MIDLAKE | Bring Down

Qualche giorno fa abbiamo ricevuto una visita al blog dal Brasile. WOW!
Probabilmente in debito di film, io me ne sono fatto uno tutto mio dove il nostro brasiliano è un tipo preromantico, teme l’arrivo dell’estate, il sole e l’allegria ma è già, controvoglia, in maniche corte. Un tipo fuori norma, in effetti, chissà con che terrore attende il carnevale di Rio….
Comunque, sarà di sicuro frutto delle cavalcate della mia mente, ma metti che sia davvero così! Non sarei io se gli negassi un tenero ricordo dell’autunno triste e piovoso che qui è il presente (e lo sarà per, arrotondiamo, almeno centocinquanta giorni), giusto?
Quindi, et voilà, i Midlake.

Non vogliamo essere accusati di plagiare i Radiohead. […] Ascolto molto molto di più i Jethro Tull che i Radiohead […] e potrei scrivere dieci canzoni simili a quelle dei Radiohead prima di una che ricordi i Jethro Tull.”
Dei Jethro Tull parleremo un’altra volta, ma secondo voi, potevo lasciar correre un’affermazione come questa (plagiatori di Radioheaduna delle mie più belle ossessioni), pur presuntuosa e arrogante, e non andarmi ad ascoltare l’album ‘incriminato’?

Non potevo.

Mi precipito all’ascolto di “The courage of others” di questa band finora sconosciuta con evidenti peccati orginali – non solo è merigana ma addirittura texana – cercando di trattenere il mio pregiudizio (che affonda le radici dal fatto che mi sarebbe piaciuto provenire dalla scuola musicale inglese, ma visto che no, mi accontento solo di preferirla a quella americana).
“Avanti, diamo loro una possibilità” mi sono detto: in passato la si dette anche ai norvegesi e verrà il giorno anche dell’opportunità italiana (che sprecheremo)… e altri buoni propositi per avvicinarmi ai Midlake mantenendomi neutrale.

Mi aspettavo le solite cose: chitarre Bon Jovi “da radio FM”, canzoni “seriali” strofa ritornello assolo ponte ritornello…..neanche troppo diverse le une dalle altre (pregiudizio? forse, ma sul passato e sui miei ascolti merigani negli anni mi sento di sostenerlo con una certa soggettiva sicurezza).

Diciamo subito che l’album è molto compatto e il sound è assai uniforme (neanche troppo diverse l’una dall’altra, quindi), così tanto che il mood delle canzoni è identico dall’inizio alla fine, con un effetto un po’ narcolettico – eviterei l’ascolto in auto – ma c’era qualcosa ancora non comprensibile ma di fondo interessante là, nascosto da qualche parte, per cui l’ho ascoltato tutto intero più volte trovando qui e là tante cose che mi piacevano ma non riuscendo – o facendo una fatica boia – a ricollegarle poi alle singole canzoni.

L’intero album ha la capacità di immergere l’ascoltatore in un audio-mondo a parte, di sapore quasi medievale: un misto di John Denver e Kings of Convenience (il timbro di voce, le armonie vocali, l’impianto pressochè acustico di ogni brano) e con continui rimandi a un’atmosfera che mi ricorda un album, solo quello, di Alan Parsons Project, “The Turn Of A Friendly Card“, uno dei miei totem musicali e probabilmente primo disco “adulto” che ho comprato (se durante o dopo le guerre puniche, non importa).

Quindi, per chiudere il capitolo “megagenerale” sui Midlake, “the Courage of Others” è un bel disco almeno da provare ad ascoltare!!!
Pare sia addirittura inferiore al precedente del 2006 “The Trials of Van Occupanther” da molti riconosciuto come uno dei dischi più interessanti degli ultimi 10 anni.
Io non l’ho ascoltato questo capolavoro, ma visto quanto mi piace quello meno bello non sto nella pelle. Secondo le recensioni rispetto all’ultimo lavoro è come il giorno e la notte per atmofere e influenze, quindi di sicuro non funereo, anzi pare proprio il contrario. Mi fido sulla parola e lo scelgo per uscire vivo dal mese di novembre che, si sa, non ha mai aiutato nessuno a scacciare i pensieri di morte (e magari poi aspettatevi di leggere qualcosa anche su questo).

Tornando alle influenze Radiohead, Bring Down è il brano principe della raccolta. E’ lui che mi ha colpito per primo e ho capito perchè mi intrigava: aveva tutti gli ingredienti giusti per piacermi. Qui le influenze con Thom Yorke e soci non sono sfacciate ma abbastanza evidenti, soprattutto quando ho realizzato che l’intero brano è una specie di citazione – per atmosfera, armonia, e tutto il resto – di Exit Music, sigla finale del film “Romeo + Juliet” e già su OK Computer.

Un avvertimento prima dell’ascolto: memore anche di quante volte – e sempre all’attacco di questo brano – mi sia stato ricordato quanto sfigata sia la musica che ascolto, siate pronti, siate preparati, tenete i sali a portata di mano (ma esistono veramente i sali? C’è qualcuno che li ha mai usati per far rinvenire le persone?).
Non vi sentirete meglio poi, lo squarcio è li dietro l’angolo a ogni accordo, ogni parola, ogni appoggiatura, dalla prima all’ultima nota.

Il frammento scelto (ma ne aggiungo anche di altri brani del disco, perchè i miei odierni paladini della mestizia musicale trafiggano anche i vostri cuori) è l’inciso, la parte più 2 novembre della composizione ed è naturalmente quella che preferisco, che ascolterei – e che ho ascoltato – continuamente, in cui mi piace da morire la sofferenza che mi provoca il punto “And leave all to be[punto di ascolto 00:24]. Bellissima e struggente. Mortale, per alcuni, per me terribilmente irrestistibile.

Aggiornamento: in questi giorni mi sono spesso (ma tantissimo spesso) trovato a canticchiare la parte finale di Victims dei Culture Club. Qualcuno la ricorda? Ebbene, non capivo perchè tutto a un tratto mi si fosse ficcata in testa, ma alla fine sono riuscito a fare uno+uno e mi sono accorto che in realtà la canzone che ho in testa è sempre e solo Bring Down, ma la sua parte finale strumentale  (non so se i miei processi mentali-musicali siano anche universali, ma che gioia essere quasi obbligato a non tenerli tutti per me e per il mio diario con il lucchetto) ha due-tre notine cruciali che mi fanno partire la macchina del tempo e in automatico ritorno negli anni 80 e alla canzone (molto bella, tra l’altro) dei Culture Club.

Ripensando a tutti i sapori di questa canzoncina……John Denver, Alan Parsons Project, Culture Club: grandi nomi, ma non proprio roba fresca….ma questi Midlake sono più Obama o più Romney? (intendevo dire, giovani o giovanili?), è proprio il giorno giusto per chiedercelo, anche se comunque, siamo salvi grazie alla giusta dose di Radiohead e Kings of Convenience che spostano a tempi più recenti la media delle influenze paurosamente ancorata agli anni 70/80….. e non fate battute, con musica medievale non intendevo questo!!!

Cinque stelle

 

I Frammenti

Bring Down (echi di Radiohead’s Exit music)

Act of Man (echi di Kings of Convenience)

Small Mountain

Winter Dies (echi di Alan Parsons Project’s The Turn of a Friendly Card)

Fortune (echi, riverberi, bora triestina di John Denver [e di canzoni alla Carol King])

Il link al brano completo (echi di Culture Clubs’s Victims in zona 3.15)

No Alarms and no surprises | messaggio a una persona importante: in origine questo post sarebbe dovuto uscire ieri su “No Surprises”, quel brano Radiohead simbolo del 6 novembre di qualche anno fa che ha cambiato il corso delle nostre vite. Del brano originale avrei scritto fin troppo, mentre la versione di Irene Grandi appena uscita su cui avrei voluto dire le mie fesserie è però poco meno di un’unghia sulla lavagna.
Colgo al volo quindi l’opportunità di scrivere meno e mettere in pratica, una volta tanto, il per me tanto sfuggente less is more, prendendo a prestito l’idea delle tre parole ascoltate nella rielezione del presidente più figo del mondo e adattandola per dire: (at least) Forty more years.

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22 risposte a “MIDLAKE | Bring Down

  1. Pingback: PURESSENCE | Sharpen Up The Knifes | Solo Frammenti

  2. Radiohead… stendo un velo .. non sono proprio la mia ciliegina sulla torta sempre troppo commerciali ormai e meno passionali nell’espressione ma questa è un’altra storia mia. quando penso che la loro più grande fonte di ispirazione arriva da Neil Young … comunque sia una buona band Rock. sarà mica che a loro volta i radiohead hanno ispirato i MUSE che proprio proprio non mi “prendono” ? mah… beh è stato un piacere Alex.

    • radiohead di ieri: WOW, una delle mie stelle polari
      radiohead di oggi: superba inutilità musicale [per nulla commerciale secondo me, anzi. ma non è imporntate, nè a me nè a te piacciono, giusto? siamo d’accordo]
      muse: mah, qualche brano qui, qualcuno là…non mi convincono.

      …piacere mio.

  3. entriamo nell’ottica che è grazie a JOHN GRANT , che il gruppo ha originalità da vendere in fatto di musica. la base della loro produzione è un misto tra l’ombrosità dell’animo e la genialità dell’essere umano nel contrastarla… Le sofferenze sociali di Jhon hanno prodotto un lavoro da solista unico nel suo genere…
    “Queen Of Denmark”… che sicuramente conoscerai. beh mi sono affacciata grazie al tuo passaggio da me… ottimo blog. seguirò. a prestpo Cate

    • queen of denmark lo conosco [mi ero pure dimenticato che in qualche modo c’entrava con i Midlake…vergogna!] e l’ho ascoltato un po’ prima che venisse scomunicato a casa mia con conseguente sparizione del cd.
      poi, non essendo prudente ascoltarlo in auto – vedi: brani non proprio allegri – non l’ho più recuperato.
      me n’ero anche fatta una ragione, d’altra parte nessuno è profeta in patria. parlo di me, naturalmente, Grant credo non abbia certo questi problemi dalle sue parti ;-).
      che dici, gli do un’altra possibilità?

    • in quasi due anni si fanno attendere… Grant compreso… ti posso nel frattempo consolare e metter la sorte di buon auspicio con i Fleet Foxes e la loro

  4. Pingback: ANE BRUN | One | Solo Frammenti

  5. Ho già ascoltato almeno due volte tutti i pezzi dell’album precedente dei Midlake, The Trials of Van Occupanther, e devo dire che effettivamente è ancora meglio di The Courage of Others, anche perché qui le sonorità sono molto vicine a quelle di una delle mie band preferite, i Fleetwood Mac. Quindi doppiamente grazie per la proposta musicale di questo post che mi ha fatto scoprire un piccolo tesoro.

    P.S.: Per quanto mi riguarda ancora niente Victims… 😉

    • Marco, sei un mito, nonchè generatore “leader” di soddisfazioni (non solo leggi le mie facezie ma pure approfondisci e mi carichi come una molla, adesso lo farò anch’io al più presto)

      Dedicherò il fine settimana all’ascolto del “capolavoro precedente”…..e non è detto che sia io a fare poi la recensione….
      E se fossi tu? [qui da noi, of course, invito ufficiale]: il mio 49% di millesimi di condominio dice sì, ma potrebbe essere che Valeria non sia d’accordo 😉 e fino a settembre ha il 51% (quest’anno ha pagato lei il rinnovo del dominio).

      su victims urge chiarificazione per risolvere il mistero. ci risentiamo con file audio allegato

    • Alex ti ringrazio molto dell’invito del quale sono assolutamente onorato. In attesa che Valeria si esprima, valuterò seriamente la tua proposta. Certo che recensire un frammento di un altro brano dei Midlake diventa impresa ardua a confronto del tuo post… per ora dico quello che dico sempre ai miei figli quando mi fanno una richiesta molto impegnativa: vedremo! 🙂

    • Dal verbale di assemblea del condominio Soloframmenti: la proposta di invitare Marco a scrivere da noi (dei Midlake o di quello che preferisce) è stata approvata entrambi i condomini, raggiungendo così i mille millesimi richiesti dal regolamento.
      Adesso resta solo da sciogliere la prognosi … Marco ci ha lasciato con un “vedremo” che a casa mia è sempre un modo per rimandare un no 🙂

    • Beh, allora, vista l’unanimità dei pareri favorevoli, accetto l’offerta (Valeria ha ragione nel dire che solitamente i “vedremo”, almeno i miei, sono un modo per rimandare un “no”, però ci sono delle eccezioni…).
      Adesso dovrò valutare se persevarare con i Midlake (con il doppio rischio di annoiare i lettori/ascoltatori del blog e indurre ingenerosi – almeno nei miei confronti – paragoni con quanto scritto da Alex) oppure spaziare su qualche altro fronte… vedremo 🙂

  6. Musicalmente sono una Mitt Romney, purtroppo, e in questi giorni mi sento addosso anche i suoi anni. Di questi tempi sono riconoscente a qualsiasi fune, salvagente, filo d’erba, pelo di cane mi venga lanciato per sottrarmi al mood novembrino, quindi evviva i Midlake e i loro echi e riverberi. Confesso che il rimando a Victims non l’ho ancora sentito (l’ho ascoltato già tre volte), ma ho ritrovato tutto il resto, John Denver, i Kings of Convenience e loro, i superlativi APP (in terza media ho dovuto esibirmi in un saggio di danza sulle note di The Gold Bug, storiaccia; nonostante il penoso ricordo della figura di palta fatta, il suo ascolto mi delizia sempre immensamente). Approfondirò.
    Un bacio a Maryjo.
    Stefi

    • cara ragazza anni 80 con gli scaldamuscoli….comincio a pensare che Victims qui la sento solo io, ma in qualche modo sono ancora convinto anche se non le ho ancora confrontate nota su nota. Non è detto che non riesca a farlo nel week end, magari posterò la prova provata, così tutti potranno dormire sonni tranquilli (perchè, naturalmente, avevate perso il sonno su questa cosa che non tornava, vero?).
      Non so se essere lieto o no per il timing con cui ti faccio conoscere i Midlake, probabilmente arrivati per te non al momento giusto, tanto che parrebbe che un qualsiasi lato B di un singolo a caso di, che so, Francesca Alotta, avrebbe adempiuto al difficile compito di “pelo di cane di salvataggio”. 😉

  7. Bellissimo frammento, bellissima canzone e bellissimo album (lo sto ascoltando proprio adesso).
    Questa volta non posso non concordare (quasi) in pieno con tutta l’analisi che hai fatto circa le influenze e i rimandi ad altri canzoni/artisti, nonché alle sensazioni che l’ascolto di questi brani produce. Veramente una gran bella scoperta!
    L’unica cosa che non sono riuscito a cogliere è il collegamento con Victims (grandissima canzone!), ma in compenso ti segnalo un altro paio di riferimenti che secondo me si sposano bene con questo album: “Music from the Elder” dei Kiss (so che questo nome farebbe pensare a tutt’altro genere, ma l’album in questione è una cosa decisamente a parte rispetto al loro stile abituale) e “Storia di un minuto” della PFM (l’album che contiene “Impressioni di settembre”).
    Adesso vado a cercarmi l’album precedente perché se è davvero meglio di questo non posso assolutamente perdermelo.

    P.S.: il visitatore dal Brasile ero io… a mia moglie ho detto che ero a Lucca per la fiera, ma in realtà me ne stavo al sole di Rio…

    • Sono proprio contento che anche tu abbia apprezzato i texani.
      Mi annoto subito le tue impressioni di novembre di cui, colpevolmente soprattutto per la PFM, non so nulla e andrò ad ascoltarmi tutto al più presto (ho sempre così tanta necessità di trovare musica di cui innamorarmi…).

  8. Prima di essere fagocitata da una nuova giornata isterica, vorrei spendere qualche altra parola su questa nuova proposta di Alex perchè non sopporterò mai di trascurare gli affetti e gli interessi per mancanza di tempo.
    Mi piacciono molto questi texani, non vedo l’ora di ascoltare questo album completo (a buon intenditor poche parole) e anche l’altro, quello più bello (dicono gli altri), il primo.
    Credo che, stellette e “like” a parte, quando un post e l’allegata proposta musicale innescano il meccanismo del “voglio saperne di più”, questo non possa che essere definito un successo.
    E ormai il nostro Alex di successi ne ha infilati parecchi e forse credeva di averci fatto la bocca, meno male allora che la Maryjo è finalmente uscita dalla tana per rendere indimenticabile l’evento. Anche se il vero evento indimenticabile, per quanto mi riguarda, è quello di aver “visto” Alex senza parole 😉
    Dovrò recuperare anche la canzone dei Culture Club, che non ricordo, d’altro canto in quegli anni là ero capra molto più di adesso… e aggiungerò un’altra nozione difficilmente spendibile in un qualche ambito pratico, ma vuoi mettere la soddisfazione di dimenticare di comprare il latte solo perchè i 64 kb deputati a questo compito sono invece stati dirottati al salvataggio di un’informazione figa?
    Per una volta si può bere anche il tè, per quanto mi riguarda.
    Vorrei chiudere questo intervento su una nota di speranza: novembre passerà. Lo so che sembra impossibile, ma l’esperienza conterà pure qualcosa no? Se sono passati gli altri quaranta, DEVE passare anche questo. Spero di sopravvivergli un’altra volta ancora, per potermi gustare l’ancor più succoso boccone che ci aspetta un po’ più in là (avete capito bene sì, sto parlando di gennaio).
    Vado a lavorare, (s)confortata dall’ascolto di Bring Down.

    • essendo ancora senza parole, rubo ancora quelle di altri e indugio sullo sconforto riportando due righe del testo di Bring Down
      “…Now the joy has burned out and it’s gone…” e una battuta (un passo di un libro, forse) che ho sentito di recente su uno che diceva: “…e se vedi che la vita è un tunnel, cosa fai?”. E l’altro: “Lo arredo.” (Non male, eh?)

  9. ..questa volta sono chiamata in causa in modo così diretto da indurmi a superare per la prima volta le riserve dovute al timore di dire ovvietà. Del resto chi sia l’esperto di musica in famiglia è cosa nota alla cerchia, e mai mi misurerei su terreno così ostico.
    Sono contenta del mio ruolo di consumatrice superficiale che mi porta a scegliere di primo istinto tra i brani citati la più ruspante Fortune, perché senza dubbio ai sofisticati inglesi preferisco i più sanguigni e immediati americani, e mi lascio commuovere dalla retorica del country come della politica americana, perchè ho bisogno di credere all’illusione che, almeno là, ci sia chi ha dei valori genuini e non li maschera sotto falsi pudori e pretese intellettualistiche.
    Però si, per i Radiohead di No surprises ho un debole non del tutto obiettivo, per l’atmosfera ineguagliabile complice della nostra prima magica settimana.. E probabilmente in omaggio a loro provo una certa simpatia pure per questa Bring Down, che ad un ascolto più attento mi sta rivelando sfumature interessanti, e concordo sul “quasi medievale” che evoca immagini alla Ken Follett, meno “sfigate” di quanto percepito dall’umore fragile del sabato mattina..
    Ma qui mi fermo, ho già detto anche troppo. E così continueremo ad ascoltare ingenue ballate e vecchi cantautori ormai obsoleti pure ai raduni popolari, da parte mia, e musica sperimental-d’avanguardia dall’altra parte, rimpinguando le scorte di antidepressivi per reggerla in questo autunno già esploso. Ma l’importante è che tutto questo continui.. Non so se saranno forty more, ma tutti quelli che potranno essere non basteranno a dirti che per fortuna c’è stato “quel” 6 novembre, e che ne sono sempre felice e orgogliosa perchè abbiamo saputo cogliere l’occasione che la vita ci ha inspiegabilmente offerto.

    • [Senza parole, mie originali, quindi citazione]

      I’ve never loved you more. :-))))

      (Oh, quasi un haiku. Il mio primo)

  10. Mi faccio viva solo per dire che dovrò tornare sul luogo del delitto, il post è sostanzioso e gli ascolti non sono da meno, e io al momento sono “a bit in a hurry”. Intanto però, da quella persona posata e riflessiva che sono, sempre attenta a ponderare bene ogni minimo passo, ho già dato cinque stelle al frammento (intendendo il primo della vasta proposta, Bring down) e confermo che gli echi di Exit song ci sono eccome…
    Proposta interessantissima, che gronda autunno ad ogni accordo e che mi ha già fatto inumidire parecchio le palpebre.
    Ah!

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