Mi accingo a commentare questo nuovo frammento in una bella domenica soleggiata di ottobre. Bene, penserete voi, l’autrice è pronta per “O sole mio”.
Errore miei cari: lo stato d’animo oggi è malinconico assai, fiaccato da una settimana isterica, probabilmente concepita da un sadico a cui devo aver fatto qualche grande torto (probabilmente non mi è stato perdonato il frammento dei Soad). La giornata è bella, ma chi ha tempo per godersela? Accerchiata come sono da innumerevoli faccende che sgomitano per essere le prime ad attirare la mia stanca attenzione, con un telefono che suona solo quando mi telefona mia madre, l’autostima e la joie de vivre stanno per esalare l’ultimo respiro.
Ricordate l’indimenticabile Meryl Streep – Karen Blixen in “La mia Africa”? C’è una scena che per me è diventata una tavola della legge: quando lei, parlando con il suo amato (e a breve morto) Denys Finch Hatton gli spiega che, quando sente di non poter sopportare altro dolore, si spinge ancora un po’ più in là e guarda un po’… il cuore regge, lei non muore, e la vita continua.
Ecco. Io oggi, in questa ennesima giornata sprecata ad aspettare qualcosa/qualcuno che non arriverà o che non esiste, e testardamente concentrata su compiti che si ripresenteranno puntuali tra qualche ora o giorno nella migliore delle ipotesi, spingo il pedale dell’autocommiserazione a fine corsa e mi ascolto questa ode dell’impossibile e dell’inesistente che è “I’m your man” di Leonard Cohen. Il mio crooner preferito, l’unico che possa rendere credibili parole così incredibili… queste:
Sentii questa canzone per la prima volta guardando il primo episodio del film “Caro Diario” di Nanni Moretti, e rimasi folgorata. Da lì a poco cominciai a scoprire questo artista eclettico ed inquieto, e mi innamorai di alcuni dei suoi più celebri successi (Famous blue raincoat e Chelsea Hotel # 2 su tutti) ma “I’m your man” rimangono le prime parole che gli ho sentito uscire dalle labbra, è questa la canzone che mi ha dato il Cohen imprinting (altro che Twilight e Jacob e sua nonna in carriola).
Se volete anche voi affondare la lama un po’ più a fondo, o solo sognare con le lenti rosa, o perché no, anche solo ascoltare acriticamente (bleah) … please press the Play button.
p.s.: so che Alessandro non avrebbe mai voluto che questo blog diventasse un diario in cui la tardiva adolescente che è in me scrivesse “Oggi sono triste”. Scusa Alessandro, cercherò di non offenderti mai più e di fuggire dalle occasioni prossime di peccato. Nel frattempo mi auguro che la nostra amicizia abbia nove vite come un gatto, e confido nel fatto di non averne usate più di due finora.
Il mio voto alla canzone (occorre dirlo?): 5 stelle
Il Frammento:
Il link al brano completo
Ah aaaaaaaaaah, abbiamo sfoderato le unghie eh?!? Lo immaginavo, come pure mi sentivo che una canzone intitolata I’m your man non avrebbe conquistato tutti gli uomini 🙂 Ogni volta che una cosa piace tantissimo a me ma non piace ad altri non mi resta che sfoderare la saggezza orientale e dire: i gusti sono gusti. Dopo questa botta di originalità, per le prossime due vacanze potrete trovarmi alle Maldive a riprendermi da cotanto sforzo.
Si può dire male di Leonard Cohen? …mmmh….No!
Ma ho riascoltato varie volte il pezzo in cerca di un ‘appiglio’ da cui iniziare ad apprezzarlo. Non è che la canzone sia brutta in sè, ma scivola via senza lasciare traccia.
Mi sembra qualcosa anni 80 (credo, i suoni sono quelli) invecchiato male, che oggi – ma anche allora? mmmh…forse – mi suona ‘fuori fuoco’ (forse una versione jazz le gioverebbe).
Pollice verso anche sul testo: forse mi sono perso la chiave di lettura principale, ma mi sembra carente di ispirazione, anzi, proprio pochissimo poetico ed evocativo.
no, no, no…..no.
Voto: 2 stelle