potrei scriverti molte cose sul conto della cantante Americana ma ci tengo a scrivertene solamente 2 :
1°:mi sono accostato alla Sua Musica,nel lontano 1987,quando esplose con “Luka”,ovviamente ,mi feci imprestare lp da un conoscente e mi piacque assai e sempre dallo stesso,mi feci prestare anche il 1° lp Omonimo (da lui fan anche dei “Police”),ed anche quell’album mi fece scoprire un mondo nuovo non solo fatto di tastiere e sinths (Howard Jones,Depeche Mode e Camouflage …) ma anche qualcosa di piu’ difficile e virante verso il pop-folk a me,che essendo del ’72,per me era un campo assolutamente nuovo ed impervio.
2°:ti consiglio di ascoltare anche brani tipo “The queen & the soldier” o “Gipsy” oltre che la gia stra-citata “Solitude Standing” dal ritmo incalzante e dal bellissimo video (nonostante in giro ne ho letto in maniera alquanto negativa …).
Bene,Ti saluto ed anch’io da qualche mese sto’ cercando di mettere su’ un Blog o qualcosa di simile ma da quello che e’ venuto fuori sembra piu’ un pasticcio che una cosa semi-seria !!!
Alla prossima !!!
Grazie, perché non sapevo di conoscere “In Liverpool” e invece la conoscevo, tanto tempo fa (solo la musica, al tempo non davo grande importanza al testo). Non ho mai ascoltato granché di Suzanne Vega, a parte le due o tre più note (Tom’s diner, My name is Luka). Direi che va approfondita.
Complimenti per il blog!
Scusate, ma “Tom’s diner”? Ok, quella che si conosce è la versione di DNA, mentre il brano originale era a cappella, ma rimane un pezzo molto noto a cui è associato il nome di Suzanne Vega; il cui testo è notevole, peraltro.
Concordo con quasi tutto il post: “In Liverpool” è semplicemente un capolavoro, e la chiusura del ritornello è da pelle d’oca. Ho trovato particolarmente azzeccata l’immagine di circolarità per descrivere le tre ripetizioni del tema del ritornello.
Personalmente apprezzo entrambi i lati di Suzanne Vega, sia quando fa la songwriter acustica che quando si butta sui synth. Concordo anche con chi, tra i commenti, consiglia di ascoltare assolutamente “Marlene on the wall” dal suo primo album, un brano che mi fa davvero scivolare via la stanchezza dal corpo, e soprattutto “Solitude standing”, non tanto il disco (bellissimo, comunque), quanto la canzone, con la sua ritmica incalzante, sottolineata dall’intera strumentazione ed impossibile da non seguire, che accompagna un cantato morbido ed intimo.
Aggiungo l’ovvia “Left of center” e “Rosemary”, inedito che chiude “Tried and true”, la raccolta del 1998.
Aggiungo i tuoi suggerimenti alla lista di ascolto della Suzie.
Solitude standing, l’album, lo sto ascoltando ma non so ancora se mi piace o no. Sono d’accordo sulla canzone che dà il titolo, mi piace molto.
Approfitto invece del tuo intervento per ritrattare clamorosamente quanto scrissi su “Luka” che, riascoltata ora senza i ricordi (chissà quali) che me la rovinavano, è certo tra i pezzi più interessanti dell’album, proprio bella (ho saputo anche che il Luka della canzone in realtà era lei, storia vera).
Grazie per la visita e buon week end.
a.
Ciao Alex…ho visto il tuo “like” nel post “salutiamo la primavera!” e ti ringrazio per aver ancora una volta apprezzato un mio post…e questo mio grazie e’ anche per le altre volte che ho visto nel “like” la tua immagine. Esplorero’ il tuo blog. Ciao e..grazie ancora Alex.
Marghian
Sto ascoltando “in lìiverpool..e’ molto bella!! Ciao.
Marghian
Dai che finalmente riesco a rispondere ad un post nella stessa giornata in cui lo hai scritto!
Cominciamo con il dire che Suzanne Vega “Mi piace” un bel po’. Nella seconda metà degli anni ottanta ho letteralmente consumato una cassetta da 90 che conteneva i suoi primi due album “Suzanne Vega” e “Solitude Standing”. A parte Luka (che comunque secondo me è un gran bel pezzo), ci sono molte belle canzoni, fra cui io amo particolarmente “Marlene on the Wall” (del primo album) e “Solitude Standing” (ovviamente del secondo) che ti consiglio (se già non le conosci) di recuperare.
Per quanto riguarda il brano che proponi, è certamente molto bello, ma, secondo me, meno di altri suoi pezzi dei primi due album (o forse, come al solito, si tratta solo dei ricordi collegati all’ascolto di quegli anni) – e sicuramente meno bello anche della canzone dei Puffi.
In ogni caso grazie per lo splendido post (come al solito) che mi ha dato l’occasione di riascoltare alcuni pezzi di una cantante che ho amato molto ma che non sentivo da un po’.
Per ricambiare ti informo che il farmaco per la tua patologia videomusicale esiste già, purtroppo però per ora solo in supposta.
E in riferimento all’attirare l’attenzione, chiudo con una citazione di Galbraith:
“Se tutto il resto fallisce, ci si può sempre assicurare l’immortalità commettendo un errore spettacolare.”
…io mi sto già preparando…
Deduco che sia fondamentale che almeno “Solitude Standing” me lo vada ad ascoltare.
L’avrei fatto comunque, credo, dopo essermi tornata in mente la Suzie, perchè sento che, al di là delle mie speculazioni sui suoi golf, non la conosco proprio per nulla ma potrebbe invece piacermi molto (a supporto di questa sensazione ho trovato su youtube una performance dal vivo di “In liverpool” che mi piace da matti: insomma, il mio hype personale su questa artista sta crescendo velocemente).
Sulle altre attenzioni che mi riservi (e di cui ho assoluta necessità, si era capito, no?), la dritta sulla cura che non voglio fare l’ho in effetti servita su un piatto d’argento al ‘medico’ di turno (che pensavo sarebbe stata valeria e mi sorprende il suo silenzio sul tema, a meno che – premurosa – la ‘backdoor medicine’ non me l’abbia già comprata.
Grandiosa invece la citazione di Galbraith, questa sì che mi dà un’altra bella chance per avere il mio posto nella storia. Ora anch’io, come te, ho un progetto su cui lavorare….
Se ti riferisci al live di Budapest 2009 e se quella versione ti piace, allora devi proprio recuperare i primi due album, perché il genere di sonorità è proprio quello.
Sulla “backdoor medicine”, effettivamente la battuta era fin troppo facile 🙂
Ora lo so che penserete “eh sì, è facile dirlo adesso” ma la battuta maliziosa mi era venuta in mente, avevo anche cominciato a pensare al nome del farmaco (supposta), però non mi era venuto velocemente in mente un nome che mi convincesse (pur avendo dedicato al processo mentale qualcosa come 1 o addirittura 2 secondi) e quindi mi ero arresa. Mi fa piacere vedere che Johnson ha recuperato la palla… il grafico delle affinità elettive “shows a positive trend”.
Ovviamente, tra un frizzo e un lazzo, prendo nota dei suggerimenti musicali (e maledette le aziende che bloccano l’accesso a Youtube).
My name is Luka, I live at the second floor…che ricordi adolescenti, fischia.
Grazie della visita, avete un bel blog: peccato per il bianco su nero che mi fa strizzare gli occhi, ma che contenuti! Vi Followo
grande post di un bellissimo blog..:)
Ricevo con gioia la mia NECESSARIA iniezione di autostima giornaliera.
Grazie per la visita, torna a trovarci.
a.
Oh là, finalmente una canzone che mi ha fatto venire tre centimetri di pelle d’oca sul braccio destro (da quante settimane non succedeva?). Bel testo, elegante capacità di strappare in una riga il ruolo principale al ragazzo che forse si vuole gettare dal Campanile.
Cosa si dovrà fare di questi tempi per attirare un po’ l’attenzione (non solo a Liverpool)?
Suzanne Vega, questa sconosciuta, se non fosse ovviamente per Luka… d’altro canto anche lei non conosce niente di me, i miei abissi e le mie vette. E malgrado questo… che belle che siamo io, lei e le legioni di ragazze normali, con o senza chitarra, in fila o no in merceria (per acquistare un tovagliolo) o più facilmente al supermercato.
Finchè scrivevo, ho ascoltato la canzone parecchie volte… bella davvero, come l’autrice: non le daresti una seconda occhiata (al brano un secondo ascolto) e invece se fai lo sforzo potrai ricevere un premio: tre centimetri di pelle d’oca.
E finalmente ce l’abbiamo fatta a essere d’accordo.
Beata te che fintamente godi di essere normale, io invece vorrei essere speciale (ma sono normale e senza chitarra).
Comunque hai ragione, attirare l’attenzione è sempre più difficile e stamattina temo di aver scorto la mia immagine allo specchio che guardava da un’altra parte (un brutto segnale).
Sugli altri favolosi metodi di successo per attirare l’attenzione ricordo il racconto di un amico, la cui sorella aveva mollato il moroso che non riusciva a ‘mettersela via’ e tentava in tutti i modi di riconquistare il cuore dell’amata (convinto che fosse solo una questione di metodo).
Invece la tipa, a ogni tentivo di corteggiamento tattico preparato fin nei più piccoli particolari, si mostrava sempre più infastidita (ma va’?) mentre l’inarrestabile innamorato non demordeva.
Fino a che ebbe l’idea geniale, definitiva e vincente (secondo lui).
La ragazza aveva una passione per un personaggio (passione… magari le piaceva solo, comunque non importa) e il genio pensò che ai suoi occhi sarebbe risultato irresistibile se solo avesse sfruttato nel modo giusto questa debolezza.
Era febbraio e lui si presentò davanti alla porta di casa della sventurata vestito da Winnie the Pooh.
Non vi racconto com’è finita, è meno triste pensare al ragazzo (di certo MENO pirla e sfigato) che si butta dal campanile.
Ah, dove andremmo a finire senza le associazioni di idee? Io probabilmente nello sgabuzzino delle scope. Parli di travestimenti sfigati, e come non pensare a Ross di Friends travestito da Armadillo Natalizio, visto che i costumi da Santa Klaus erano già tutti andati a ruba?
Simpatizzo con il ragazzo piantato che non voleva arrendersi, ma … Winnie the Pooh? No, dico…. WINNIE THE POOH? E cmq una riflessione è d’obbligo anche sui gusti della ragazza piantatrice, alla quale Winne l’orsetto piaceva così tanto da essere uno dei personaggi preferiti. Voglio pensare “beata gioventù” 🙂
Cmq, visto che ti trovo assetato di ricevere attenzione, ti ricordo che gridare “Madonna!” durante il salmo responsoriale sortisce sempre il suo bell’effetto. Ti consiglio anche (provata sulla mia pelle) di provare ad immetterti in strada scendendo da un marciapiedi alto 50/60 centimetri e restare con le ruote che girano a vuoto (e la voglia di morire a livelli inauditi). Altro metodo per attirare l’attenzione … mumble mumble… uscire dal bagno con la gonna pizzicata dentro gli slip, far cadere il vassoio in una mensa sovraffollata, tirare su la cerniera ad un pantalone senza che la richiesta rivoltaci non riguardasse questa cosa, e tanto altro ancora.
Ma… il dubbio mi coglie solo adesso… tu stavi parlando di attirare attenzione positiva? 🙂
Ok, guardo su Google e vedo cosa trovo (sono sprovvista di aneddoti vincenti).
Come mi piace la susi !!:-) ciao c.