“Trent’anni dopo, come i Beatles dopo il viaggio in India. Favolosi!”
Così potrebbe essere una recensione via SMS su questo pezzo dei Kula Shaker (dai, questi qualcuno li conosce, vero?).
Invece la vita è ingiusta e talvolta ci obbliga a fare cose che non vogliamo, tipo “andare in un blog, cliccare su un articolo, leggerlo tutto”, per cui mettetevi comodi, anche se cercherò di essere più breve che in passato.
Il mio incontro con i Kula Shaker risale al 1996, anno di uscita del loro primo album “K” e del singolo “Tattva” che ascoltai durante una puntata del…..Festivalbar!!!
La canzone mi lasciò talmente incantato che, per capirci, potrei quasi dire che prima ancora che finisse avevo già comprato il cd.
E’ un pezzo molto pop – il famigerato britpop – ma è interessante perchè inizia con l’inciso – scelta non comune – pur proseguendo su direzioni più tradizionali (strofa, inciso, assolo, ponte, inciso mille volte fino alla fine) con forti influenze ‘60, ‘70 che tradiscono una sconfinata ammirazione per i loro conterranei Beatles.
Mi innamorai perdutamente del ritornello, tanto bello quanto scarno (due sole note) ma mentre la parola “tattva” la ‘capivo’, l’inglese del resto della frase mi era incomprensibile.
“Ecco certificata l’inadeguatezza del mio inglese” – pensavo – “e di quello di tanti italiani, fanalino di coda dell’europa”. E giù critiche feroci al sistema scolastico italiano.
La mia delusione era così forte che avrei potuto veramente decidere di dedicare la mia vita a migliorare il sistema, magari sarei arrivato al posto della Gelmini e avrei fatto grandi cose (iPad per tutti)….. finchè scoprii che “acintya bheda bheda tattva” significa “unicità simultanea e differenza” non in inglese….ma in sanscrito. Oh!
Caso chiuso, rabbocco di autostima e rinnovate speranze di diventare un giorno…madrelingua inglese. Di fatto, un’occasione mancata per lasciare un segno nella storia e campo libero alla Gelmini.
Sanscrito. E’ infatti l’India che ispira Crispian Mills, cantante e compositore del gruppo, e questo amore lo si respira ovunque, nei suoni e atmosfere evocate dalla canzone, ma anche dall’intero album, pieno di echi e strumenti orientali, testi – addirittura una canzone intera – in sanscrito.
Un disco molto bello, di cui credo proporrò in futuro il frammento di almeno un altro pezzo, tanto mi piaceva all’epoca.
Tornando al singolo, il brano vuole sembrare oscuro nei suoni, nella chitarra e nella voce distorta. Ma solamente l’inciso è ‘psichedelico’ (figo da morire, in effetti), la strofa è invece educatissima, semplice e solare, quasi infantile.
Bravissimi quindi a non ridicolizzare la canzone, prendendo a piene mani dalla scuola dei Beatles (anche loro ‘passati per l’India’, dove nacquero molte canzoni del White Album) e restando in bilico tra originalità e immediatezza.
Nessun paragone tra ‘essi’ e i Kula Shaker, ma sono certo che a Paul McCartney(se invece di organizzare matrimoni ascoltasse ancora musica) “Tattva” piacerebbe da matti perchè diretto, gradevolissimo da ascoltare e canticchiare in auto. Alla musica che ci piace si chiede anche questo, no?
Ma, alla fine, perchè mi è piaciuto tanto questo pezzo?
Per il frammento, che riesce a svegliarmi dallo standby …musicale: “Tattva” fa parte del gruppo “Obliquo A” (vedi post sui Savoy) che, con le sue note e notine oblique della chitarra e la voglia di sbandare con qualche accordo ‘fuori norma’, inevitabilmente tocca i miei punti sensibili. Bingo.
In Inghilterra, grande successo e considerazione per questa band (ma che nome terribile, Kula Shaker, che sia per questo che in Italia non se li è filati nessuno?) da cui ci aspettava molto ma che, per varie questioni interne, non sarà prolifica e neppure più così brillante nelle prove successive.
Il primo album “K” fece il botto, il secondo un po’ meno, gli altri uscirono in sordina, accompagnati da sempre maggiori perplessità sulle scelte stilistiche del gruppo, ormai cristallizzato in un modulo ripetitivo, in costante ‘omaggio’ al passato.
Un suono che, se quindici anni fa poteva essere considerato ‘classico’ ,ora rischia di essere bollato come ‘vecchio’.
Voto al brano: 4 stelle
Il frammento del colpo di fulmine: inciso + guitar solo
Il brano completo:
non è che ti eri fatto problemi per il tuo inglese anche sentendo Lennon cantare “jai guru deva om”? 🙂 E di Govinda che mi dici?
I KS sono un gioiellino semi-nascosto, ovviamente la vena spiccatamente beatlesiana mi rende ancora meglio disposta nei loro confronti. Di K la mia preferita credo sia Into the Deep ma anche di recente hanno fatto robina niente male in Strangefolk (Second Sight e Great Dictator, per fare due esempi a caso).
Dici che piacerebbero a Paul, ma secondo me è George che si offrirebbe di produrre un loro album, se fosse ancora tra noi…
…ma sai che proprio oggi mi è capitato tra le mani (capitato…era sotto il tappettino dell’auto 😐 ) Strangefolk e ho ascoltato i primi due pezzi.
Me lo ricordavo meno interessante.
(anch’io Into the Deep, comunque).
Grazie per la visita
a.
Parlando di brit-robe meno note, rilancio di Supergrass. Qui si conosce solo Alright, ma han fatto cosine assai graziose 🙂
Li conosco molto poco. Li metto in lista di ascolto. Grazie
a.
Va bene, lo ammetto, nell’ansia di vendicare L. Cohen sono stata precipitosa! Ok, forse Lemon Tree non è migliore di Tattva, ma Baby fratelli sì
tiè
p.s. Fool’s Garden e britpop sbagliato. Sono tedeschi (figuren di merden)
Volevo dare il mio voto, ma vorrei fosse possibile inserire una categoria intermedia tra “nessun brivido” e “proprio un bel pezzo”. Perchè per me questa canzone sta proprio lì: allora, il ritornello in sanscrito una ROTTURA DI PALLE pazzesca, ma le strofe sono proprio carine, molto Beatles in effetti. Poi arriva l’assolo di chitarra e mi parte un altro sbadiglio. Forse sono ingiusta, e non è colpa del buon Crispino se sono giorni e giorni che dormo poco e quindi lo sbadiglio è più opera mia che sua in effetti. Il finale della canzone, una piacevole sorpresina. Il mio giudizio in una parola sulla canzone: carina (da cui … superflua). Sul genere britpop che non provoca emicrania trovo molto più piacevole “Lemon Tree” dei Fools Garden.
p.s. ovviamente il gruppo non l’avevo mai sentito nominare 🙂 Fortunatamente questa volta, a differenza dei Savoy, non mi ero persa niente.
Oddio, “Lemon tree” è addirittura meglio, non solo di Tattva, ma di… qualcosa?
No no no no no, e no!