SIA [FURLER] | Breathe Me

L’intensità e il tema dell’ultimo intervento della mia coinquilina Valeria hanno avuto notevoli conseguenze sulla pianificazione annuale dei miei post. Quindi, ahimè, ahivoi, ahieverybody, l’annunciata dissertazione sulle Bananarama, preludio al monumentale saggio su Britney Spears con grafici A COLORI dimostranti la relazione e il valore, inversamente proporzionali, tra il peso DI LEI e della DI LEI MUSICA nel panorama internazionale bla bla bla e altro ancora…..non saranno pubblicati che a febbraio 2013 per far posto a un frammento più adeguato al mood attuale.

Ecco che la scelta è caduta allora su Breathe me di SIA.
L’analogia con il tema funereo non è tanto nel testo del brano quanto al mio imprinting con esso, strettamente legato a una serie Tv particolare (potrei dire d’elite), che ho seguito in solitudine ma con grande interesse, il cui tema principale è la morte, sia quella vera che quella evocata nella non vita dei protagonisti. Si tratta di Six Feet Under, dal titolo strano ma molto eloquente (si tratta della profondità a cui viene interrata una bara) che già ci dà un bell’indizio sul peso del prodotto.

Come qualcuno ricorderà (credo pochi: da noi, a parte le prime puntate, andava in onda in orari impossibili, tipo di notte), si tratta di un serialdrama nato dalla mente di Alan Ball (American Beauty) scritto in punta di penna SEMPRE, in cui nel corso di 5 stagioni vengono raccontate le vicende di una famiglia di becchini, madre e tre figli (tra gli interpreti il futuro Dexter Michael C. Hall e Peter Krause che poi vedremo in Parenthood): storie di dolori, difficoltà di relazioni, tradimenti, omosessualità, dipendenze; tutte cose che alla fine o all’inizio hanno a che fare con la sessualità e le conseguenti problematiche centrali nelle nostre vite (che il solito Woody Allen aveva già sottolineato in una delle sue fulminanti battute: “Non so qual è la domanda ma la risposta è sicuramente sesso”).
Un prodotto denso di stile che privilegia spesso le immagini alle parole (sempre molto misurati i dialoghi), asciutto ed elegante già a partire dalla sigla di apertura (grandiosa sia per le immagini che per la musica, questo il link) che spiega il significato del titolo e introduce ogni puntata che, molto curiosamente, inizia con la morte di una persona, che poi diventerà un ‘cliente’ della famiglia Fisher.

E chi se la guarda ‘sta cosa?” direte. E’ vero, un tema affatto cool, e in effetti la serie fin dalle prime puntate non fa sconti, anzi fa di tutto per respingere lo spettatore casuale, quasi per operare da subito una selezione del pubblico a cui si rivolgerà e proseguire mantenendo intatto il livello – alto – delle puntate, senza rincorrere ascolti, raccolta di spazi pubblicitari e tutte le cose che in italia sono quasi una religione. Questo negli Stati Uniti lo fa la HBO, un canale via cavo i cui prodotti sono raramente inferiori all’eccellenza (ultimo che ho visto: Mildred Pierce con una meravigliosa Kate Winslet) e valgono sempre la visione, che io più di una volta ho preferito piuttosto che uscire con sette sciarpe e un berretto per cercare un parcheggio che non c’era e vedere un film di cui mi avevano detto bene ma che non mi è piaciuto (vedi il cineforum del mercoledì, [VERO FINTO ESEMPIO: dove una scena di uno che si versa nel bicchiere l’acqua del rubinetto scatena, dopo la ola, consensi su significati improbabili del film e – provo a esagerare ma non ci riuscirò – compiaciuti dibattiti sul risparmio energetico e sui costi evitabili dell’acqua in bottiglia che dalla puglia arriva al veneto] appuntamento che finora non è mai riuscito a farmi passare la voglia di fare qualsiasi altra cosa anche solo vagamente più interessante, tipo spararmi su un piede).

Ebbene, cosa c’entra la canzone?
[ATTENZIONE: questo è un post ‘chiacchierone’ a rischio SPOILER. Nelle righe seguenti e nel video ci sono alcune rivelazioni sul finale della serie. Leggete a vostro rischio e pericolo]
Si tratta degli ultimi minuti della puntata conclusiva della serie. Un momento decisivo in cui la figlia minore Claire (che – semplificando – tra i milioni dei suoi problemi a 360° fortunatamente troverà la lucina in fondo al tunnel e nel corso degli anni scoprirà progressivamente un interesse per l’arte) decide finalmente di lasciare la casa dei genitori, culla e gabbia che avrebbe finito per ucciderla, e si appresta a raggiungere New York per un lavoro di assistente fotografa.
La rinascita. Un finale a lieto fine, si direbbe, anzi lo è, ma prima c’è del soffrire per tutti.
E’ un distacco salvifico ma doloroso, ideale prateria per ogni sceneggiatore utile a fare un riassunto delle puntate precedenti riutilizzando materiale già girato, quindi la solita perfetta situazione in cui il protagonista, con l’auto sparata a 200 all’ora, ricorda i momenti salienti della sua vita, della vita degli altri etc etc. Un po’ come quando viene all’ultimo momento eliminato uno dei concorrenti a Xfactor, Grande Fratello…fate voi…. e parte al ralenty il filmato bignami dell’esperienza . E noi tutti a deglutire, schiarirci la voce e a cercare un fazzoletto.

Troppo facile per il serial sui becchini. Invece cosa succede?
Claire accende l’auto e Nate, l’amato fratello maggiore morto qualche puntata prima, fa capolino dallo specchietto retrovisore. Da qui un piccolo rassicurante salto nel futuro prossimo, a seguire il positivo evolversi delle vite dei familiari. E poi il colpo di genio: una serie di salti temporali nel futuro ci raccontano il momento della morte di ognuno dei protagonisti, Claire inclusa, in un crescendo magistrale di emozione. Naturalmente chi ha seguito le vicende coglierà meglio i dettagli e piangerà di più (e non solo alla prima visione, io ogni qualche mese vado a riguardarmelo e una mezza lacrima ce la lascio sempre) ma anche un neofita credo sarà colpito e straziato a sufficienza da quello che io credo di poter definire il più bel finale di serie di sempre.

Sì, ma, allora, cosa c’entra la canzone?
E’ un frammento atipico, questo. Perchè non so se mi avrebbe colpito così con forza senza l’ausilio delle immagini.
Per cui mi prendo la libertà, questa volta solamente, di non pubblicare il frammento ma solo il pezzo completo. (AGGIORNAMENTO: anzi no, ho deciso che il frammento c’è, eccome. Me ne sono accorto scrivendo questo pezzo).

SIA è un’artista australiana che ho scoperto grazie a questa scena del telefilm, ma che in realtà già conoscevo senza saperlo in quanto parte degli Zero7. Lo so, non vi diranno quasi nulla ma avete organizzato una cena a casa vostra? Mettete l’album Simple Things e, fosse anche la cena un piatto unico di Carrube al vapore, risultereste comunque dei grandissimi fighi perchè l’atmosfera che regala questo disco è (quasi) impagabile. Funziona sempre, funziona con tutte le tipologie di invitati (famiglia, colleghi, amici etc). Non ho ancora verificato se sia utile anche a far mangiare il passato di verdura ai bimbi e credo sia doveroso segnalarlo perchè con detta mancanza alcuni potrebbero forse considerare il prezzo del cd eccessivo.

Tornando all’interprete, nonostante abbia all’attivo 5 album la sua accresciuta popolarità è dovuta essenzialmente al finale di questa serie TV, che fece conoscere una canzone già edita e un album (Colour the Small One) già uscito da tempo. Ed è un bene, secondo me, perchè nonostante non sia un pezzo di quelli che ti si infilano in testa e li canti per giorni, in realtà ha comunque molte qualità. Elegante e triste, ma non straziante, si limita ad sottolineare gli accadimenti senza prevaricare, ingombrare al scena.

Un pezzo educato, più che pop potrei definirlo lounge, in cui sulla carta non c’è quasi nulla di interessante (per me): non ci sono le variazioni che tanto mi piacciono, quegli accordi obliqui, armonie impreviste e spiazzanti, voce che crea dissonanze: nulla di tutto questo, anzi, tutto il brano è composto da soli 3 accordi che vengono continuamente ripetuti, dall’inizio alla fine, tutti uguali tutti uguali, tutti uguali neanche gli extra fossero a pagamento (caso in cui, sapendolo, avrei scucito volentieri 50 euro). Se me l’avessero raccontato così, senza ascoltarlo avrei alzato un muro di pregiudizi, immaginando SIA come un’anziana cantautrice fossile con la erre moscia e la camicia a quadri, che vive nelle campagne australiane e canta di treni e locomotive.

E invece è proprio questa la particolarità di questo pezzo.
Tutto uguale eppure così affascinante.
Tutto uguale eppure avvertiamo un pathos crescente.
Tutto uguale eppure c’è la coda strumentale (ecco trovato il frammento) che è bella in modo lacerante, dura tantissimo ma è ancora troppo poco (e qui mi prende al cuore, proprio allo stesso modo del finale di Whalebone dei SAVOY) e lo so che gli archi sono lì apposta per farti strizzare il cuore una volta in più. Lo so.
Furbi, incantevoli, bellissimi.

4stelle

Il frammento

Il link al brano completo


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22 risposte a “SIA [FURLER] | Breathe Me

  1. Pingback: UNBELIEVABLE TRUTH | A Name | Solo Frammenti

  2. Cominciamo con le note dolenti: perché hai raccontato il finale di Six Feet Under?!?
    Si, lo so, non è una serie recentissima e quando ho capito che avresti detto come andava a finire avrei anche potuto smettere di leggere, ma davvero non ho potuto farne a meno (maledetta curiosità)…
    Il fatto è che ho visto solo la prima stagione perché, come dici anche tu, non è certo un prodotto per chiunque e, ad esempio, non è il genere di serial che mia moglie gradisce. Di conseguenza fino ad ora, pur essendo stato molto colpito dalle puntate che ho avuto modo di vedere, non ero ancora riuscito a trovare il tempo per andare avanti con la visione (non mi capita spesso di avere occasioni per guardare da solo serial che mi interessano) e ora mi ritrovo con il finale svelato e devo dire che non ho ancora deciso se prima o poi cercherò di proseguire con le restanti stagioni (e invece so già che lo farò – stramaledetta curiosità).
    Per quanto riguarda invece il pezzo di Sia, non lo conoscevo fino ad un paio di settimane fa ma, guarda caso, è stato proprio uno dei primi in cui mi sono imbattuto su The Sixty-One e mi ha subito colpito (infatti è entrato immediatamente in una delle mie playlist su quel sito), così quando ho visto di cosa parlava il tuo frammento ho pensato che anche tu lo avessi scoperto lì di recente… e invece avrei dovuto sapere che la tua cultura musicale è ben superiore alla mia 🙂
    Comunque ora mi ritrovo a dover cercare a tutti i costi Simple Things degli Zero7 (ultramaledettissima curiosità) e vedremo se sarà sufficiente a farti perdonare il misfatto.

    • Oh oh…. Alessandro, hai fatto arrabbiare Marco 🙂
      Mi sto chiedendo se, per farti perdonare, non potresti rispondergli svelando qualche altro finale di serial o perlomeno chiedergli che libro sta leggendo e anticipargli la conclusione!!!
      Finalmente il primo litigio di quello che finora era stato un meraviglioso idillio

    • Orco can, hai ragione! A questo non avevo proprio pensato!
      Intendo dire che, sì, è il finale della serie ma non l’ho mai considerato uno SPOILER perchè in effetti mi sembra che non riveli nulla degli intrecci (eccetto il fratello morto, questo dettaglio da me sottolineato in effetti poteva essere omesso, sorry for that!). Ma mi spiace, avrei dovuto mettere un avvisoSPOILER, anzi lo farò subito.
      Al di là di questo, ti assicuro, la tua verginità – perchè sempre di sesso si tratta – non è compromessa dal mio post ‘chiacchierone’, ci metto la mano (di un cadavere) sul fuoco ma lo prova il fatto che anch’io non ricordo dei bei pezzi di quanto è accaduto ai vari personaggi durante le stagioni. Mi sto difendendo bene o senti il rumore delle unghie sullo specchio?

      Anyway, chissà che gli Zero7 siano sufficienti a riparare il danno (mi raccomando, non cercare in loro quello che non c’è: ritornelli killer, riff intriganti, si tratta di musica lounge e avvolgente, ottimo tappeto sono anche per leggersi un libro).
      Da parte mia c’è l’impegno a non cadere di nuovo nella trappola delle recensioni a rischio di rivelazioni compulsive. Ed è un vero peccato, perchè mi toccherà eliminare la canzone “My heart will go on” di Celine Dion dalla mia lista dei frammenti da pubblicare.

    • Tranquillo, in realtà concordo sul fatto che la serie possa essere comunque molto godibile anche sapendo ciò che hai rivelato e quindi prima o poi (moglie permettendo) cercherò di vedere le stagioni che mi mancano.
      Nel frattempo ho appena iniziato l’ascolto degli Zero 7 e poi ti farò sapere (anche se devo dire che l’inizio è già parecchio interessante).

  3. Grazie per questo post! Davvero! Adoravo SIA già da tempo, eppure non mi ero mai interessata più di tanto a lei, al di là del mero ascolto delle sue canzoni… Scoprire che viene dagli Zero7 mi ha sconvolta (in positivo)!

    Ci rileggiamo

    Fran

  4. Six feet under lo guardavo spesso, mi piaceva molto. Come tutti i telefilm strani, un po’ diversi.. La canzone Breathe me è bellissima. Rubata!! 🙂

  5. una voce che amo tantissimo da Taken for Granted, e decisamente meglio di Britney!!! sìììì
    simpaticissimo pezzo
    chicca

  6. Alessandro, malgrado le tue infinite premure, sono riuscita ad ascoltare il brano solo stamattina in una cacofonia di suoni ai quali mancava solo l’unico di cui sentivo il bisogno: uno sparo (o due o tre a seconda dell’opzione scelta: suicidio? strage?) per cui porta pazienza… lo ascolterò meglio.
    Soprattutto dopo aver letto il tuo post, capisco che scindere le immagini dalla musica in questo caso sarebbe come dimezzare il piacere masochisitico di questo acolto e chi sono io per rinunciare ad immalinconirmi, anzi… chi sono io per non peggiorare una situazione che ha già ottenuto lo stato di “calamità naturale”?
    Il tuo post mi fa sentire, più del solito, inadeguata e fuori da tutto: quel che so di Six feet under l’ho letto E BASTA, SIA non l’avevo mai sentita nominare, figuriamoci gli Zero7… insomma, laureata in Ignoranza delle Cose della Vita e Non Solo a pieni voti. Di buono c’è che le tue recensioni (almeno tre: la serie, l’album e la canzone) mi fanno venire voglia di saperne di più su tutti i temi trattati, di brutto c’è che non se ne farà quasi di nulla come sempre. Che due coglioni.
    Il finale della serie, anche solo a parole, è leggendario… Non so se qualcun altro, leggendone o avendolo visto (fortunelli), ha speso un pensiero sulla qualità (o meglio sul colore) della vita di uno sceneggiatore che ha di queste idee… Vorrei conoscerlo e diventare la metà della sua mela marcia.
    Bravo Alessandro, competente, interessante, ironico come sempre. Che il gelo di questi giorni ti crioconservi a lungo affinchè tu possa portare la qualità e il divertimento ai poveri di spirito e di voglia di vivere. Amen

    • Valeria, buon inizio di settimana anche a te!

      Attendo sempre con curiosità le tue impressioni (e sennò il blog così com’è cosa lo facevamo a fare?) e sono felice che l’attenzione ai congiuntivi e alla punteggiatura, con un pizzico di pettegolo brio fai da te, abbiano nascosto la mediocrità dei contenuti (mediocrità, ma intendiamoci, sempre di alto livello 😉 ).

      Ma accetto, bisognoso come non mai, le tue righe di apprezzamento come carburante per arrivare fino a mercoledì con il bicchiere mezzo pieno (che in realtà è lo stesso ‘mezzo vuoto’ d’acqua di oggi, ma il ghiaccio aumenta di volume…) e arrivare al giorno dopo (e per il venerdì, non so).

      Vediamo però cosa dici dopo che hai visto il video, eh eh.

      Aggiungo invece un link a un blog con un articolo che parla della serie come è giusto. Molto interessante.
      http://ilgiornodeglizombi.wordpress.com/2011/12/21/six-feet-under/

    • MaRRRia Santissima, le lagrime che gò fatto 😦
      E sarà anche vero che far piangere è più facile che far ridere, ma si può far piangere con un pugno in faccia o con una carezza. Qui si piange per la carezza… della morte.
      Forse sono contenta di non aver visto la serie, è inevitabile affezionarsi a dei personaggi che, puntata dopo puntata, diventano PERSONE. E quindi qui abiuro pubblicamente la mia curiosità di voler sempre sapere cosa succederà, come andrà a finire. Mi è stato spiegato chiaramente, e temo che non mi dimenticherò più che, a guardar bene… si sa sempre come vanno a finire le cose.
      La canzone è bella, gli ascolti successivi sono stati solo “sonori” e hanno funzionato benissimo. Per quanto mi riguarda la forza del brano è appunto nella ripetizione degli accordi sui quali la voce intesse la storia e crea l’atmosfera. Frammento da isolare: la pausa al 1:47 con la ripresa degli strumenti e della voce con maggior pathos.
      Non sono sicura di sentirmi molto bene… meglio che attacchi il numero dell’impresa Fisher sul frigorifero.

    • Beh, in effetti forse la serie non te l’avrei consigliata. ci sono circa 144 puntate di “How I met your mother” che hanno la precedenza, se non altro per tenere il morale sopra la linea di galleggiamento.
      Non so se i Fisher esistano ancora, non credo gli affari andassero così bene. Forse è per questo che Michael C. Hall (che impersonava il fratello) decise di ‘diventare’ un serial killer. Ha creato l’indotto. Bravo imprenditore.

      Non sono sicura di sentirmi molto bene… meglio che attacchi il numero dell’impresa Fisher sul frigorifero.

      (“Dio è morto, Marx è morto e anch’io non mi sento molto bene” Woody Allen).
      Dai, nevica, si avvicina il festival di sanremo, c’è il nuovo film di Clooney da vedere: in questi giorni il numero dei fisher non ti servirà, ma se così fosse, da settimane sui magazine di annunci c’è una pubblicità dei nostri Fisher locali che è agghiacciante (uomo di profilo – il titolare – forse già in rigor mortis, su fondo nero – manca solo la falce).
      Adieu.

    • Valeria, eri tu quella di poco fa che scrivera di non voler morire? Secondo me sì, ma hai già perso l’avatar e sei già anonima. E non vedo nè scienziati pazzi, nè orologi della scuola e tanto meno temporali in arrivo.
      Non credo che andrà tutto bene come in Ritorno al Futuro. Eh, no.

    • Ma sì, ero io…. come se non bastasse tutto il resto, pure WordPress mi ha revocato il permesso di soggiorno! Se mancava un segno, ECCOLO.

  7. Bel frammento! Con “Simple things” è stato amore al primo ascolto. E’ un gran disco da sentire a qualunque volume e con un buon assortimento di ritmi ed atmosfere. Tra gli altri brani nel disco, “Distractions” è uno dei miei preferiti in assoluto
    Effettivamente questo pezzo si sposa alla perfezione con la sequenza finale di questa serie che non ho visto ma che, a giudicare dal finale, meriterebbe più di un’occhiata!

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