Ecco, proprio quando ti viene sempre più rimproverato di ascoltare solo musica NON ITALIANA, e quando tu ormai se lì lì per rassegnare le armi e dire: ciao sono Alex e sono esterofilo da vent’anni… ecco che, pacifico, arriva lui a calare non un asso ma un intero album di assi (e più di quattro, comunque).
Pacifico (Luigi De Crescenzo) è un autore che seguo da parecchio, seppur con la coda dell’occhio: non è uno che buca lo schermo (neanche quello di uno smartphone) e non ha poi questa grandissima voce (fina fina, sempre molto composta ed educata, non proprio caratteristica, insomma) ma scrive delle gran belle canzoni, sempre in punta di penna ed elegantissime, tanto che anche le meno riuscite sono almeno per nulla banali.
Piccole perle che non hanno – la forma sulla sostanza, solite storie – il riscontro che meriterebbero, secondo il mio parere – giusto e modesto insieme, guarda un po’ la combinazione – proprio a causa della sua non grandissima voce (e che non si mette il mascara negli occhi, e che non è sempre in televisione, eccetera) che non può e non potrà mai evocarmi pensieri di pericolosa felicità e nemmeno di devastante tristezza ma solo…mestizia (perdonami Gino).
Ma con l’interprete giusto la sua scrittura spacca e il pezzo prende il volo, vedi il quasi recente esempio di Malika Ayane di “Sospesa” e “Contro vento” – sì, le ha scritte lui – e altre collaborazioni (tra cui una delle migliori canzoni di Gianna Nannini degli ultimi lustri) in cui l’apporto che dà la canzone è tutto (quindi niente Alessandre Amoroso, luoghi, laghi, Marchi Carta).
Mi sono piaciuti vari momenti di “Dentro ogni casa”, registrato dopo che Caterina Caselli lo mandò a lezioni di canto, dove c’è un effettivo miglioramento vocale ma, disgraziatamente, è sempre quello il suo punto debole.
Con il nuovo lavoro Una voce non basta ecco la svolta che aspettavo.
Pacifico si fa supportare da altri artisti e se ne esce con un album di inediti, tutti cantati a due voci. Non l’ho ancora ascoltato per bene, ma finora tra i brani spiccano i duetti con Malika Ayane (L’unica cosa che resta) e Francesco Bianconi/Baustelle (Infinità è la notte) surclassati però dalla bellezza e la grazia di L’Ora Misteriosa, cantata con Cristina Marocco che, giusto per riempire anche la parte premio nobel novella 2000 del post, è la persona con cui Pacifico condivide momenti importanti quali la carica della lavapiatti e, mi auguro, molti altri. [credo comunque che l’origine del detto ‘se la canta e se la gode’ sia più antica della loro storia].
L’Ora Misteriosa è una canzone che dalla prima nota mi accerchia, si insinua sotto pelle e mi conquista con il suo incedere sensuale e un’atmosfera avvolgente alla “7 seconds” di Youssou N’Dour spogliata dai sapori africani e portata in Italia grazie a strumenti e suoni…nostrani.
Non ha particolari furberie o scelte ardite dal punto di vista dell’armonia: nessuno shock, nessun coitus interruptus sulla direzione indicata da strofa o ritornello, per cui state tranquilli: ciò che Pacifico vi fa intuire, quello è, e non ci sarà nessuno che vi toglierà sadicamente la forchetta con il tiramisù (mio dessert preferito, ma potete sostituire la parola con il vostro), proprio ora, a un centimetro dalla vostra bocca, quando, con te, già tutti i cani di Pavlov della zona sbrodolavano saliva .
No alarms and no surprises, quindi, ma – ed è la cosa che mi piace di più nel pezzo e quindi questo è il frammento – l’inciso ha una non comune abbondanza di accordi in progressione, così belli e sensuali che immagino come una scalinata che voglio salire tutta e prima possibile per vedere cosa c’è là sopra: là sopra trovo il finale dell’inciso (solo questo? potrebbe dire qualcuno. Sì, poche note, ma quelle giuste) e – un po’ come il sabato del villaggio – la parte più bella è già passata ed era tutto nel salire la scalinata, che poi è il vero e bellissimo ritornello a due voci in cui due che si amano si ricordano ogni mattina quale e quanta fortuna sia avere trovato ed essere accanto alla persona che ami.
A questo punto, complice il veloce briefing rosa di qualche riga sopra, è chiaro che il duetto assume un’aria tutta diversa. E i due sembrano quasi innamorati da poco, slegati dalle terribili dinamiche della quotidianità e invece concentrati su loro stessi, il respiro, il profilo, io e e te assieme in quell’ora misteriosa.
Perchè L’ora misteriosa è l’ultima ora della notte e la prima dell’alba, una zona di confine in cui anche da sveglio ti sembra di vivere in sogno.
Pacifico non poteva fare di meglio e con minimalismo e classe cura il testo in maniera particolare: molto ispirato, delicato e toccante, un abito su misura per la melodia e il mood complessivo della canzone.
E quindi…
Prima arriva il tuo profilo, la tua voce, il tuo nome
E la fortuna ignota che ci ha portato qui
[…]
Bello che ci dividiamo l’aria silenziosa
Bello che tu sia con me nell’ora misteriosa
Io sono (quasi) senza parole, e voi?
Il link al brano completo
si si, mi piace…

questa ancora di più
L’ultima volta che ero entrato qui, qualche mese fa, ho dovuto leggere insoliti e azzardati apprezzamenti su alcuni protagonisti dei Matia Bazar. Stavolta è andato tutto bene
Grazie
Non raccolgo la provocazione 🙂 Sappi solo che non ho cambiato idea!
Mi sembri il presidente del consiglio!
comunque ritengo migliore tutto ciò che sto riuscendo ad ascoltare grazie a questo post 😉
Ancora più in ritardo di Valeria (e senza nemmeno valide scuse), eccomi anche io a commentare brano, frammento e post.
Comincio con il dire che Pacifico lo conosco poco o niente, ma recentemente ho ascoltato in radio un’altro dei pezzi di questo suo nuovo album (quello interpretato con Malika Ayane) e devo dire che, sebbene due indizi non facciano una prova, questi due brani mi hanno comunque fatto venire voglia di ascoltare l’intero album (cosa che farò il prima possibile).
Il pezzo scelto da Alex lo trovo molto delicato ed effettivamente il fatto che i due interpreti vivano davvero i sentimenti di cui cantano ne aumenta l’intensità.
Personalmente trovo anche che le due voci si abbinino piuttosto bene e, se Pacifico lo conosco poco, ammetto che di Cristina Marocco fino ad ora non avevo nemmeno sentito parlare.
Ok, la sua non sarà una voce straordinaria, ma in qualche modo mi ha colpito e quindi ho fatto una piccola ricerca per sapere cosa altro aveva fatto, scoprendo così che (oltre ad essere torinese di nascita come me) ha sviluppato la sua carriera come cantante (e attrice teatrale) in Francia… ed improvvisamente credo di aver capito il motivo del “magone” di Valeria, che per quanto mi riguarda si traduce in una sensazione di “struggimento”: per buona parte del brano in questione, a partire dal momento in cui la Marocco inizia la sua parte solista, subentra in sottofondo una fisarmonica che inizialmente mi aveva (erroneamente) fatto pensare ad una milonga argentina (e con Piazzolla già lo struggimento avrebbe avuto ottima ragione d’essere), ma che poi ho identificato con la classica melodia da bistrot parigino.
Ed ecco che il desiderio di essere in quella che considero la città più bella del mondo (soprattutto in questa stagione, e in compagnia delle persona amata come ebbi la fortuna di fare alcuni anni fa con mia moglie) ha subito giustificato lo struggimento o il magone che dir si voglia.
Quindi, per concludere, grazie Alex per l’ennesima scoperta musicale (e ovviamente per l’ennesimo delizioso post) e Signore, Valeria lasciacela ancora un po’ che ne abbiamo bisogno… (e poi fra un mese deve vedere un certo concerto…)
Giusto, Marco, teniamoci Valeria così com’è (almeno fino al rinnovo del dominio del blog [settembre]).
Però che il (nostro) sacrificio valga la candela (o il gioco): mi permetto quindi di aggiungere che, data la buona salute del Papa, non vorrei aspettare così tanto per avere un post da commentare (che non sia il mio).
Tornando all’italiano pacifico, all’italiana compagna di pacifico (che scopro ora, più francese che mai) e alle sonorità italiane della canzone, mi tocca dire touchè senza ricorrere a nessun ulteriore finto francesismo (..porc!!!) perchè, come nella rece della sigla di Lupin, anche stavolta il mio avventato accenno al mood ‘italiano’ di una canzone è stato smentito (con evidenti prove) a favore di un mood ‘francese’.
Questo mi dice circa un milione di cose, ma ne scriverò solo due: “capra, capra, capra, capra” (la prima) e “facilmente, dei francesi mi frega assai poco” (la seconda).
Credo anche che su questo tema potrei fare un haiku o, ancora più probabilmente – per ovvie esigenze – più d’uno. E forse siamo tutti pronti per apprezzare i primi haiku concatenati, di cui io sarò il portabandiera (italiana).
Viva l’italia (o sbaglio anche su questo? Vive la france, allora)
Adieu
Beh diciamo che anche secondo me i francesi avrebbero poca possibilità di aggiudicarsi il titolo di “popolo più simpatico del pianeta”, però ogni tanto qualcosa di buono la combinano anche loro… e poi personalmente una donna che parla francese mi fa un po’ l’effetto che Kevin Kline faceva a Jamie lee Curtis parlandole in spagnolo (o meglio in italiano, nella versione originale) in “Un pesce di nome Wanda”.
Per quanto riguarda l’attesa di un nuovo post da parte di Valeria, sottoscrivo in pieno quanto dici, anche se non sarei proprio la persona più adatta visto che sono 2 mesi che non posto niente sul mio blog 😦
Ciao tesorini 🙂
Marco … Ale…. so di avere lasciato orfane le platee del blog (anche se i Green Day non è che li ho postati nel 1997 bensì in aprile del 2012) ma ve l’ho detto cosa mi passa per la testa (e io sono qui, senza niente di nuovo da dire – anzi, forse diceva senza niente di interessante da dire). Però il pensiero c’è, la voglia anche, è solo che il Notaio (il mio cervello) non è soddisfatto. Però dietro l’angolo c’è un evento … il mio 40° compleanno, e siccome sono fatta tutta alla rovescia, questa cosa non mi angoscia neanche un filo anzi… per cui mi farò un regalo pubblicando una cosa. Se poi sarà un regalo anche per voi (essi) resta da vedere (il notaio dice: non lo sarà). Complimenti a Marco per l’ascolto da autentico amatore, per l’individuazione della fisarmonica, per il suggerimento dell’atmosfera parigina. La classe non è acqua a quanto pare, e neanche i decibel (che io invece mi sono giocata ascoltando heavy metal e affini).
Allora, anch’io voglio dire la mia sui francesi: a me non sono antipatici, in occasione di un viaggio in Normandia li trovai veramente alla mano e la cosa mi stupì proprio perchè ero partita piena di tristi presagi sulla loro … ehm…. come si dice in francese … stronzaggine?
Però non sono neanche di quelle che si straccia le vesti sui film francesi a prescindere o sulla musica francese (la mia preferita è Ne me quitte pas dalla notte dei tempi e lì sono rimasta), e la fisarmonica (che non avevo sentito) mi fa sempre pensare a Lucia Maglietta in Pane e Tulipani, quindi made in Italy 100%. La canzone (occhiolino alla Francia a meno) cmq è proprio bella, credo di averla ascoltata 30 volte tra ieri e oggi, rettifico il giudizio sulla voce di lei (bella), lui abbastanza uno strazio (la versione maschile di Viola Valentino o Romina Power)…. ma dove può portarti la passione? Ti stimo fratello Pacifico.
Chiudo su una nota di speranza per Ale parafrasando la già citata: Dio è morto, Marx è morto, e anche il Papa non si sente così bene 🙂
Et voilà, eccomi qua in elegantissimo ritardo di qualche dozzina di ore. Se avessi il minimo dubbio che il motivo interessi a qualcuno, potrei sciorinare scuse da riempire un lenzuolo matrimoniale… e invece mantengo un profilo basso e mi limito a scusarmi con Alessandro. Allora, se avessi dovuto dare un giudizio frettoloso avrei detto: non mi piace. In questi giorni sto ascoltando gli Iron Maiden, non so come il contrasto con Pacifico potrebbe essere più stridente. Ed è pure evidente che io in questo momento non sento il bisogno di eleganza, dolcezza, accordi in progressione, e tanto meno vedere due innamorati che tubano… Però la mia onestà intellettuale (vi posso assicurare…. implacabile) non mi permette di dire che non mi piace. ANZI. Bella canzone, evocativa, elegante anche senza ascoltare le parole che però meritano e pure senza che le voci (entrambe) siano in qualche modo degne di menzione.
La prova del nove che la canzone funziona è questa: mi è montato il magone (o meglio, l’Everest dei magoni, prima arrivava solo ad altitudini da Alpi). Quindi la canzone è bella, Alessandro ci ha visto giusto ancora una volta, tanto per cambiare lo ha detto pure bene e a me rieccheggia in testa una frase sentita non so dove, non so quando, che fa “e io sono qua, senza niente di nuovo da dire”.
Se fossi Mariottide direi “Tristezza a palate”. Invece sono Valeria e dico: Signore se mi vuoi prendimi adesso (però Pacifico lascialo qua).
Valeria, le tue fantasie laterali sull’alpinismo mi danno da pensare.
E’ così facile essere tristi e tu, che ipotizzo attualmente ai vertici della categoria, scegli di ambientare questa tua situazione sulle alpi, sull’everest? Che bisogno c’è di sbattersi ancora per andare sempre più in alto, oltre le vette già esplorate da Mike Bongiorno?
E’ una INUTILE fatica in più!!!
E io, che sul risparmio di energie dovute all’astensione da ogni tipo di sport ho forse più di una laurea (conquistate sul campo, vere, non albanesi) rabbrividisco e aborro questo spreco di energie, quando per queste occasioni speciali c’è sempre un “vicolo corto” disponibile (vicolo stretto per i più ricchi) in cui immaginarsi seduti a guardare la gente che passa (questa per me, è di una sfiga imbattibile).
Sport estremi a parte, sono lieto che la canzone ti piaccia – mi aspettavo esattamente il contrario – ed è stata una sorpresa. Forse lo choc più grande l’hai avuto tu, passando dagli scheletri (tutti fuori dall’armadio) degil iron maiden al laghetto di ninfee di pacifico. O forse l’ho avuto io, immaginandoti allo specchio con la spazzola al posto del microfono a urlare le loro….cose (prima di pettinarti, of course).
Take care, non c’è mai limite al peggio (ricordati i grafici di zio paperone, con i fogli aggiunti in basso per “farci stare tutto il picco”)
A me piace. Questo suond un po’ bossa, un po’ carmen consoli, ma con due voci confortanti lo colloco bene nelle mie giornate di tardo pomeriggio primaverile.
Ho qualche momento di disturbo sui passaggi da una volce all’altra. Ma comunque una sufficienza piena
ho dimenticato un po’ di punteggiatura, ho costruito male qualche frase, ma credo che si intuisca bene che il pezzo mi è piaciuto.
Mi piacciono le voci, soffro un po’ in alcuni passaggi da una voce all’altra, ma il risultato finale è davvero apprezzabile. La canzone è bella
no, no, si capisce tutto e bene.
devo dire che anch’io il passaggio da una voce all’altra lo trovo un filino posticcio, ma tutto sommato, bravo Pacifico che non demorde nonostante le cartucce bagnate (la voce)…perchè non so se al suo posto avrei avuto la forza di propormi come cantante.
invece, da questo punto di vista, è perfetto il mix con Bianconi/Baustelle nella canzone “Infinita è la notte”, forse la più bella dell’album.
Confermo che “Infinita è la notte” merita veramente. Ma cavolo, Bianconi ha la voce di Fabrizio De Andrè… che impressione.